Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.
MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.
2° CORPO D'ARMATA - RAGGRUPPAMWNTO CC.NN. 23 MARZO - GRUPPO VALLE SCRIVIA.
MAVM Console BERTONI Mario
MAVM Seniore MASPER Giuseppe
MAVM Seniore MASPER Giuseppe alla memoria
MAVM Centurione ASNICAR Giovanni
MAVM Centurione BATTISTELLA Aldo
MAVM Centurione NASCIMBENE Giorgio
MAVM Centurione ORIANI Angelo alla memoria
MAVM Capo Manipolo MALAVASI Felice
MAVM camicia nera CASSULO Vincenzo
MAVM camicia nera GIACOMINI Carlo
MAVM camicia nera SALDARINI Attilio
MBVM Console BERTONI Mario
MBVM Seniore ABRILE Enzo
MBVM Centurione ANDREINI Renzo
MBVM Centurione POLVANI Fortunato
MBVM Centurione SOCINO Giuseppe
MBVM Capo Manipolo BERNACCHI Tommaso alla memoria
MBVM Capo Manipolo SAPORITI Francesco alla memoria
MBVM Sotto Capo Manipolo LEONE Luigi
MBVM capo squadra AVIGO Giuseppe alla memoria
MBVM capo squadra BRUMAT Giuseppe alla memoria
MBVM capo squadra GUIDO Ernesto alla memoria
MBVM vice capo squadra BINDA Silvio
MBVM vice capo squadra BUNI Gino alla memoria
MBVM vice capo squadra CAVAGNI Rino
MBVM vice capo squadra CHIESA Giovanni
MBVM vice capo squadra RIZZOGLIO Alessandro
MBVM camicia nera ANDREONI Celestino alla memoria
MBVM camicia nera BALBI Armando alla memoria
MBVM camicia nera BELLINI Cesare alla memoria
MBVM camicia nera BRECCIOLOTTI Costantino
MBVM camicia nera CAMPANA Massimo
MBVM camicia nera CHIAVAZZA Matteo
MBVM camicia nera FILADELFI Albo
MBVM camicia nera GIORDANO Aldo
MBVM camicia nera GOTTA Paolo
MBVM camicia nera GUARNIERI Ugo alla memoria
MBVM camicia nera LAZZARONI Serafino
MBVM camicia nera MANFRIN Virginio
MBVM camicia nera MOLINO Carlo alla memoria
MBVM camicia nera NOVELLO Giovanni
MBVM camicia nera NOVERO Giuseppe
MBVM camicia nera RAULE Romolo
MBVM camicia nera RICCI Domenico
MBVM camicia nera TOME' Giov.Battista
CGVM Centurione PELLEGRINI Bruno
CGVM Centurione cappellano SANGIORGIO Leandro
CGVM Centurione SCIANCA Carlo
CGVM Capo Manipolo BUSATTI Oscar alla memoria
CGVM capo squadra FIORINESCHI Giuseppe alla memoria
CGVM capo squadra PERTUSI Giovanni alla memoria
CGVM capo squadra ROCCO Arcangelo alla memoria
CGVM capo squadra SOARDO Alcide alla memoria
CGVM vice capo squadra CARLOTTI Mario
CGVM vice capo squadra FEDELI Mario
CGVM vice capo squadra POLLINI Giuseppe
CGVM camicia nera BARONCI Armando alla memoria
CGVM camicia nera BIANI Carlo alla memoria
CGVM camicia nera CAROSIO Aldo alla memoria
CGVM camicia nera CARTASEGNA Giovanni alla memoria
CGVM camicia nera CECCHINI Giuseppe alla memoria
CGVM camicia nera CIVERCHIA Dino alla memoria
CGVM camicia nera DANI Rinaldo alla memoria
CGVM camicia nera ESPOSITO Vincenzo alla memoria
CGVM camicia nera FELICE Umberto
CGVM camicia nera GIRAUDO Chiaffredo
CGVM camicia nera GROSSI Renzo
CGVM camicia nera MAZZI Pietro
CGVM camicia nera MORACCHIOLI Annunzio
CGVM camicia nera PASQUALE Alessandro
CGVM camicia nera PIARDI DEBORMIDA Giac.
