martedì 25 gennaio 2022

Russia 2013... 2018... 2020

Russia 2013, Russia 2018 e Russia 2020... per tre volte ho ripercorso la lunga strada della ritirata dal Don a Nikolajewka con amici diversi. Domani è Nikolajewka e domani sarei dovuto essere ancora una volta là. Non mi resta che il ricordo e la speranza di poter ripercorrere ancora una volta quella strada nell'80° anniversario di quella che fu la ritirata per tutti ma che non fu l'unica!





giovedì 20 gennaio 2022

Le fotografie di Mario Bagnasco, 14

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Prigionieri verso le retrovie".

Il viaggio del 2011, Nikitowka

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... Nikitowka e dintorni.











mercoledì 19 gennaio 2022

Rispetto

Non sono soldati italiani, ma per me fa lo stesso... sono soldati ungheresi caduti nella zona di Stalingrado. La fotografia è abbastanza famosa e rende purtroppo bene l'idea di quella che fu la sconfitta delle forze dell'Asse in Russia. Ma a prescindere, potrebbero essere anche italiani o russi o tedeschi o rumeni, e per me meritano tutti quanti rispetto. Erano soldati e solo per questo lo meritano, tutti quanti. Ognuno di loro aveva qualcuno a casa che lo aspettava e anche loro meritano rispetto, soprattutto da parte di chi non ha vissuto sulla propria pelle tutto quanto.

Immagini, la ritirata

Sono i giorni della più famosa delle ritirate di Russia, la più famosa ma non l'unica... vengono scritte tante parole, tanti post, tante testimonianze e risulta così difficile riuscire ad aggiungere dell'altro a tutto ciò. Allora ecco che lascio ad una fotografia per me inedita, recuperata su un forum, il senso di quella che fu per il nostro esercito la più grande tragedia mai subita (a mio avviso anche peggio di Caporetto) e quella che fu per ognuno dei protagonisti forse la più grande tragedia personale. Non si vede un uomo in faccia, ma basta vederli di spalle, vederne le condizioni per comprendere cosa passarono in questi stessi giorni di 79 anni fa.

sabato 15 gennaio 2022

Un ricordo dal 2013

Sono i giorni che precedono l'inizio della ritirata degli Alpini e non solo degli Alpini e... dei miei viaggi in Russia ho tantissimi bei ricordi che mi accompagnano giorno dopo giorno. Ho letto continuamente libri su quella campagna e continuerò a farlo, come continuerò a viaggiare per ricordare e tenere viva la memoria di quei ragazzi. Ma credo che fra tutti i ricordi quello che spesso mi viene alla mente, quello che con più trasporto ed emozione racconto, anche e soprattutto nelle serate in cui sono invitato a parlare dei miei viaggi, è quello raffigurato in queste due fotografie.

Sono i dettagli che a volte fanno la differenza e questo è un "dettaglio" che se non fossi stato in Russia non avrei mai potuto conoscere. Gennaio 2013, il primo trekking organizzato in Russia; siamo ad Opit, la famosa Opit. Al nostro arrivo la "babushka" fotografata nella prima immagine ci riconosce ovviamente come italiani ed esce di casa; credo che ci saranno stati dai 20° ai 25° gradi sotto zero, ma la signora esce comunque. Per me è uno dei primi incontri con i russi del posto e davvero non so cosa aspettarmi (negli anni imparerò a volere bene a queste persone che quasi nella totalità dei casi, seppur con una bandiera regia al seguito, mi/ci regaleranno sempre un sorriso e a volte anche molto di più). La signora si avvicina a noi, scambiamo qualche saluto e qualche informazione grazie alla nostra guida Sasha.

Poi lei raccontò... era una bambina il 19 e il 20 gennaio 1943, ma ricordava bene quello che vide. Ci disse: "... i vostri soldati arrivarono qui con la paura in volto ...". Probabilmente in Russia non mi sono mai emozionato così tanto come in quel momento; e quante altre volte mi è successo. A distanza di 70 anni ero lì, dove erano passati loro e con una testimone di eccezione che ci raccontava quel particolare. Chissà quante cose ha visto in quei giorni, in quelle ore, ma ci raccontò quel piccolo "dettaglio". Ecco... ora tutti gli sforzi per andare in Russia avevano avuto un senso; almeno per me il cerchio aveva iniziato a chiudersi.

Mi ricordo che mi sono guardato intorno per immaginare, per provare ad immedesimarmi in uno di quei soldati che lontano migliaia di chilometri da casa, braccato dai soldati russi e preso dal freddo era passato da una località che oggi sarebbe assolutamente sconosciuta se non fosse capitato quello che in pochi ormai ricordano ed onorano. Forse ci sono in parte riuscito o forse non potrò mai davvero capire cosa un uomo può provare in una situazione simile, ma ero lì e tanto mi bastava.

