martedì 14 novembre 2023

Ricordi, parte 24

Quante volte, quante ore abbiamo camminato con questo unico orizzonte intorno a noi... con la neve ghiacciata che pestata emetteva quel tipico rumore che i nostri soldati detestavano tanto, con il silenzio quale unico rumore per minuti interminabili, con il grigio della terra che si fondeva con il grigio del cielo, con il sole pallido che rendeva tutti i colori ancora più pallidi, con il freddo che seppur non paragonabile a quello dell'inverno 1942-43 era comunque freddo. Ognuno di noi con i suoi silenzi e i suoi pensieri, un passo dopo l'altro fino al prossimo villaggio, perché forse era questo il modo più vero ed intenso che avevamo per rendere loro onore, per dire loro che ci sono italiani che non li hanno dimenticati.

Ricompense - 2° Corpo d'A. - Ragg. CC.NN. 23 Marzo

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - Ragg. CC.NN. 23 Marzo.

MAVM Centurione BALDERI Alberto
MAVM Centurione CHELOTTI Giorgio
MAVM Centurione LORENZA Francesco
MAVM Capo Manipolo CIRONI Manlio alla memoria
MAVM capo squadra BONACCIN Ettore
MAVM capo squadra MANNINI Alfredo
MAVM capo squadra SORAGNI Renzo
MAVM camicia nera MODUGNO Settimio
MBVM Capo Manipolo CUCCODORO Camillo
MBVM vice capo squadra ZANDO' Gino
MBVM camicia nera BONI Dante
MBVM camicia nera VITALI Antonio

Il viaggio del 2013, da Scheljiakino a Warwarowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Martedì 22 gennaio - 4a tappa Km.15: da Scheljiakino a Warwarowka. La lunga strada verso Warwarowka.





martedì 7 novembre 2023

Le fotografie di Mario Bagnasco, 39

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"I pozzi ci forniscono l'acqua necessaria".

Italiani nella neve, parte 3

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Terza parte, il Neorealismo (2).

Il secondo film dedicato ad uno dei tanti aspetti della campagna di Russia è Il Cristo Proibito (1951).

Il giornalista e scrittore nonché regista del film Curzio Malaparte, all’interno di Appunti per un’intervista, si domanda se il suo film potrà essere definito a pieno titolo un film neorealista. La risposta è inequivocabilmente positiva, adducendo al fatto che i suoi romanzi Kaputt (1944) e La Pelle (1949), potevano essere definiti precursori del Neorealismo cinematografico.

Il Cristo Proibito, che per inciso rappresenta l’unica fatica cinematografica di Malaparte, racconta la vicenda di Bruno, tornato nella natia Montepulciano dopo anni di prigionia in Unione Sovietica. Ma a differenza degli altri reduci, la sua felicità per il ritorno è offuscata dalla morte del fratello partigiano, ucciso dai tedeschi a causa del tradimento di un compagno.

Il Cristo Proibito, in considerazione delle sue caratteristiche tecniche e narrative, può essere presentato come un ponte tra la corrente neorealista e l’estetismo, di cui proprio il Neorealismo si era dichiarato oppositore. Gli elementi comuni alla filosofia neorealista sono molteplici, a cominciare dalla tematica, ossia il ritorno in patria di un reduce con tutte le situazioni che ne scaturiscono. In tal senso, Malaparte procede su due livelli. Da una parte analizza lo stato d’animo del reduce soffermandosi sulle miserie patite in guerra, in prigionia e alle difficoltà di adattarsi alla nuova vita. Dall’altra pone l’accento sulle sofferenze, sui soprusi, sulle rappresaglie subite dal piccolo borgo durante l’occupazione nazi-fascista e alla conseguente volontà di dimenticare e guardare avanti, andando così a delineare il perfetto quadro dell’incomunicabilità. Quest’ultima tematica è riscontrabile in altri grandi classici del cinema neorealista come Il bandito (1946) di Alberto Lattuada e Napoli Milionaria (1950) di Eduardo De Filippo.

Oltre a tale tematica esistono altri elementi comuni ad uno dei più popolari risultati del Neorealismo italiano, cioè Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis. Aldilà della comune presenza di Raf Vallone, all’inizio del film ascoltiamo una voce fuori campo di un operaio lombardo che, sorvolando il paesaggio toscano, «introduce una sorta di testimonianza “in diretta” analoga alla radiocronaca della partenza delle mondine che apre il film di De Santis» (Storia del cinema italiano,1949 - 1953, Ed. Bianco & nero - Marsilio, Roma - Venezia, 2003, p. 137). La scena della vendemmia, con «generosa esibizione delle nudità delle giovani contadine», riporta alla mente la prorompente femminilità di Silvana Mangano in Riso Amaro, che tanto scandalo aveva portato nell’Italia dell’epoca. Infine le musiche e i canti, di cui Malaparte se ne occupò personalmente, richiamavano i suoni che grande parte avevano avuto in Riso Amaro (Storia del cinema italiano,1949 - 1953, Ed. Bianco & nero - Marsilio, Roma - Venezia, 2003, p. 137).