CGVM camicia nera PIROTTO Giovanni
CGVM camicia nera RENZI Alfredo
CGVM camicia nera SALA Pietro
CGVM camicia nera SERENA Agostino
CGVM camicia nera SIANO Luigi
CGVM camicia nera SIANO Luigi
CGVM camicia nera TARCHI Rodolfo
CGVM camicia nera VALLI Amelio
CGVM camicia nera VIANELLO Silvestro
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
sabato 14 ottobre 2023
Italiani nella neve, parte 1
Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.
Prima parte, introduzione.
Nel maggio-giugno 1940, dopo la sigla dell’armistizio franco-tedesco a Compiègne, Hitler emanò delle direttive per intensificare le azioni aeree su Londra e sulla Manica con lo scopo di spingere il governo britannico a chiedere la pace ed avere così la vittoria totale in Europa (Andreas Hillgruber, Storia della Seconda Guerra Mondiale. Obbiettivi di guerra e strategia delle grandi potenze, Laterza, Roma - Bari, 1987, pp. 44-45. [Ed. orig. Der Zweite Weltkrieg, 1939-1945: Kriegsziele und Strategie der grossen machte, Kohllhammer, Stuttgart, 1982]). Queste aspettative furono ben presto disattese, in quanto il Regno Unito, sostenuto da crescenti aiuti americani, non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Hitler, prendendo coscienza di tale situazione, decise di forzare le tappe e rivolgere la propria potenza bellica verso l’Unione Sovietica (Operazione Barbarossa), ordinando che l’attacco avrebbe dovuto avere luogo entro e non oltre il 22 giugno 1941. In questa data, lungo il confine russo- tedesco, era pronta a fronteggiarsi una forza complessiva di 7.750.000 uomini, divisi tra sovietici, tedeschi e i relativi alleati (Stato maggiore dell’esercito, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, 1941-1943, Ufficio storico SME, Roma, 2000, p.22).
Nel frattempo Mussolini, informato dell’inizio delle ostilità, ordinò di velocizzare la preparazione di un contingente militare da inviare in Russia. In quel momento l’Italia viveva un’esperienza bellica molto ridimensionata rispetto alle aspettative iniziali. Entrata in guerra nel giugno 1940 con l’intento di spartire il bottino con la Germania, l’Italia faticò a conseguire vittorie di livello soprattutto in Africa Settentrionale, in Grecia e in Etiopia (Stato maggiore dell’esercito, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, 1941-1943, Ufficio storico SME, Roma, 2000, p.58). Fu con questo spirito depresso che venne costituito il Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR) e posto agli ordini del generale Giovanni Messe. Il primo ciclo di operazioni, nonostante le innumerevoli mancanze dell’esercito italiano, fu per le forze dell’Asse sostanzialmente positivo. Infatti i tedeschi e i suoi alleati arrivarono a minacciare direttamente Leningrado e Mosca, e a conquistare Kiev, Stalino e il bacino industriale del Donez.
Dopo un periodo di stasi dovuto all’arrivo del gelido invero russo, in vista della ripresa delle operazioni, complice il buon andamento del ciclo estivo - autunnale, il comando italiano decise che il CSIR venisse trasformato nell’8ª Armata italiana (Armir) aumentandone il numero delle divisioni da tre a dieci e affidandone il comando al generale Italo Gariboldi (Gian Carlo Fusco, La lunga marcia, con una nota di Beppe Benvenuto, Sellerio, Palermo, 2004, p. 86). Contemporaneamente Hitler, in funzione delle nuove operazioni dell’estate 1942, ordinava di conquistare l’arco del fiume Don fino a Stalingrado, e da qui puntare a sud in direzione del Caucaso procedendo successivamente alla conquista di Baku (Stato maggiore dell’esercito, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, cit., p. 112). In realtà queste direttive resteranno soltanto progetti, in quanto i tedeschi, dopo aver cinto d’assedio Stalingrado per quattro mesi, subirono la violenta controffensiva sovietica (Operazione Urano) che trasformava le forze tedesche guidate dal generale Paulus da assedianti in assediati (Richard Overy, La strada della vittoria. Perché gli Alleati hanno vinto la seconda guerra mondiale, Il Mulino, Bologna, 2011, p.174 [Ed. orig. Why the Allies Won, Pimlico, London, 1996]).
