LA REGIA MARINA NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA: SUL MAR NERO E SUL LAGO LADOGA.
di Mario Veronesi, 16/03/2021.
Il 4 giugno, alcuni reparti d’assalto della Regia Marina, attuarono la loro prima azione di guerra. Si tratta della flottiglia italiana nel mar Nero, MAS, mini sommergibili CB, uomini e mezzi della X Flottiglia. Furono i tedeschi a richiedere l’invio su quel mare, di alcuni reparti della Regia Marina. Formulata formalmente il 14 gennaio 1942, dal comandante della Kriegsmarine la richiesta fu favorevolmente accolta dal comando della Regia Marina. Si decise di allestire una flottiglia mista di mezzi siluranti e d'assalto, con inizialmente un organico di quattro MAS (organizzati nella 19ª Squadriglia), cinque barchini esplosivi del tipo "Motoscafo Turismo Modificato" (MTM) e cinque motoscafi siluranti tipo "Motoscafo Turismo Silurante Modificato" (MTSM) di nuovo tipo; si aggiunsero poi i primi sei esemplari di una nuova classe di sommergibili tascabili, classe CB, appena consegnati alla Regia Marina, i quali formarono la 1ª Squadriglia sommergibili "CB". La guida della formazione fu assegnata al capitano di fregata Francesco Maria Mimbelli (1903-1978).
Il problema più grosso da affrontare fu il trasferimento delle unità. L’unica soluzione risultava essere quella del trasporto via terra, visto che lo stretto dei Dardanelli è chiuso per convenzione internazionale al traffico militare. I MAS selezionati furono riuniti a Venezia e partirono per il Mar Nero il 22 aprile 1942, sotto la direzione di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, fu organizzata un'autocolonna per il trasporto via terra attraverso il passo del Brennero fino a Vienna, caricando i MAS, privi di sovrastrutture, motori e armi, su speciali carrelli da trasporto trainati da autocarri.
Per il trasporto di barchini e motoscafi siluranti, infine, fu organizzata un'apposita autocolonna di 28 mezzi (ribattezzata "Autocolonna Moccagatta" in onore del capitano di fregata Vittorio Moccagatta, caduto nel precedente attacco a Malta del luglio 1941), completa di tutte le attrezzature per l'approntamento e la manutenzione dei mezzi. Dopo avere superato innumerevoli ostacoli e difficoltà (gli autieri e i soldati del genio aggregati dovettero, in taluni casi, demolire diverse costruzioni lungo la strada, case e ponti compresi, per consentire il passaggio agli ingombranti mezzi).
Una volta a Vienna i MAS furono riattrezzati e scesero poi il corso del Danubio, fino a raggiungere il porto romeno di Costanza. I CB partirono per ferrovia da La Spezia il 25 aprile dopo essere stati alleggeriti delle sovrastrutture, che furono poi rimontate una volta che i battelli raggiunsero Costanza. Il compito della Regia Marina è quello d’intervenire contro il naviglio sovietico da trasporto e da guerra, presente nel tratto di mare compreso tra la fortezza di Sebastopoli, lo stretto di Kerch e le basi navali di Novorossijsk e Tuapse.
Il 13 maggio 1943 termina l’attività del contingente italiano nel mar Nero, dopo un'ultima missione al largo delle coste sovietiche i MAS superstiti furono consegnati il 20 maggio alle autorità tedesche nel porto di Jalta, e la Kriegsmarine provvide ad armarli con equipaggi nel frattempo addestrati in Italia; i mezzi speciali della colonna "Moccagatta", di fatto scarsamente impiegati dopo la fine dell'assedio di Sebastopoli, erano nel frattempo già stati fatti rientrare in Italia a partire dal marzo 1943.
Regia Marina e Kriegsmarine non riuscirono a pervenire a un accordo per la cessione dei CB, i quali, dopo un periodo di lavori nel porto di Costanza, continuarono a operare in Mar Nero con equipaggi italiani ridislocandosi nel luglio 1943 a Sebastopoli.