Si allontana in maniera evidente dall’ideologia neorealista «una resa di gusto decisamente pittorico (e comunque fortemente stilizzato) del paesaggio toscano e la commistione, nella sequenza della processione, tra elementi folkloristici, un simbolismo alquanto ermetico e raffinate citazioni pittoriche (da Goya a De Chirico)» (Storia del cinema italiano,1949 - 1953, Ed. Bianco & nero - Marsilio, Roma - Venezia, 2003, p. 137). Inoltre Malaparte, attraverso dialoghi che rendono evidente le analogie tra il sacrificio di mastro Antonio e il sacrificio di Cristo, tenta di farsi interprete di un esasperato simbolismo religioso, contro cui proprio il Neorealismo si era battuto.

Proseguendo nel solco della tradizione neorealista, nel 1952 il regista pugliese Francesco De Robertis realizza Carica Eroica. La pellicola rievoca le vicende dell’ormai mitico reggimento Savoia cavalleria, durante la campagna di Russia. Il Savoia, comandato dal colonnello Alessandro Bettoni, impiegato come unità di pattuglia nell’ambito della prima battaglia difensiva del Don, nella mattina del 24 agosto 1942 si rendeva protagonista di una vittoriosa carica passata alla storia come la carica di Isbuschenkij. Questo episodio oltre ad essere ricordato, erroneamente come l’ultima carica della storia della cavalleria italiana, rappresenterà una delle poche note liete dell’avventura italiana in Russia (Giovanni Messe, La guerra al fronte russo: il Corpo di spedizione italiano (CSIR), Rizzoli, Milano, 1954, p. 211).

Carica Eroica è un film, come d’altro canto l’intera filmografia di De Robertis, caratterizzato da un’impostazione documentarista entro la quale sono riscontrabili elementi neorealistici.

Il film, per l’argomento trattato, ossia l’azione di un reparto di cavalleria, rappresenta un unicum nella produzione di De Robertis. Infatti il regista, nella sua vasta filmografia, ha ambientato gran parte delle pellicole nell’ambiente della marina. In questo ambito ricordiamo Uomini sul fondo del 1941, Alfa Tau! del 1942 e, in veste di sceneggiatore e supervisore, La Nave Bianca del 1941, per la regia di Rossellini. Per l’appunto De Robertis, oltre ad essere stato ufficiale della Marina Militare, era responsabile del centro cinematografico del Ministero della Marina (Massimo Causo, De Robertis in Enciclopedia del cinema, 2003). Il taglio che il regista fornisce in Carica Eroica è il medesimo presente in tutti i suoi film. Il chiaro intento di De Robertis è quello di esporre i fatti d’arme con particolare attenzione alle fonti avvicinandosi, in tal modo, al genere del documentario, raccontando il risvolto umano di queste imprese militari, facendo attenzione a non cadere nella retorica (Massimo Causo, De Robertis in Enciclopedia del cinema, 2003).

Il regista, pur mantenendo intatte le caratteristiche che erano comuni a tutti i suoi film, procedette ad introdurre delle innovazioni sia in campo narrativo sia in campo tecnologico. Dal punto di vista narrativo, Carica Eroica si era perfettamente allineato alla tendenza dei primi anni ’50 che «cerca di recuperare certo patriottismo, quasi ci fosse stata, prima dell’8 settembre, una guerra buona della quale è bene non dimenticarsi. Film tesi a esaltare l’eroismo dei nostri combattenti, che agiscono come se in quel momento in Italia non esistessero un governo e un regime, che si battono in nome del dovere e del sacrificio» (Storia del cinema italiano,1949 - 1953, cit., p. 44).

Coevi al film di De Robertis troviamo I sette dell’Orsa maggiore (1953) e Divisione Folgore (1954), entrambi diretti da Duilio Coletti (Storia del cinema italiano,1949 - 1953, cit., p. 44). Dal punto di vista tecnico, il film apparve ricco di formule tipiche del war movie hollywoodiano: l’innovativa gestione del montaggio, diretto da Franco Fraticelli, prevedeva l’accostamento in rapida successione di riprese in primo piano, piano medio e piano lungo; l’idea di realizzare riprese dal basso, al livello del terreno, fornendo in tal modo un’idea di estrema dinamicità all’intera sequenza (Storia del cinema italiano,1949 - 1953, cit., p. 225). In tal senso, la scena più fortemente influenzata dal cinema western americano degli anni ’40 è quella del finale in cui il Savoia Cavalleria procede alla carica contro i soldati russi (Carica Eroica, Francesco De Robertis, 1952. Min. 01:21:00). Il cast, seguendo i dettami neorealistici, era costituito da attori non professionisti. In mezzo a questa marea, per così dire, di dilettanti ci furono tre attori che, nel corso della loro carriera, raggiunsero in diversa misura un posto di rilievo nello star system. Essi furono Domenico Modugno, Gigi Reder e Franco Fabrizi.