Dopo l’enorme successo nell’area di Stalingrado, il comando sovietico, nella persona del generale Zukov, decise di liberare con due successive operazioni (Piccolo Saturno e Ostrogozsk – Rossosc) l’intero arco del fiume Don (Per Piccolo Saturno vedi Richard Overy, La strada della vittoria. Perché gli Alleati hanno vinto la seconda guerra mondiale, cit., p. 125; per Ostrogozsk – Rossosc vedi Carlo Vicentini, Il sacrificio della Julia in Russia, prefazione di Giorgio Rochat, Gaspari, Udine, 2011, p. 59). Queste operazioni, compiute tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943, causarono la rotta delle forze italiane, rumene, ungheresi e tedesche che furono costrette a compiere a piedi una tragica ritirata combattendo sia contro le forze sovietiche sia contro i rigori del terribile inverno russo.
Dopo aver brevemente esposto le vicende militari della campagna italiana di Russia, riteniamo sia utile analizzare i medesimi eventi attraverso l’ausilio di materiale filmico. L’idea di base non è tanto quella di realizzare un semplice racconto cinematografico ma di adoperare il cinema stesso, al pari di altre fonti storiche, come strumento attraverso il quale mettere in luce le molteplici peculiarità di questo episodio storico. Tale ricerca, compiuta con il supporto di testi di storia del cinema come quelli realizzati da Gian Piero Brunetta e dal Centro Sperimentale di Cinematografia, ha come fine di analizzare la produzione cinematografica, audiovisiva e teatrale prodotta dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Tale materiale è così corposo tale da fornire una lettura sufficientemente approfondita di questo cruciale episodio della storia militare italiana. In questa direzione, la sezione relativa alla divulgazione scientifica appare notevole non soltanto in termini quantitativi ma anche per ciò che concerne il livello qualitativo.
Il cinema della campagna italiana di Russia, al pari di altri grandi filoni cinematografici come quello della guerra in Vietnam e, in anni più recenti, della guerra in Iraq, realizza tutte le possibilità d’incontro tra il cinema e la storia. Naturalmente questo racconto cambia in base agli anni che passano; per esempio L’uomo dalla croce è un racconto molto diverso da Italiani, brava gente. Da questo punto di vista, è interessante vedere come viene declinata non solo la storia, ma la memoria della partecipazione italiana in Russia. Questa spedizione militare, aldilà degli innumerevoli aspetti politici e strategici, offre numerosi spunti di riflessione per quanto concerne il risvolto umano della vicenda. In effetti questo episodio, unito al fascino e alla mitizzazione che avvolge il mondo alpino, ha ancor oggi la capacità di smuovere le coscienze di generazioni cronologicamente molto distanti da esso, diventando base prediletta per racconti, film e opere teatrali.
Iniziamo la nostra disamina dall’analisi del cinema di produzione italiana che, nel corso degli anni, ha più volte analizzato le vicende in terra di Russia e i suoi contraccolpi in Italia. La filmografia di questo ambito copre un arco di tempo molto vasto, che va dai primi anni '40, cioè in piena guerra mondiale, sino alla fine degli anni ‘80. Dagli anni ‘80 in poi il racconto della guerra in Russia, fatta eccezione per un rinnovato interesse storiografico e documentaristico, ha subito una forte flessione. La campagna di Russia, complice la progressiva scomparsa dei reduci di guerra che rappresentavano la vera memoria storica, ha perso appeal nei confronti delle produzioni televisive e cinematografiche che tendono a considerare questo tema poco appetibile sul mercato. In realtà effettuando una rapida ricerca sul web, ci siamo imbattuti in decine di siti che richiedono a gran voce la realizzazione di una fiction sui fatti di Russia, con un’operazione analoga a quella realizzata dalla RAI sui fatti di Cefalonia e di El Alamein.
Prima parte, introduzione.
Nel maggio-giugno 1940, dopo la sigla dell’armistizio franco-tedesco a Compiègne, Hitler emanò delle direttive per intensificare le azioni aeree su Londra e sulla Manica con lo scopo di spingere il governo britannico a chiedere la pace ed avere così la vittoria totale in Europa (Andreas Hillgruber, Storia della Seconda Guerra Mondiale. Obbiettivi di guerra e strategia delle grandi potenze, Laterza, Roma - Bari, 1987, pp. 44-45. [Ed. orig. Der Zweite Weltkrieg, 1939-1945: Kriegsziele und Strategie der grossen machte, Kohllhammer, Stuttgart, 1982]). Queste aspettative furono ben presto disattese, in quanto il Regno Unito, sostenuto da crescenti aiuti americani, non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Hitler, prendendo coscienza di tale situazione, decise di forzare le tappe e rivolgere la propria potenza bellica verso l’Unione Sovietica (Operazione Barbarossa), ordinando che l’attacco avrebbe dovuto avere luogo entro e non oltre il 22 giugno 1941. In questa data, lungo il confine russo- tedesco, era pronta a fronteggiarsi una forza complessiva di 7.750.000 uomini, divisi tra sovietici, tedeschi e i relativi alleati (Stato maggiore dell’esercito, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, 1941-1943, Ufficio storico SME, Roma, 2000, p.22).