L'annuncio dell'armistizio dell'8 settembre 1943 colse i sommergibili italiani nella loro base di Sebastopoli: gli equipaggi continuarono a operare a fianco dei tedeschi fino al 29 novembre, quando tutti i battelli furono trasferiti a Costanza dove il personale fu internato dalle autorità romene; dopo lunghe e complesse trattative tra Romania e Repubblica Sociale Italiana, il controllo dei mezzi fu formalmente restituito nel luglio 1944 alla Marina Nazionale Repubblicana, la quale tuttavia fu in grado di rimettere in condizioni operative un'unica unità, il CB 3, autoaffondato poi al momento della resa romena all'URSS nell'agosto seguente. I quattro superstiti CB furono catturati dai sovietici a Costanza e impiegati poi nel dopoguerra per prove ed esperimenti.
Un fatto curioso raccontato dal cav. Giorgio Farè già presidente del Gruppo ANMI di Gorgonzola, purtroppo deceduto anni fa, che ho conosciuto personalmente, descritto nel libro di Stefano Peronzini "Marinai non numeri": "Nell’ottobre del 1942 sono inviato con altri marinai, quattro MAS, mezzi speciali (MTM e MTSM) e il relativo materiale di supporto a Mariupol, nel mar d’Azof, l’intenzione è di spostarci sul mar Caspio al seguito dell’avanzata tedesca. Il 6 febbraio 1943 da Yalta andiamo a Feodosia, mentre i mezzi speciali privati del personale rimangono a Mariupol e ritorneranno in Italia per ferrovia nel mese successivo”. A Mariupol rimasero alcuni marinai con il compito di recuperare e di spedire per ferrovia a Simferopoli tutto il materiale di supporto. Un giorno mentre passeggiavo, intento nella lettura della lettera arrivatami da casa, incrociai due donne che parlavano in genovese: "no travagia, non fa niente". "Orco cane, siamo in Liguria", ho chiamato un mio amico veneto Balarin e gli ho detto. "Balarin ci sono i genovesi", "Milanese tu sei ubriaco senza aver bevuto" mi rispose. "Vai vicino e senti anche tu" gli risposi. Non riuscivamo a credere che a migliaia di chilometri di distanza da Genova, qualcuno parlasse come nella città della Lanterna. Affrettai il passo, raggiunsi le due donne, e mi misi a parlare con loro. Queste donne parlavano il genovese, ma non l’italiano". Le abbiamo invitate alla nostra base con le loro famiglie, si sono presentate una decina di persone, tra cui una famiglia che poi andò in Italia con il personale dei mezzi speciali. Il marito era russo, la moglie discendeva da quel ceppo genovese".
La spiegazione è semplice; nella penisola di Crimea operavano sin dal XIII secolo, commercianti veneziani e genovesi. Genova ebbe da queste parti un importante centro commerciale, sicuramente queste persone discendevano da quegli antichi genovesi, che nei secoli si erano tramandati la loro parlata. Da Caffa, partì anche la galea genovese che nel 1347 portò la peste nera la "Grande Morte" in tutto il mondo occidentale.
Non solo sul Mar Nero.
Quattro MAS classe 500, della XII Squadriglia, precisamente i numeri: 526-527-528-529, costruiti nel cantiere Boglietto di Varazze, ognuno con dieci uomini di equipaggio, con relativo staff di supporto per un totale di 99 uomini (17 ufficiali, 19 sottufficiali e 63 tra sottocapi e comuni), al comando del capitano di corvetta Giuseppe Bianchini, partirono il 25 maggio 1942, da La Spezia.
Il contingente iniziò la sua marcia di trasferimento verso il lago Ladoga, con l'assistenza di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, i MAS furono caricati su pianali da carico che, trainati da autocarri, mossero via terra: Brennero, Innsbruck, Stettino. Qui caricati sul piroscafo tedesco Thielbeck, MAS ed equipaggi attraversarono il Mar Baltico fino ad Helsinki, da qui le imbarcazioni furono trainate fino a Viipuri e, tramite canali navigabili, a Punkasalmi, per poi essere caricate su pianali ferroviari e movimentate fino a Lahdenpohja sul lago Ladoga.
Il viaggio durò in tutto 26 giorni per 3.105 chilometri di percorrenza. L'unità divenne sua volta parte del "Distaccamento navale internazionale K" formato il 17 maggio 1942 da tedeschi, italiani e finlandesi e sotto il comando del colonnello E. Jarvinen dell'esercito finlandese, impegnato contro il flusso dei rifornimenti sovietici verso Leningrado assediata.
