ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Data 12.12.1942: il comandante del XXXV Corpo d’Armata comanda che il 6° Battaglione CC.NN. d’Assalto della Montebello, rinforzato da mitraglieri, guastatori e flammieri, deve rioccupare l’abitato di Ogalew; alle ore 9.00 i reparti muovono all'attacco e dopo due ore di combattimenti il nemico è ricacciato; l’abitato viene abbandonato da entrambe le parti; il caposaldo Olimpo viene nuovamente bombardato dalle artiglierie russe; nel frattempo dal caposaldo 1 e 2 viene segnalata la presenza di tre carri armati russi che vengono presto immobilizzati dall'artiglieria italiana.
Alla sera il Gruppo Tagliamento rientra a Getreide, salvo alcuni reparti così dislocati: 1a Compagnia del 63° Battaglione CC.NN. d’Assalto, 183a Compagnia Mitraglieri e una squadra cannoni del 63° Battaglione Armi Accompagnamento al caposaldo X; un plotone fucilieri ed una squadra mitraglieri del 79° Battaglione CC.NN. d’Assalto al caposaldo 2; 2a Compagnia del 79° Battaglione CC.NN. d’Assalto e un plotone mortai del 63° Battaglione Armi Accompagnamento al caposaldo Venere; un plotone fucilieri ed una squadra mitraglieri del 79° Battaglione CC.NN. d’Assalto al caposaldo 3; un plotone cannoni del 63° Battaglione Armi Accompagnamento al caposaldo Olimpo.
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Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
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giovedì 5 settembre 2019
La battaglia del "cappello frigio" 6
ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Data 11.12.1942: inizia l’offensiva russa contro le postazioni italiane; dal libro “L’aurora a occidente” di Mario Bellini: “Da un silenzio ovattato si passò di colpo all'uragano. Centinaia di tuoni intrecciati e sovrapposti percossero le mie orecchie. Grosse granate esplosero intorno all'osservatorio. La terra tremò come scossa dal terremoto. Le vampe, i boati e il fumo trasformarono Olimpo in un vulcano. Su un fronte di una trentina di chilometri, da Krasnogorovka ad Abrossimovo, il terreno ribolliva.
L’osservatorio era l’obiettivo di due batterie che mi scaraventavano addosso otto granate ogni 30 secondi”. Gli attacchi sono meno intensi verso Krasnogorovka e più intensi verso Ogalew; gli italiani rispondono con il fuoco di sbarramento di tre gruppi di artiglieria posizionati alle spalle del fronte. Fin dalla primissima mattina il 79° Battaglione CC.NN. d’Assalto della Tagliamento viene posizionato con tre compagnie presso i capisaldi X e Olimpo; all'alba i sovietici riprendono gli attacchi sia contro Ogalew che più ad est sulla sponda destra del Don; ad est l’attacco viene stroncato grazie agli intensi bombardamenti dell’artiglieria italiana, mentre attorno a Ogalew e dopo diversi scontri i sovietici riescono a sommergere le difese italiane e ad occupare quasi per intero l’abitato.
Da Ogalew i russi si preparano all'attacco in direzione dei capisaldi X e Venere, ma la pronta reazione dei nostri soldati, li costrinse a ripiegare sulle posizioni di partenza; il compito della riconquista è affidato alla Tagliamento che si sposta in forze al caposaldo X; l’attacco viene condotto alle ore 15.30 dalle compagnie del 63° Battaglione CC.NN. sulla sinistra, al centro dal 63° Battaglione Armi Accompagnamento, dalle compagnie del 79° Battaglione CC.NN. sulla destra; Ogalew presa d’assalto viene liberata e i pochi fanti della Pasubio ancora presenti nelle rovine dell’abitato sfuggono alla prigionia ormai certa; attorno alle ore 21.00 un nuovo attacco sovietico all'abitato costringe i difensori a ripiegare sulle posizioni della mattina e così i resti del 79° Battaglione CC.NN. sono costretti a rientrare al caposaldo X; l’intervento di due compagnie del 63° Battaglione CC.NN. contiene l’avanzata nemica, ma tutte le compagnie impegnate nella difesa di Ogalew, nella notte, sono costrette a rientrare nel caposaldo X per la pressione del nemico.
L’osservatorio era l’obiettivo di due batterie che mi scaraventavano addosso otto granate ogni 30 secondi”. Gli attacchi sono meno intensi verso Krasnogorovka e più intensi verso Ogalew; gli italiani rispondono con il fuoco di sbarramento di tre gruppi di artiglieria posizionati alle spalle del fronte. Fin dalla primissima mattina il 79° Battaglione CC.NN. d’Assalto della Tagliamento viene posizionato con tre compagnie presso i capisaldi X e Olimpo; all'alba i sovietici riprendono gli attacchi sia contro Ogalew che più ad est sulla sponda destra del Don; ad est l’attacco viene stroncato grazie agli intensi bombardamenti dell’artiglieria italiana, mentre attorno a Ogalew e dopo diversi scontri i sovietici riescono a sommergere le difese italiane e ad occupare quasi per intero l’abitato.