Nel frattempo Mussolini, informato dell’inizio delle ostilità, ordinò di velocizzare la preparazione di un contingente militare da inviare in Russia. In quel momento l’Italia viveva un’esperienza bellica molto ridimensionata rispetto alle aspettative iniziali. Entrata in guerra nel giugno 1940 con l’intento di spartire il bottino con la Germania, l’Italia faticò a conseguire vittorie di livello soprattutto in Africa Settentrionale, in Grecia e in Etiopia (Stato maggiore dell’esercito, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, 1941-1943, Ufficio storico SME, Roma, 2000, p.58). Fu con questo spirito depresso che venne costituito il Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR) e posto agli ordini del generale Giovanni Messe. Il primo ciclo di operazioni, nonostante le innumerevoli mancanze dell’esercito italiano, fu per le forze dell’Asse sostanzialmente positivo. Infatti i tedeschi e i suoi alleati arrivarono a minacciare direttamente Leningrado e Mosca, e a conquistare Kiev, Stalino e il bacino industriale del Donez.
Dopo un periodo di stasi dovuto all’arrivo del gelido invero russo, in vista della ripresa delle operazioni, complice il buon andamento del ciclo estivo - autunnale, il comando italiano decise che il CSIR venisse trasformato nell’8ª Armata italiana (Armir) aumentandone il numero delle divisioni da tre a dieci e affidandone il comando al generale Italo Gariboldi (Gian Carlo Fusco, La lunga marcia, con una nota di Beppe Benvenuto, Sellerio, Palermo, 2004, p. 86). Contemporaneamente Hitler, in funzione delle nuove operazioni dell’estate 1942, ordinava di conquistare l’arco del fiume Don fino a Stalingrado, e da qui puntare a sud in direzione del Caucaso procedendo successivamente alla conquista di Baku (Stato maggiore dell’esercito, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, cit., p. 112). In realtà queste direttive resteranno soltanto progetti, in quanto i tedeschi, dopo aver cinto d’assedio Stalingrado per quattro mesi, subirono la violenta controffensiva sovietica (Operazione Urano) che trasformava le forze tedesche guidate dal generale Paulus da assedianti in assediati (Richard Overy, La strada della vittoria. Perché gli Alleati hanno vinto la seconda guerra mondiale, Il Mulino, Bologna, 2011, p.174 [Ed. orig. Why the Allies Won, Pimlico, London, 1996]).
Dopo l’enorme successo nell’area di Stalingrado, il comando sovietico, nella persona del generale Zukov, decise di liberare con due successive operazioni (Piccolo Saturno e Ostrogozsk – Rossosc) l’intero arco del fiume Don (Per Piccolo Saturno vedi Richard Overy, La strada della vittoria. Perché gli Alleati hanno vinto la seconda guerra mondiale, cit., p. 125; per Ostrogozsk – Rossosc vedi Carlo Vicentini, Il sacrificio della Julia in Russia, prefazione di Giorgio Rochat, Gaspari, Udine, 2011, p. 59). Queste operazioni, compiute tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943, causarono la rotta delle forze italiane, rumene, ungheresi e tedesche che furono costrette a compiere a piedi una tragica ritirata combattendo sia contro le forze sovietiche sia contro i rigori del terribile inverno russo.
Dopo aver brevemente esposto le vicende militari della campagna italiana di Russia, riteniamo sia utile analizzare i medesimi eventi attraverso l’ausilio di materiale filmico. L’idea di base non è tanto quella di realizzare un semplice racconto cinematografico ma di adoperare il cinema stesso, al pari di altre fonti storiche, come strumento attraverso il quale mettere in luce le molteplici peculiarità di questo episodio storico. Tale ricerca, compiuta con il supporto di testi di storia del cinema come quelli realizzati da Gian Piero Brunetta e dal Centro Sperimentale di Cinematografia, ha come fine di analizzare la produzione cinematografica, audiovisiva e teatrale prodotta dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Tale materiale è così corposo tale da fornire una lettura sufficientemente approfondita di questo cruciale episodio della storia militare italiana. In questa direzione, la sezione relativa alla divulgazione scientifica appare notevole non soltanto in termini quantitativi ma anche per ciò che concerne il livello qualitativo.