Con l'approssimarsi della stagione invernale, durante la quale il Ladoga ghiacciava completamente, il 29 ottobre i MAS italiani furono ritirati dal lago e trasferiti, in parte tramite canali navigabili e in parte per ferrovia, fino alla base di Reval in Estonia dove giunsero il 19 novembre. In seguito allo sfavorevole andamento delle operazioni militari nel Mediterraneo, fu deciso di non prolungare ulteriormente la presenza del distaccamento italiano e tra il 5 e il 25 giugno 1943 la Squadriglia fu sciolta e i MAS ceduti alla Marina Finlandese, con cui rimasero in servizio fino al 1961.
La Regia Marina aveva bisogno di unità più importanti per il contrasto anti sommergibile e la sorveglianza costiera. Il Cantiere Baglietto raccolse la sfida ed elaborò un nuovo progetto: VAS, Vedetta Anti Sommergibile, detta "tipo Baglietto 68", unità appositamente studiate per la caccia a.s. nelle acque costiere e dotate di un forte numero di bombe da getto, apparati idrofonici e due lanciasiluri da 450 mm. Con uno scafo di 28 metri, che venne prodotto dal 1942 al 1943 in 48 esemplari, di cui 14 realizzati a Varazze da Baglietto e gli altri da differenti cantieri.
La Regia Marina giunse infine a sviluppare una terza serie, derivata dal "tipo Baglietto" con allungamento dello scafo a 34 metri (anziché 28), struttura in acciaio, con un dislocamento di 90 tonnellate, la cui realizzazione fu affidata all'Ansaldo di Genova e furono costruite nel cantiere Cerusa di Voltri. Le prime quattro furono equipaggiate con motori diesel Fiat 1212 di tipo ferroviario, che equipaggiavano le littorine, adatti all'impiego marino. Alla data dell'armistizio, solo le prime sei unità erano state consegnate alla Regia Marina, e furono tutte requisite dai tedeschi e incorporate nella Kriegsmarine.
L'articolo è presente al link https://www.difesaonline.it/news-forze-armate/storia/la-regia-marina-nella-campagna-di-russia-sul-mar-nero-e-sul-lago-ladoga
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
sabato 13 maggio 2023
martedì 9 maggio 2023
Le mappe dello CSIR e dell'ARMIR 21
Le mappe delle operazioni del CSIR e dell'ARMIR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 - Ripresa delle operazioni da parte germanica (luglio-novembre 1942).
Le fotografie di Mario Bagnasco, 34
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"Merefa 08.07.1942 messa al campo".
"Merefa 08.07.1942 messa al campo".
sabato 6 maggio 2023
Winterschacht im osten
Winterschacht im osten.
Istituita il 25 maggio 1942 e concessa sino al 4 settembre 1944, la Winterschlacht Im Osten - meglio conosciuta come Ostmedaille - era una decorazione individuale destinata ai militari dell'Asse che possedevano almeno uno di questi requisiti: aver partecipato ai combattimenti sul fronte russo per quattordici giorni o più (per gli avieri la partecipazione a trenta o più missioni di combattimento) tra il 15 novembre 1941 e il 15 aprile 1942, aver prestato servizio ininterrotto in zona di combattimento per sessanta o più giorni, essere stato autorizzato a fregiarsi con il distintivo di ferita (o congelamento) di guerra subìta al fronte russo. La medaglia, concessa anche "alla memoria", era tenuta in gran conto, considerate le difficilissime condizioni ambientali di quell'inverno (era soprannominata dai tedeschi Gefrierfleischorden, medaglia dell'Ordine della carne congelata).
Il rosso del nastro simboleggiava il sangue versato, il bianco la neve di Russia, il nero la memoria dei Caduti e, come per la Croce di Ferro, le insegne della decorazione erano spesso portate all'asola della giubba. Non è noto il numero dei soldati italiani insigniti con questa decorazione.
Le fotografie sono relative alla personale collezione del sottoscritto.
