martedì 19 luglio 2022

Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 1

Questa è una di quelle storie, quelle belle storie da raccontare che danno un ulteriore senso a questa pagina e al sito collegato. Prima dell'inizio della guerra in Ucraina e della mia conseguente pausa di riflessione, ricevo un'email dal Signor GianLuigi Iannicelli, figlio del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, caduto il 29 dicembre del 1941 nei cieli di Russia, presidente dell'U.N.I.R.R. di Roma. Dell'esistenza di questa mia pagina ne è venuto a conoscenza dalla figlia.

L'email contiene parole di apprezzamento e la richiesta di poter entrare in contatto con me. Ovviamente non me lo faccio ripetere due volte e una domenica lo chiamo al suo numero di cellulare. Mi risponde un signore gentilissimo e che naturalmente mi ispira tantissima simpatia; a tutti i costi vuole che gli dia del tu... e inizia a raccontarmi del suo povero papà, uno dei tanti papà mai più tornati, inghiottiti da quella guerra. Di Giorgio Iannicelli conoscevo il nome e sapevo della Medaglia d'Oro, ma ovviamente non tutti i dettagli di questa ennesima triste storia.

Ho parlato per oltre mezz'ora con GianLuigi e mi ha trasmesso un profondissimo sentimento per il padre "conosciuto" a pochi mesi d'età e poi mai più visto; dalle sue parole ho "sentito" tutto quello che un figlio può nutrire per un padre caduto in guerra. Questi rari momenti che ho il piacere di poter vivere davvero danno una carica a continuare e non mollare mai, per loro... per loro che non sono tornati e per voi che a casa li avete aspettati per anni e che ancor oggi cercate informazioni, seppur ad 80 anni di distanza.

GianLuigi mi ha fatto dono di un suo bellissimo lavoro in memoria del padre e soprattutto mi ha dato il permesso di pubblicarlo, in modo che tutti ne possano essere a conoscenza. Ora non mi resta che lasciare a lui la parola, in ricordo del papà Giorgio e in ricordo di tutti quei papà, mariti, fratelli, nonni mai più tornati dalla Russia. Mi auguro che le parole che leggerete possano anche a voi fare lo stesso effetto che hanno fatto a me... e un profondo grazie a GianLuigi per aver condiviso con me la sua storia.

A Benedetta, con profondo affetto.

Queste poche e semplici pagine vogliono essere un atto d'amore nei confronti di un padre tanto amato, ma del quale non conservo un'immagine diretta; non ho la percezione della sua voce, delle sue inflessioni, dell'espressione dei suoi occhi, del suo gestire, insomma del suo modo di essere. Il mio rapporto diretto con lui rimane fissato solo in alcune fotografie. Ho avvertito la sua mancanza, talvolta in maniera lancinante, specialmente durante l'adolescenza, ma anche dopo, quando scelte e responsabilità erano rimesse unicamente a me.

Il suo ricordo, però, ha svolto un ruolo importante nella mia vita, la sua personalità, delineatami dai familiari cosi bene e in maniera gioiosa e completa, lo ha reso quasi presente e ha infuso in me un senso di orgoglio e di profonda fierezza di essere suo figlio. L'ho tanto cercato anche nella memoria degli altri, nelle sue lettere, fino nei luoghi che hanno visto le sue imprese e il suo sacrificio. Lo sento profondamente vicino, anche se non mi è stata neppure concessa la consolazione di ritrovare le sue spoglie e cosi la possibilità di poter onorare con un fiore la sua tomba.

L'andare degli anni, lui fermo nella pienezza della gioventù, nell'attimo in cui la morte l'ha colto, e io ormai avanti nella vita, me lo fanno ora sentire quasi come un figlio, oggetto di commossa tenerezza. Il pensiero struggente e riconoscente va a mia madre Elisabetta, alla quale devo tutto, anche l'amore con il quale ha saputo instillare e coltivare in me la memoria di papà. A mia moglie Patrizia devo la profonda e tenera solidarietà di cui mi ha circondato in tutti questi anni della mia ricerca di papà, accompagnandomi anche in luoghi lontani e standomi vicino in tanti momenti di profonda emozione.

A mia figlia Benedetta, anche lei partecipe commossa e affettuosa di questa mia personale vicenda e alla quale tanto ho pensato nello scrivere queste righe, affido la memoria del nonno e la continuazione di quanto sto facendo. A tutti quelli che mi hanno aiutato e mi sono stati vicini va la mia profonda riconoscenza. In particolare, ai cari amici, gli impareggiabili Franco e Giuliana Martini, lui reduce di Russia e coetaneo di mio padre, instancabili e appassionali cultori della memoria dei nostri Caduti in quella campagna, al generale di squadra aerea Stelio Nardini, protagonista di eventi decisivi che hanno consentilo l'apertura delle ricerche dei nostri Caduti di Russia, custode geloso e appassionato di tante memorie dell'Aeronautica Militare Italiana e a Silvano Zitti, Presidente della Sezione Marche dell'Unione Nazionale Reduci di Russia, anche lui orfano di un Caduto di laggiù, che condivide la stessa mia storia, artefice e protagonista paziente di tanti viaggi, di pellegrinaggi dolenti, di innumerevoli incontri, tutti dedicati alla ricerca e al ricordo dei nostri soldati finiti in quelle terre lontane e che tanto mi è vicino e tanto ha fatto e fa anche per me. Un ricordo affettuoso ai compagni d'Accademia di mio padre che ho conosciuto (Ciccio Sforza, Roberto Fassi, Sandrino Cerulli, Duilio Fanali, Raoul Zucconi, Gianni Macorig), ormai tutti scomparsi e ai "suoi ragazzi" (in particolare Bepi Biron) che con il mio caro hanno diviso tante vicende e tanti sacrifici e, in qualche caso, anche la morte in combattimento. Infine, un pensiero reverente e commosso e una preghiera per tutti coloro che da laggiù, dal fronte russo, non sono tornati.

Roma, giugno 2005.

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