Il cinema della campagna italiana di Russia, al pari di altri grandi filoni cinematografici come quello della guerra in Vietnam e, in anni più recenti, della guerra in Iraq, realizza tutte le possibilità d’incontro tra il cinema e la storia. Naturalmente questo racconto cambia in base agli anni che passano; per esempio L’uomo dalla croce è un racconto molto diverso da Italiani, brava gente. Da questo punto di vista, è interessante vedere come viene declinata non solo la storia, ma la memoria della partecipazione italiana in Russia. Questa spedizione militare, aldilà degli innumerevoli aspetti politici e strategici, offre numerosi spunti di riflessione per quanto concerne il risvolto umano della vicenda. In effetti questo episodio, unito al fascino e alla mitizzazione che avvolge il mondo alpino, ha ancor oggi la capacità di smuovere le coscienze di generazioni cronologicamente molto distanti da esso, diventando base prediletta per racconti, film e opere teatrali.
Iniziamo la nostra disamina dall’analisi del cinema di produzione italiana che, nel corso degli anni, ha più volte analizzato le vicende in terra di Russia e i suoi contraccolpi in Italia. La filmografia di questo ambito copre un arco di tempo molto vasto, che va dai primi anni '40, cioè in piena guerra mondiale, sino alla fine degli anni ‘80. Dagli anni ‘80 in poi il racconto della guerra in Russia, fatta eccezione per un rinnovato interesse storiografico e documentaristico, ha subito una forte flessione. La campagna di Russia, complice la progressiva scomparsa dei reduci di guerra che rappresentavano la vera memoria storica, ha perso appeal nei confronti delle produzioni televisive e cinematografiche che tendono a considerare questo tema poco appetibile sul mercato. In realtà effettuando una rapida ricerca sul web, ci siamo imbattuti in decine di siti che richiedono a gran voce la realizzazione di una fiction sui fatti di Russia, con un’operazione analoga a quella realizzata dalla RAI sui fatti di Cefalonia e di El Alamein.
martedì 10 ottobre 2023
Il viaggio del 2013, da Scheljiakino a Warwarowka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Martedì 22 gennaio - 4a tappa Km.15: da Scheljiakino a Warwarowka. Partenza da Scheljiakino.
lunedì 2 ottobre 2023
Storia di tre fotografie...
... anzi a dire il vero le fotografie sono ben di più. Ma partiamo dall'inizio di questa triste storia. E' l'estate del 2019 e mi reco in Russia per la mia quinta volta, aggregandomi ad un viaggio non organizzato da me, l'unico che non ho organizzato. E si vede... ma grazie a Fabio, già presente in Russia e nostro accompagnatore, al suo impegno e anche alla sua pazienza, il tutto prende una piega favorevole. Nasce anche una bella amicizia che rimane salda a distanza di anni.
Grazie ai suoi contatti, andiamo a visitare anche il campo di Uciostoie, nella zona di Tambov; qui sono registrati 4.344 caduti italiani, ma tutti noi sappiamo che furono ben di più. Si, di più, perché i sovietici i primi mesi di prigionia non segnavano nulla, ne i nominativi, ne registravano i morti giornalieri.
Sappiamo che lì intorno ci sono le fosse comuni; ogni volta che si va ad un campo di prigionia e nei dintorni, si è consapevoli che si rischia di camminare sopra i morti, disseminati lì da qualche parte. Ma un conto è pensarlo, un conto è vederli.
I nostri accompagnatori lì presenti, seppur d'estate, ci spiegano che dobbiamo coprire qualsiasi parte del corpo, viso e mani comprese, perché è una zona, come tante altre, piena di zecche e qui le zecche non perdonano, e possono causare seri problemi anche agli esseri umani. Lasciamo quindi le macchine e iniziamo ad inoltrarci in un bosco; ad un certo punto a poca distanza l'una dall'altra, individuiamo tre buche; saranno profonde circa un metro e mezzo e di dimensioni variabili; ci avviciniamo al bordo e quello che vediamo, ciò che ci si para davanti è quello che ora potete vedere anche voi nelle fotografie.