Il viaggio del 2013, da Scheljiakino a Warwarowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Martedì 22 gennaio - 4a tappa Km.15: da Scheljiakino a Warwarowka. Nel freddo della steppa in memoria di chi non è più tornato a casa.

lunedì 30 ottobre 2023

Gli oggetti di Raoul Achilli

Siamo alle prese da mesi con il progetto INVISIBILI e procediamo con le nostre interviste che poi verranno pubblicate per dare voce anche ai parenti dei caduti e dispersi della Campagna di Russia in cui loro stessi raccontano la storia della loro famiglia, portano la loro testimonianza attraverso racconti, fotografie e documenti, la sofferenza di quei genitori, fratelli o figli che non hanno più visto ritornare a casa il loro figlio, il loro fratello o il loro padre.

In questi giorni abbiamo parlato con i nipoti di Raoul Achilli, Medaglia d'Oro al Valor Militare e caduto a Nikolajewka il 26 gennaio 1943 con la seguente motivazione: "Saldamente addestrata al cimento la sua squadra esploratori, chiedeva ed otteneva di impegnarla in azioni rischiose che in più riprese affrontava con perizia, audacia, elevato sprezzo del pericolo, riuscendo a conseguire tangibili successi in ardito colpo di mano compiuto oltre le linee nemiche. Durante un aspro combattimento, ferito mentre alla testa della sua valorosa squadra assaltava munite posizioni, manteneva imperterrito il suo posto di dovere e persisteva audacemente nell’impari strenua lotta malgrado tre successive ferite. Indomito, non si abbatteva e trovava ancora la forza per guidare l’ultimo audace assalto. Colpito in pieno da una raffica di mitragliatrice ad obiettivo raggiunto con tanto nobile sacrificio e singolare valore, cadeva sul campo dell’onore. Luminoso esempio di salde virtù militari. – Fronte russo, 15-26 gennaio 1943.".

Abbiamo così avuto l'onore anche di toccare con mano alcuni oggetti che lo riguardano.. la Medaglia d'Oro con la motivazione, tenuta giustamente come una reliquia dai famigliari... il suo orologio, raccolto da un commilitone proprio negli ultimi istanti di vita di Raoul e riportato in Italia e consegnato ai genitori... una sua pagella della prima elementare.

L'intervista verrà pubblicata esattamente il 26 gennaio, anniversario della sua morte in Russia.





martedì 24 ottobre 2023

Ricordi, parte 23

Si avviciniamo a quei giorni e inizio a incupirmi, come mi succede tutti gli anni in questo periodo. Il pensiero va a chi è rimasto là per sempre e non è più tornato a casa, all'amico Sasha che non so se riuscirò mai più a rivedere, agli amici che sono stati con me in Russia e che seppur rivedo di tanto in tanto, non potranno più rivivere con me quell'esperienza così totale ed unica nel suo genere. Il pensiero a quella neve che non finiva mai, a quei passi uno dopo l'altro nel silenzio assoluto che difficilmente qui è possibile ascoltare, a quei luoghi così lontani ma nel contempo così vicini. Il pensiero va...

Ricompense - 2° Corpo d'A. - Gr. Leonessa

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - Ragg. CC.NN. 23 Marzo - Gruppo Leonessa.

MAVM Console SARDU Graziano alla memoria
MAVM Seniore ALBONETTI Fortunato
MAVM Seniore COMINCIOLI Giacomo alla memoria
MAVM Capo Manipolo MERINGHI Giorgio alla memoria
MAVM Capo Manipolo QUADRELLI Marcello
MAVM capo squadra BONCUORE Renato
MAVM capo squadra PIAZZETTI Vittorio
MBVM Centurione DE GIOVANNI Piero
MBVM Capo Manipolo ARLOTTI Antonio alla memoria
MBVM vice capo squadra BORTOLOTTI Bruno
MBVM vice capo squadra ODARDA Davide
MBVM vice capo squadra REBUZZINI Lorenzo
MBVM camicia nera GHIGLIA Enrico
MBVM camicia nera MAZZOLA Carlo
MBVM camicia nera NICOLA Giuseppe alla memoria
CGVM capo squadra BANFI Luigi
CGVM capo squadra ZAUSA Umberto alla memoria
CGVM vice capo squadra CIOFFI Pasquale
CGVM vice capo squadra COSCIA Giuseppe
CGVM camicia nera BREVIARIO Vincenzo alla memoria
CGVM camicia nera PITAMORSI Mario
CGVM camicia nera PROSIO Pietro