Da Ogalew i russi si preparano all'attacco in direzione dei capisaldi X e Venere, ma la pronta reazione dei nostri soldati, li costrinse a ripiegare sulle posizioni di partenza; il compito della riconquista è affidato alla Tagliamento che si sposta in forze al caposaldo X; l’attacco viene condotto alle ore 15.30 dalle compagnie del 63° Battaglione CC.NN. sulla sinistra, al centro dal 63° Battaglione Armi Accompagnamento, dalle compagnie del 79° Battaglione CC.NN. sulla destra; Ogalew presa d’assalto viene liberata e i pochi fanti della Pasubio ancora presenti nelle rovine dell’abitato sfuggono alla prigionia ormai certa; attorno alle ore 21.00 un nuovo attacco sovietico all'abitato costringe i difensori a ripiegare sulle posizioni della mattina e così i resti del 79° Battaglione CC.NN. sono costretti a rientrare al caposaldo X; l’intervento di due compagnie del 63° Battaglione CC.NN. contiene l’avanzata nemica, ma tutte le compagnie impegnate nella difesa di Ogalew, nella notte, sono costrette a rientrare nel caposaldo X per la pressione del nemico.
La battaglia del "cappello frigio" 5
ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Data 10.12.1942: alle ore 4.30 i reparti (3 compagnie del 30° Battaglione CC.NN. d’Assalto più aliquote di guastatori e di flammieri) partono dalle posizioni assegnate (caposaldi 3 in direzione ovest e Zeta in direzione ovest e nord-est) e irrompono sul nemico, costringendolo alla fuga; i sovietici reagiscono con due attacchi alle ore 6.00 e alle ore 9.00 ma senza successo; alle ore 11.00 i sovietici contrattaccano e per le ore 12.00 gli scontri terminano con il rientro di tutti i reparti; visto l’alto numero di perdite il 30° Battaglione CC.NN. d’Assalto deve essere sostituito.
La battaglia del "cappello frigio" 4
ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Data 09.12.1942: si predispone l’attacco alle forze sovietiche per alleggerire la situazione delle truppe italiane dislocate sul “cappello frigio”; il Colonnello Mazzocchi del 79° Reggimento di Fanteria della Divisione Pasubio illustra l’azione del giorno dopo ai comandanti dei reparti impegnati; obiettivo: distruggere le posizioni nemiche, procurandogli il maggior numero di perdite e catturando dei prigionieri.
La battaglia del "cappello frigio" 3
ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Data 08.12.1942: il Raggruppamento 3 Gennaio è così dislocato: Comando del Raggruppamento a Liptschanska; Gruppo Tagliamento a Getreide a disposizione della Divisione Pasubio; Gruppo Montebello a disposizione del XXXV Corpo d’Armata così frazionato: Comando del Gruppo a Sewchos; 30° Battaglione CC.NN. d’Assalto a Poltawka; 6° Battaglione CC.NN. a d’Assalto Djatschenskoje; 12° Battaglione CC.NN. Armi Accompagnamento suddiviso fra i due precedenti.
La battaglia del "cappello frigio" 2
ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Data 19.11.1942: alle ore 7.30 scatta l’operazione sovietica contro la III e la IV Armata romena disposte alla sinistra ed alla destra della VI Armata tedesca a Stalingrado; la sera stessa alla destra della Divisione di Fanteria Sforzesca c’è già il vuoto.
La battaglia del "cappello frigio" 1
ALCUNI CENNI STORICI DELLA BATTAGLIA DEL "CAPPELLO FRIGIO" - Il settore denominato “cappello frigio” era identificato dalle località di Krasnogorovka a ovest, Ogolev al centro e Abrossimovo a est; tale settore era tenuto inizialmente dalla Divisione di Fanteria Pasubio, alla cui sinistra e sempre lungo il corso del fiume Don era schierata la 298a Divisione di Fanteria tedesca, posta a guardia della valle del fiume Bogucar, considerata la porta d’ingresso dalla quale avrebbe fatto irruzione il nemico in caso di attacco per arrivare rapidamente alla linea ferroviaria Voronez-Rostov.
mercoledì 4 settembre 2019
Diario di viaggio, giorno 4
4 SETTEMBRE - A Meskoff la collina della battaglia dove sorgeva la grossa chiesa del paese... "I russi sono infiltrati fra compagnia e compagnia. Il 17 è il crollo Il colonnello Felici del 3°, ferito, viene sostituito da Longo. I nostri valorosi artiglieri del 120°, i mortaisti dell'88°, la Legione croata, i bersaglieri del LXVII corazzato e del XLVII motociclisti, gente che ha vissuto per mesi e mesi la gloriosa epopea dello CSIR assaporando l'ebbrezza dei successi, oggi sa di non poter abbandonare il posto e forse di morire.