Ossa sul fondo delle buche e teschi, ossa che affiorano dagli scavi e denti, morti e quello che ne resta... è la prima volta nella mia vita che vedo tutto questo; rabbia e dolore... cerco lo sguardo di Silvia, amica di tutti i viaggi in Russia; lei che ha perso uno zio in questa guerra; ha la mia stessa espressione sul viso: anche incredulità, ma tanto dolore a vedere quei resti, lì buttati nelle buche.
Ma come è possibile che nessuno sia venuto a prenderli? Perché sono ancora lì? Ricordo dei vecchi notiziari dell'U.N.I.R.R. nei quali era possibile leggere il resoconto di alcuni viaggi fatti anni prima dai parenti dei caduti e dei dispersi che riferivano di situazioni analoghe. Ma, ripeto, una cosa è leggerlo, una cosa è vederlo.
La rabbia prende il sopravvento al dolore e scatto queste fotografie... "appena esco da questo maledetto bosco voglio pubblicare tutto sulla pagina Facebook e denunciare tutto quanto". Voglio fare sapere a tutti, quello che abbiamo visto; fare sapere a chi ha perso un figlio, un padre, un fratello, dove potrebbero essere i suoi resti, così... buttati in un bosco. Non importa di chi sono quei resti: italiani, tedeschi, rumeni, ungheresi, francesi, olandesi o anche russi. Cosa importa? Chiunque essi siano non devono essere lasciati così; non possono essere lasciati così.
Dopo la pubblicazione delle tre fotografie sulla mia pagina Facebook, in poche ore, centinaia di persone vedono e poi scrivono, commentano indignate, arrabbiate, sgomente; sono le stesse persone che in Italia da sempre cercano notizie, siete voi che leggete questa pagina e tante altre, alla ricerca di qualsiasi notizia che possa esservi utile per conoscere, per sapere.
Ma non succede solo questo; succede anche dell'altro, molto altro. Ma diciamo solo che alla fine le fotografie vengono cancellate dalla mia pagina, o meglio mi viene chiesto di cancellarle; e tutto viene eliminato con la motivazione che le fotografie potevano urtare la sensibilità di voi parenti. E forse era anche vero, forse non era giusto far vedere queste immagini.
Ma le tre fotografie saltano nuovamente fuori e vengono pubblicate, non da me, in questi ultimi mesi; non serve sapere da chi. A Uciostoie io ci sono stato e ho visto; ho le coordinate precise al metro delle tre fosse; tutte queste informazioni sono a disposizione delle autorità preposte che volessero compiere un atto di umanità verso quei caduti, indipendentemente dalla nazionalità. Non posso tornare più in Russia; è difficile per tutti e forse anche impossibile ora, ma mi piacerebbe che chi può, faccia o cerchi di fare. Lo spero per loro che sono ancora là e per chi a casa aspetta a distanza di oltre 80 anni.
Grazie ai suoi contatti, andiamo a visitare anche il campo di Uciostoie, nella zona di Tambov; qui sono registrati 4.344 caduti italiani, ma tutti noi sappiamo che furono ben di più. Si, di più, perché i sovietici i primi mesi di prigionia non segnavano nulla, ne i nominativi, ne registravano i morti giornalieri.
Sappiamo che lì intorno ci sono le fosse comuni; ogni volta che si va ad un campo di prigionia e nei dintorni, si è consapevoli che si rischia di camminare sopra i morti, disseminati lì da qualche parte. Ma un conto è pensarlo, un conto è vederli.
I nostri accompagnatori lì presenti, seppur d'estate, ci spiegano che dobbiamo coprire qualsiasi parte del corpo, viso e mani comprese, perché è una zona, come tante altre, piena di zecche e qui le zecche non perdonano, e possono causare seri problemi anche agli esseri umani. Lasciamo quindi le macchine e iniziamo ad inoltrarci in un bosco; ad un certo punto a poca distanza l'una dall'altra, individuiamo tre buche; saranno profonde circa un metro e mezzo e di dimensioni variabili; ci avviciniamo al bordo e quello che vediamo, ciò che ci si para davanti è quello che ora potete vedere anche voi nelle fotografie.