Istituita il 25 maggio 1942 e concessa sino al 4 settembre 1944, la Winterschlacht Im Osten - meglio conosciuta come Ostmedaille - era una decorazione individuale destinata ai militari dell'Asse che possedevano almeno uno di questi requisiti: aver partecipato ai combattimenti sul fronte russo per quattordici giorni o più (per gli avieri la partecipazione a trenta o più missioni di combattimento) tra il 15 novembre 1941 e il 15 aprile 1942, aver prestato servizio ininterrotto in zona di combattimento per sessanta o più giorni, essere stato autorizzato a fregiarsi con il distintivo di ferita (o congelamento) di guerra subìta al fronte russo. La medaglia, concessa anche "alla memoria", era tenuta in gran conto, considerate le difficilissime condizioni ambientali di quell'inverno (era soprannominata dai tedeschi Gefrierfleischorden, medaglia dell'Ordine della carne congelata).
Il rosso del nastro simboleggiava il sangue versato, il bianco la neve di Russia, il nero la memoria dei Caduti e, come per la Croce di Ferro, le insegne della decorazione erano spesso portate all'asola della giubba. Non è noto il numero dei soldati italiani insigniti con questa decorazione.
Le fotografie sono relative alla personale collezione del sottoscritto.
Croce di ghiaccio del CSIR
Croce di ghiaccio del C.S.I.R. 1941-42.
Con Foglio d'Ordini 12.4.1943 Dispensa 15^ n°149, il Ministero della Guerra autorizzò a fregiarsi di questa medaglia di valore onorifico i militari italiani del C.S.I.R. (Aeronautica, Esercito, Marina e Milizia) che presero parte alla Campagna di Russia tra il luglio 1941 e il luglio 1942.
La medaglia era individuale (non concedibile quindi a unità combattenti), «portabile» ma non obbligatoria. Il corrispondente nastrino era bipartito di bianco e di nero.
Le fotografie sono relative alla personale collezione del sottoscritto.
Con Foglio d'Ordini 12.4.1943 Dispensa 15^ n°149, il Ministero della Guerra autorizzò a fregiarsi di questa medaglia di valore onorifico i militari italiani del C.S.I.R. (Aeronautica, Esercito, Marina e Milizia) che presero parte alla Campagna di Russia tra il luglio 1941 e il luglio 1942.
La medaglia era individuale (non concedibile quindi a unità combattenti), «portabile» ma non obbligatoria. Il corrispondente nastrino era bipartito di bianco e di nero.
Le fotografie sono relative alla personale collezione del sottoscritto.
martedì 2 maggio 2023
Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Nei pressi di un villaggio.
Italiani sul fronte russo, seconda parte
Cinegiornali dell'epoca, i nostri soldati sul fronte russo.
Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 12
La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, dodicesima ed ultima parte. Con quest'ultimo articolo chiudo la vicenda del nostro valoroso pilota, a pochi giorni dalle celebrazioni dell'anniversario per i 100 anni della nostra Aeronautica. E proprio per questo anniversario e in queste settimane ho visitato diversi luoghi legati alla storia nella nostra Arma Azzurra; dispiace non avere trovato traccia in nessuno di questi posti della storia o di un cenno a Giorgio Iannicelli. L'ho fatto io con profonda stima e ricordo.
Decorazioni e riconoscimenti:
Oltre alla Medaglia d'Oro al V.M., alle tre Medaglie d'Argento al V.M., alla Medaglia di Bronzo al V.M. ed alla Croce di guerra al V.M. sopra ricordate, il capitano Giorgio Iannicelli, pur nella sua breve esistenza, fu insignito delle altre seguenti decorazioni:
Croce al Merito di Guerra;
Medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aerea di terzo grado (bronzo);
Medaglia commemorativa della Campagna di Spagna;
Medaglia di benemerenza per i volontari di guerra;
Croce di guerra spagnola per le operazioni di guerra in O.M.S.;
Medaglia militare collettiva spagnola per le operazioni militari in O.M.S.;
Medaglia della Campagna Spagnola per le operazioni militari in O.M.S.;
Cavaliere dell'Ordine di Skanderbeg;
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Germanica.
Brevetti ed abilitazioni al pilotaggio:
Brevetti:
Nominato pilota di velivolo senza motore il 31 agosto 1931;
Nominato pilota d'aeroplano il 29 marzo 1933;
Nominato pilota militare di aeroplano il 26 maggio 1934.
Abilitazioni:
BA 4 (conseguita il 16.1.32); BA 9 (30332); A 300/6 (7.11.33); BA 25 (1.4.34) - Scuola Accademia Aeronautica;
CR 20 (3834); RO Ibis (20.934); CR 30 (25.4.35); CR 32 (5.7.35) 72a Squadriglia;
CR 42 (9.8.39); CA 310 (28.8.39); CA 133 (30.8.39); MC 200 (9939); FN 305 (16.11.39) 369.a Squadriglia.
