venerdì 7 febbraio 2020

Ricordi...

Facebook mi propone oggi questa fotografia e questo ricordo... era il gennaio 2013, il primo trekking in Russia organizzato da me; così tanto voluto, così tanto desiderato che solo al rientro mi sono reso conto di cosa ero riuscito a realizzare: un sogno! Era il penultimo giorno di marcia; alla sera saremmo arrivati a Nikitowka e il giorno dopo avrei visto finalmente Nikolajewka. Non è stato un inverno mite come quest’ultimo: alcuni giorni di prima mattina la temperatura era anche di -28 gradi sotto zero, e il gruppo, dalle iniziali otto persone che eravamo, si era già ridotto a sei: l’esaurimento fisico aveva già mietuto alcune vittime. Quella mattina il cielo era bellissimo, l’aria tersa e fredda; ogni volta che si chiudevano gli occhi, le ciglia si incollavano fra loro; il passamontagna si copriva di ghiaccio e diventava rigido; improbabile tenere una mano senza guanti per troppi minuti.

Quella mattina la nostra guida ci propose due possibili itinerari: uno più lungo ma su strade battute anche se ricoperte dalla neve (e quanta neve quell’anno) ed uno leggermente più corto ma totalmente o quasi in mezzo ai campi; ci siamo guardati in faccia e alla fine abbiamo optato per la seconda soluzione. Si partiva dal villaggio di Garbusowo... quest’anno per percorrere la tratta Garbusowo-Nikitowka abbiamo marciato per 37 km; nel 2013 furono di meno ma non molti di meno.

Fu e rimane nella mia testa e nel mio cuore la giornata più memorabile trascorsa in Russia: tutto il giorno o quasi a camminare nel nulla; solo silenzio, fatica ed il rumore della neve sotto gli scarponi... quel caratteristico rumore che i nostri soldati descrivevano nei loro libri e che presero presto tanto ad odiare. Un mare, anzi un oceano bianco senza fine e senza punti di riferimento, se non una balca o un filare di alberi. Solo verso metà della giornata incontrammo un piccolo villaggio completamente abbandonato; la domanda fu immediata: saranno passati anche loro di qua e avranno trovato riparo 70 anni prima in queste misere isbe?

Arrivammo a Nikitowka alla sera; era quasi già buio. Quel giorno in particolare la stanchezza si stava facendo sentire; mancava un solo giorno alla fine di tutto quanto. Per una giornata, per qualche ora avevamo davvero viaggiato in un altro mondo, in un’altra epoca, fuori e lontano da tutto ciò a cui eravamo e siamo tutt’oggi abituati. A distanza di anni ricordo ancora quel senso di vuoto e di mancanza di punti di riferimento che deve aver pervaso i nostri soldati in situazioni ben peggiori da quella che avevamo appena affrontato.

Ogni volta che parlo di Russia e tengo una serata in memoria del sacrificio di quei ragazzi, parto con questa immagine, perché in uno scatto c’è davvero tanto di Russia, di quella Russia che qualcuno di noi va ancora cercando.

Nessun commento:

Posta un commento