Ossa sul fondo delle buche e teschi, ossa che affiorano dagli scavi e denti, morti e quello che ne resta... è la prima volta nella mia vita che vedo tutto questo; rabbia e dolore... cerco lo sguardo di Silvia, amica di tutti i viaggi in Russia; lei che ha perso uno zio in questa guerra; ha la mia stessa espressione sul viso: anche incredulità, ma tanto dolore a vedere quei resti, lì buttati nelle buche.
Ma come è possibile che nessuno sia venuto a prenderli? Perché sono ancora lì? Ricordo dei vecchi notiziari dell'U.N.I.R.R. nei quali era possibile leggere il resoconto di alcuni viaggi fatti anni prima dai parenti dei caduti e dei dispersi che riferivano di situazioni analoghe. Ma, ripeto, una cosa è leggerlo, una cosa è vederlo.
La rabbia prende il sopravvento al dolore e scatto queste fotografie... "appena esco da questo maledetto bosco voglio pubblicare tutto sulla pagina Facebook e denunciare tutto quanto". Voglio fare sapere a tutti, quello che abbiamo visto; fare sapere a chi ha perso un figlio, un padre, un fratello, dove potrebbero essere i suoi resti, così... buttati in un bosco. Non importa di chi sono quei resti: italiani, tedeschi, rumeni, ungheresi, francesi, olandesi o anche russi. Cosa importa? Chiunque essi siano non devono essere lasciati così; non possono essere lasciati così.
Dopo la pubblicazione delle tre fotografie sulla mia pagina Facebook, in poche ore, centinaia di persone vedono e poi scrivono, commentano indignate, arrabbiate, sgomente; sono le stesse persone che in Italia da sempre cercano notizie, siete voi che leggete questa pagina e tante altre, alla ricerca di qualsiasi notizia che possa esservi utile per conoscere, per sapere.
Ma non succede solo questo; succede anche dell'altro, molto altro. Ma diciamo solo che alla fine le fotografie vengono cancellate dalla mia pagina, o meglio mi viene chiesto di cancellarle; e tutto viene eliminato con la motivazione che le fotografie potevano urtare la sensibilità di voi parenti. E forse era anche vero, forse non era giusto far vedere queste immagini.
Ma le tre fotografie saltano nuovamente fuori e vengono pubblicate, non da me, in questi ultimi mesi; non serve sapere da chi. A Uciostoie io ci sono stato e ho visto; ho le coordinate precise al metro delle tre fosse; tutte queste informazioni sono a disposizione delle autorità preposte che volessero compiere un atto di umanità verso quei caduti, indipendentemente dalla nazionalità. Non posso tornare più in Russia; è difficile per tutti e forse anche impossibile ora, ma mi piacerebbe che chi può, faccia o cerchi di fare. Lo spero per loro che sono ancora là e per chi a casa aspetta a distanza di oltre 80 anni.
mercoledì 27 settembre 2023
Il viaggio del 2013, da N.Karcowka a Scheljiakino
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Lunedì 21 gennaio - 3a tappa Km.22: da Nova Carkowka a Nova Georgewskji, a Limarev, a Krawzowka, a Nova Dimitrowa, a Scheljiakino. La chiesa ortodossa di Nova Carkowka.
giovedì 21 settembre 2023
Il viaggio del 2013, da N.Karcowka a Scheljiakino
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Lunedì 21 gennaio - 3a tappa Km.22: da Nova Carkowka a Nova Georgewskji, a Limarev, a Krawzowka, a Nova Dimitrowa, a Scheljiakino. Partenza da Nova Carkowka.
Le mappe dello CSIR e dell'ARMIR 23
Le mappe delle operazioni del CSIR e dell'ARMIR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 - La conquista del bacino minerario di Krasnij Lutsch, rastrellamento della zona (17-20 luglio 1942).
Il Giardino della Memoria
Il Giardino della Memoria dedicato alla Campagna di Russia. © Copyright T Fonta - Video realizzato a Canale d'Agordo al Giardino della Memoria, monumento orizzontale sito nei pressi della Casa delle Regole; colonna sonora di Ennio Morricone The Mission Main, riprese aeree di Paolo Michelangeli Prosperi.
lunedì 18 settembre 2023
Le fotografie di Mario Bagnasco, 38
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"La nostra colonna è ben lunga ma anche la via è estenuante".
"La nostra colonna è ben lunga ma anche la via è estenuante".
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