Ore di volo effettuate:
Dall'anno 1930 all'anno 1941 le ore volate, risultanti dai libretti di volo, quali 846 in pace e 442 in guerra.
Aerei avversari abbattuti individualmente e in collaborazione (desunti dai libretti di volo):
27 dicembre 1938. Crociera di protezione sul fronte di Lerida (Spagna). Combattimento con RATA e CURTISS. Abbattuti 7 CURTISS e 1 RATA in collaborazione. Abbattuti individualmente 1 CURTISS ed un altro probabile;
30 dicembre 1938. Crociera di protezione sul fronte di Lerida. Combattimento con CURTISS, RATA: 8 CURTISS e 2 RATA abbattuti in collaborazione;
8 gennaio 1939. Combattimento nel cielo di Montblanch (Spagna): 2 RATA e 1 CURTISS abbattuti in collaborazione;
13 gennaio 1939. Combattimento nel cielo di Montblanch: 1 RATA e 4 CURTISS abbattuti in collaborazione;
25 gennaio 1939. Crociera libera e combattimento su Barcellona: 3 RATA abbattuti in collaborazione;
1 febbraio 1939. Crociera di protezione durante il bombardamento di Gerona e Figueras. Combattimento con i RATA: abbattuti individualmente 2 RATA;
5 febbraio 1939. Mitragliamento sui campi di Figueras e Vilayiniga. Combattimento con apparecchi di tipo RATA: individualmente 1 RATA abbattuto sicuramente e 1 probabile;
14 aprile 1941. Ricognizione offensiva sulla zona di confine tra Albania e Jugoslavia. Combattimento. Un velivolo avversario abbattuto individualmente;
3 novembre 1941. Combattimento nel cielo di Gorlowka (URSS) contro un numero preponderante di caccia sovietici, conclusosi con l'abbattimento di 3 RATA e altri 8 mitragliati in collaborazione con altri cinque gregari;
29 dicembre 1941. Pomeriggio (ore 14,45 - 15,45). Ultimo volo del capitano Iannicelli. Crociera di vigilanza nella zona di Debalzewo. Combattimento insieme a due gregari e poi da solo contro una quindicina di caccia sovietici. Abbattuto individualmente un apparecchio tipo MARTIN BOMBER (Tupolev SB 2).
Fra l'estate del 1938 e la fine del 1941 sono dunque ascrivibili al capitano Iannicelli sei abbattimenti sicuri e due probabili di aerei avversari di vario tipo, oltre a quelli abbattuti in collaborazione con altri piloti (e quindi assegnati collettivamente), senza considerare quelli danneggiati in combattimento o al suolo, così come risulta da documenti ufficiali. Secondo le regole in uso presso l'Aeronautica italiana, un pilota militare entra a far parte della categoria degli "assi", quando gli viene individualmente attribuito l'abbattimento sicuro di cinque aeroplani avversari.
Decorazioni e riconoscimenti:
Oltre alla Medaglia d'Oro al V.M., alle tre Medaglie d'Argento al V.M., alla Medaglia di Bronzo al V.M. ed alla Croce di guerra al V.M. sopra ricordate, il capitano Giorgio Iannicelli, pur nella sua breve esistenza, fu insignito delle altre seguenti decorazioni:
Croce al Merito di Guerra;
Medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aerea di terzo grado (bronzo);
Medaglia commemorativa della Campagna di Spagna;
Medaglia di benemerenza per i volontari di guerra;
Croce di guerra spagnola per le operazioni di guerra in O.M.S.;
Medaglia militare collettiva spagnola per le operazioni militari in O.M.S.;
Medaglia della Campagna Spagnola per le operazioni militari in O.M.S.;
Cavaliere dell'Ordine di Skanderbeg;
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Germanica.
Brevetti ed abilitazioni al pilotaggio:
Brevetti:
Nominato pilota di velivolo senza motore il 31 agosto 1931;
Nominato pilota d'aeroplano il 29 marzo 1933;
Nominato pilota militare di aeroplano il 26 maggio 1934.