L'11ª Compagnia del XXV/3° è attaccata all'alba dalle forze russe. Il comandante Federico Imbriano reagisce furiosamente e dopo quattro ore respinge i russi penetrati nei camminamenti; 40 morti con i sottotenenti Ragucci e Rizza; qualcuno tiene ancora il fucile imbracciato. Sulla sua postazione Ragucci aveva disegnato un elmo con il piumetto e scritto: di qui non si passa finché siamo vivi!Tutti hanno tenuto fede a quelle parole! Attraverso i vuoti dei Battaglioni, guardati dalle pattuglie mobili, il nemico avanza risalendo la valle Tichaja e punta velocemente su Meskoff dov'è il comando Divisione.
Il 18, il 19 e il 20 la città resiste magnificamente. Il 20 sono ancora li, almeno quelli che restano, mentre gli altri del II e XXXV cda sono già in ripiegamento dopo gli ordini ricevuti. Invece dei tedeschi a Meskoff troviamo i russi che hanno uomini e carri armati in abbondanza! Bisogna cacciarli. La Legione croata attacca con gli uomini del tenente Braccia ed è uno spettacolo eroico. Molti cadono ma altri continuano come se la morte fosse un fatto a loro estraneo; la bella legione slava è interamente distrutta. Attaccano quelli del XVIII già mal ridotti nei giorni precedenti e il loro strazio dura tutta la giornata e la notte seguente. Assalti e contrassalti.
Le mitragliere da 20 mm del tenente Grosser cercano i carri armati russi che sono appena accarezzati dai colpi. Nidi di mitragliatrici fanno strage di bersaglieri nei tratti scoperti. Imbriano alla testa dell'11ª compagnia compie prodigi di valore attorno alla chiesa di Meskoff avvolta dalle fiamme. Carlo Garau, fratello della medaglia d'Oro Giovanni, e il sottotenente Martelli, gravemente feriti in ripetuti attacchi sono ricoverati nella chiesa che brucia e nelle poche ore che precedono l'annientamento del Reggimento sono di conforto e di esempio a tutti i feriti. Della loro fine nulla si saprà come di quella di tutti i ricoverati in quel luogo santo.
Il caporal maggiore Stroppa scompare con la sua mitraglia e con l'intera sua squadra. Il tenente Parmeggiani ferito e catturato non rivedrà più la Patria e il bersagliere Mandrini che lo aiuta nella tragica odissea verso i reticolati non avrà miglior fortuna: anche di lui non si saprà più nulla.Tata e Squadroni, fidi collaboratori del colonnello Longo e valorosi comandanti di Battaglione morranno durante l'allucinante marcia del Davai verso la prigionia".
L'11ª Compagnia del XXV/3° è attaccata all'alba dalle forze russe. Il comandante Federico Imbriano reagisce furiosamente e dopo quattro ore respinge i russi penetrati nei camminamenti; 40 morti con i sottotenenti Ragucci e Rizza; qualcuno tiene ancora il fucile imbracciato. Sulla sua postazione Ragucci aveva disegnato un elmo con il piumetto e scritto: di qui non si passa finché siamo vivi!Tutti hanno tenuto fede a quelle parole! Attraverso i vuoti dei Battaglioni, guardati dalle pattuglie mobili, il nemico avanza risalendo la valle Tichaja e punta velocemente su Meskoff dov'è il comando Divisione.
Il 18, il 19 e il 20 la città resiste magnificamente. Il 20 sono ancora li, almeno quelli che restano, mentre gli altri del II e XXXV cda sono già in ripiegamento dopo gli ordini ricevuti. Invece dei tedeschi a Meskoff troviamo i russi che hanno uomini e carri armati in abbondanza! Bisogna cacciarli. La Legione croata attacca con gli uomini del tenente Braccia ed è uno spettacolo eroico. Molti cadono ma altri continuano come se la morte fosse un fatto a loro estraneo; la bella legione slava è interamente distrutta. Attaccano quelli del XVIII già mal ridotti nei giorni precedenti e il loro strazio dura tutta la giornata e la notte seguente. Assalti e contrassalti.
Le mitragliere da 20 mm del tenente Grosser cercano i carri armati russi che sono appena accarezzati dai colpi. Nidi di mitragliatrici fanno strage di bersaglieri nei tratti scoperti. Imbriano alla testa dell'11ª compagnia compie prodigi di valore attorno alla chiesa di Meskoff avvolta dalle fiamme. Carlo Garau, fratello della medaglia d'Oro Giovanni, e il sottotenente Martelli, gravemente feriti in ripetuti attacchi sono ricoverati nella chiesa che brucia e nelle poche ore che precedono l'annientamento del Reggimento sono di conforto e di esempio a tutti i feriti. Della loro fine nulla si saprà come di quella di tutti i ricoverati in quel luogo santo.
Il caporal maggiore Stroppa scompare con la sua mitraglia e con l'intera sua squadra. Il tenente Parmeggiani ferito e catturato non rivedrà più la Patria e il bersagliere Mandrini che lo aiuta nella tragica odissea verso i reticolati non avrà miglior fortuna: anche di lui non si saprà più nulla.Tata e Squadroni, fidi collaboratori del colonnello Longo e valorosi comandanti di Battaglione morranno durante l'allucinante marcia del Davai verso la prigionia".
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