Parlavo di dettagli... nella seconda fotografia sempre la "nostra" signora ci indicava in quella sorta di stalla mal messa il luogo dove venivano portati i nostri feriti della battaglia di Opit. Quando cammino in Russia mi chiedo spessissimo se in quel preciso istante mi trovo su un pezzo di terra dove è caduto uno dei nostri, ma non potrò mai saperlo con esattezza. Ecco ora ero in un punto preciso dove molto probabilmente qualcuno aveva vissuto i suoi ultimi minuti e ancora una volta non poteva che prendermi un'emozione unica che su un libro difficilmente avrei potuto toccare così con mano.

Dopo pochi minuti il cammino è ripreso con un caro saluto a quella signora che ci aveva fatto un regalo così unico e così irripetibile; oggi probabilmente la signora, testimone di quei fatti, non ci sarà più come non c'è più quella stalla che sono andato a rivedere nei viaggi successivi per scoprire che era stata abbattuta. Ma quel ricordo me lo porto dentro da allora come uno dei momenti più intensi vissuti in Russia.



mercoledì 12 gennaio 2022

79 anni fa...

Fra pochi giorni tutto avrebbe avuto inizio...

Le fotografie di Mario Bagnasco, 13

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Teatro all'aperto".

Corazzati italiani in Russia, 2

Pubblico con il permesso dell'amico Massimiliano Afiero la seconda e ultima parte del bell'articolo "Corazzati italiani in Russia 1941 – 1943" di Paolo Crippa; questo e altri interessanti articoli sulla Campagna di Russia sono disponibili sulla rivista "Fronti di guerra" distribuita gratuitamente ai soci dellʹAssociazione Ritterkreuz, fondata da Massimiliano Afiero, con il solo obiettivo di incentivare la ricerca storica sulla Seconda Guerra Mondiale ed in particolar modo sulle forze Armate dell'Asse (Italia, Germania, Giappone) e dei paesi alleati ad esso (Romania, Ungheria, Slovacchia, Croazia e Finlandia). Per aderire allʹAssociazione e ricevere la pubblicazione Fronti di Guerra (in formato PDF via email) basta semplicemente fare una donazione minima di 10,00 (dieci) euro, per l'anno solare in corso. Per coloro invece che desiderano ricevere la copia stampata della rivista (52 pagine, quattro pagine a colori), cadenza bimestrale, dovrebbero gentilmente inviare una donazione minima di 50,00 euro (cinquanta) a parziale copertura delle spese di stampa della stessa e della spedizione effettuata esclusivamente con posta prioritaria. Le donazioni vanno effettuate sul Conto corrente postale numero 93983450 o IBAN IT70 K076 0103 4000 0009 3983 450 intestato a Afiero Massimiliano - Via San Giorgio, 11 - 80021 Afragola (NA); nella causale indicare sempre ʺDonazione Associazione Culturale per...ʺ.

Quest’ultimo fu ritirato nelle retrovie a novembre per una fase riorganizzativa. All'inizio dell’inverno, il Battaglione ed il XIII Gruppo Semoventi passarono alle dipendenze della 3ª Divisione Celere e, successivamente, al II Corpo d'Armata. Facendo un piccolo passo indietro, il 6 ottobre 1942, erano stati destinati all’8ª Armata (ARMIR) 24 semoventi da 90/53 del X Raggruppamento ed il DLVII Gruppo Semoventi da 75/18, ma, per motivi indecifrabili, queste unità non furono mai inviate in Russia: si trattò di un grave errore, solo l'invio di mezzi corazzati più potenti avrebbe potuto avere un peso nelle operazioni sul fronte orientale. Nel successivo mese di dicembre, il settore del fronte italiano tenuto dalle Divisioni “Cosseria” e “Ravenna” subì un violento attacco russo e l’11 dicembre, i due reparti corazzati furono richiamati in linea, a rinforzo delle posizioni tenute dalle due Divisioni italiane e da alcuni reparti tedeschi.

Nonostante la strenua resistenza italiana, tra il 16 ed il 21 dicembre, i sovietici sfondarono la linea difensiva della “Ravenna”, tra Gadjucja e Foronovo, ed il 19, i reparti italiani dovettero arretrare. Ai Bersaglieri ed ai Cavalleggeri toccò il compito di coprire il ripiegamento, con i pochi mezzi corazzati sopravvissuti agli scontri dei giorni precedenti (in tutto una ventina); la maggior parte di questi carri e semoventi andò persa durante la ritirata, che si concluse il 28 dicembre a Skassirskaja. I pochissimi corazzati rimasti andarono poi dispersi nella disastrosa ritirata dell’ARMIR. Alcuni L6 e semoventi da 47/32, catturati dalle truppe sovietiche, furono conservati per alcuni anni (ad esempio, un semovente L40 fu esposto nel 1947 nel Parco Gorky di Mosca, insieme ad altri mezzi corazzati catturati al nemico, come testimoniato da alcune fotografie, ma fu poi demolito). Presso il Museo delle Truppe Corazzate di Kubinka è tutt’ora conservato, in discrete condizioni, un carro L6/40 del LXVII Battaglione Bersaglieri.

Colorazione dei mezzi corazzati.

Per il fronte orientale non furono utilizzati particolari segni distintivi sui mezzi corazzati, ma furono mantenuti quelli regolarmente già in uso; lo stesso può dirsi per la colorazione dei mezzi, non furono infatti adottati particolari schemi mimetici, ma soltanto il LXVII Battaglione Bersaglieri utilizzò degli accorgimenti campali. I carri L3 del Gruppo “San Giorgio” raggiunsero la terra russa con la colorazione che avevano in Patria, verde o a piccole chiazze verdi su fondo marrone ruggine. Gli L6/40 del LXVII Battaglione Bersaglieri mantennero la livrea standard giallo sabbia. Per ovviare alla mancanza di una colorazione mimetica, i Bersaglieri applicarono un vistoso camouflage a chiazze irregolari, realizzato con del fango, che andava spesso a coprire anche le insegne dei carri armati. Durante il rigido inverno russo alcuni L6/40 ricevettero un’estemporanea colorazione mimetica bianca, realizzata in maniera assolutamente artigianale. Sui carri del reparto erano stati applicati dei contrassegni tattici più grandi del consueto ed in posizioni diverse dalle regolari prescrizioni (sui lati e sul retro della torretta e sul frontale della casamatta).

La posizione del carro all’interno del Plotone era identificato con un numero arabo sempre rosso, indipendentemente dal Plotone, posto non sopra, bensì anteriormente al rettangolo; sul carro del comandante il numero romano del Battaglione era in nero e portato sul rettangolo anteriore della casamatta e anteriormente ai simboli in torretta. All’interno dei portelli laterali degli L6 del Battaglione era riportato in nero il nome di un caduto o di un fatto d’arme, legati alla storia dei Bersaglieri. I carri armati della 2ᵃ Compagnia, infine, adottarono un piccolo tricolore, issato sull’antenna. I semoventi dei “Cavalleggeri di Alessandria” adottavano la mimetica a chiazze propria del periodo e recavano i regolamentari simboli tattici ai lati della casamatta e sul retro dello scafo.

Carri armati di preda bellica.

Nel 1941, l’ARMIR riuscì a catturare alcuni corazzati nemici (probabilmente un totale di 14 carri armati e 2 autoblindo), reimpiegati dalle unità del Regio Esercito. Tra i mezzi catturati vi erano 2 BT‐7M, almeno 1 T‐60, almeno un T‐26/39, 1 carro anfibio T‐37A, 1 lanciarazzi Katjuska BM13‐16 su autotelaio Austin K6 ed almeno 2 carri pesanti T‐34. Uno di questi T‐34/76A fu portato al Centro Studi della Motorizzazione a Roma (non è chiaro se questo carro armato fosse stato catturato dagli italiani o dai tedeschi, che lo avrebbero in un secondo momento ceduto agli italiani), mentre un T‐34/76B fu utilizzato dal LII Gruppo del 120° Reggimento Artiglieria della 3ª Divisione Celere come veicolo comando. Quest’ultimo, con ogni probabilità, era un mezzo abbandonato dai sovietici a causa di un guasto meccanico e gli Artiglieri italiani riuscirono a rimetterlo in condizioni di marcia. Sulle scudature laterali e posteriori della torretta furono dipinte delle grosse croci bianche, che avevano la funzione di identificarlo e di non essere fatto bersaglio di fuoco amico. Il carro fu protagonista di un servizio dell’Istituto Luce, fatto in occasione della visita del Generale Italo Gariboldi, Comandate dellʹ8ª Armata del Regio Esercito ai reparti della Divisione. Pare che altri T‐34, non funzionati, furono utilizzati come bersagli fissi per valutare l'efficacia dei pezzi controcarri in dotazione al Regio Esercito.

Fotografia 1: sui carri L6 del XLVII Battaglione Motocorazzato furono applicate delle mimetiche di fortuna fatte con fango e, come in questo caso, con frasche, per migliorare il mascheramento dei mezzi.
Fotografia 2: questa foto permette di apprezzare la posizione dei segni tattici sui carri del XLVII Battaglione Motocorazzato, segni realizzati in una dimensione maggiore rispetto al consueto.
Fotografia 3: due semoventi L40 da 47/32 del XIII Gruppo Squadroni Semoventi “Cavalleggeri di Alessandria” arrancano tra la neve ed il terreno reso fangoso dalle intemperie nel tardo autunno del 1942. I mezzi recano la mimetica a chiazze ed il primo semovente ha un ferro di cavallo fissato sulla scudatura anteriore, probabilmente come portafortuna.
Fotografia 4: nella innevata distesa della steppa russa giacciono molti mezzi italiani, andati perduti durante il ripiegamento del dicembre 1942, conseguenza dello sfondamento russo del 19 dicembre. Tra le carcasse, due carri armati L6/40 del LXVII Battaglione Bersaglieri ed un semovente da 47/32 dei “Cavalleggeri di Alessandriaʺ.
Fotografia 5: L6/40 del LXVII Battaglione esposto in Russia targato “RE 3912”.
Fotografia 6: artiglieri del 62° Gruppo del 120° Reggimento dʹArtiglieria mostrano il carro armato russo da loro catturato T‐34/76B, al generale Italo Gariboldi, Comandate dellʹ8a Armata del Regio Esercito, durante una visita ai reparti da lui dipendenti.











Il viaggio del 2011, Nikitowka

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... Nikitowka.