Abilitazioni:
BA 4 (conseguita il 16.1.32); BA 9 (30332); A 300/6 (7.11.33); BA 25 (1.4.34) - Scuola Accademia Aeronautica;
CR 20 (3834); RO Ibis (20.934); CR 30 (25.4.35); CR 32 (5.7.35) 72a Squadriglia;
CR 42 (9.8.39); CA 310 (28.8.39); CA 133 (30.8.39); MC 200 (9939); FN 305 (16.11.39) 369.a Squadriglia.
Ore di volo effettuate:
Dall'anno 1930 all'anno 1941 le ore volate, risultanti dai libretti di volo, quali 846 in pace e 442 in guerra.
Aerei avversari abbattuti individualmente e in collaborazione (desunti dai libretti di volo):
27 dicembre 1938. Crociera di protezione sul fronte di Lerida (Spagna). Combattimento con RATA e CURTISS. Abbattuti 7 CURTISS e 1 RATA in collaborazione. Abbattuti individualmente 1 CURTISS ed un altro probabile;
30 dicembre 1938. Crociera di protezione sul fronte di Lerida. Combattimento con CURTISS, RATA: 8 CURTISS e 2 RATA abbattuti in collaborazione;
8 gennaio 1939. Combattimento nel cielo di Montblanch (Spagna): 2 RATA e 1 CURTISS abbattuti in collaborazione;
13 gennaio 1939. Combattimento nel cielo di Montblanch: 1 RATA e 4 CURTISS abbattuti in collaborazione;
25 gennaio 1939. Crociera libera e combattimento su Barcellona: 3 RATA abbattuti in collaborazione;
1 febbraio 1939. Crociera di protezione durante il bombardamento di Gerona e Figueras. Combattimento con i RATA: abbattuti individualmente 2 RATA;
5 febbraio 1939. Mitragliamento sui campi di Figueras e Vilayiniga. Combattimento con apparecchi di tipo RATA: individualmente 1 RATA abbattuto sicuramente e 1 probabile;
14 aprile 1941. Ricognizione offensiva sulla zona di confine tra Albania e Jugoslavia. Combattimento. Un velivolo avversario abbattuto individualmente;
3 novembre 1941. Combattimento nel cielo di Gorlowka (URSS) contro un numero preponderante di caccia sovietici, conclusosi con l'abbattimento di 3 RATA e altri 8 mitragliati in collaborazione con altri cinque gregari;
29 dicembre 1941. Pomeriggio (ore 14,45 - 15,45). Ultimo volo del capitano Iannicelli. Crociera di vigilanza nella zona di Debalzewo. Combattimento insieme a due gregari e poi da solo contro una quindicina di caccia sovietici. Abbattuto individualmente un apparecchio tipo MARTIN BOMBER (Tupolev SB 2).
Fra l'estate del 1938 e la fine del 1941 sono dunque ascrivibili al capitano Iannicelli sei abbattimenti sicuri e due probabili di aerei avversari di vario tipo, oltre a quelli abbattuti in collaborazione con altri piloti (e quindi assegnati collettivamente), senza considerare quelli danneggiati in combattimento o al suolo, così come risulta da documenti ufficiali. Secondo le regole in uso presso l'Aeronautica italiana, un pilota militare entra a far parte della categoria degli "assi", quando gli viene individualmente attribuito l'abbattimento sicuro di cinque aeroplani avversari.
mercoledì 26 aprile 2023
Ripiegamento del 5° Alpini
STRALCIO DELLA RELAZIONE SUL RIPIEGAMENTO DEL 5° ALPINI DALLE LINEE DEL MEDIO DON (COLONNELLO GIUSEPPE ADAMI) 15-31 GENNAIO - DESCRIZIONE DEL COMBATTIMENTO AVVENUTO IL 26 GENNAIO AD ARNAUTOWO (RUSSIA).
26 GENNAIO 1943.
Circa le ore 2 elementi sbandati della Divisione "Cuneense" invadono la strada centrale del paese affermando che a Sud-Ovest del paese stesso, erano stati attaccati da truppe russe e partigiani. La notizia è avvalorata dal fatto che la sparatoria, che aveva continuato tutta la notte in direzione di Arnautowo, si era intensificata ed estesa ai margini del bosco proprio a Sud-Ovest dell'abitato; per di più tra le case cadono colpi di mortaio, di cannoncino anticarro e traccianti. Di ciò avuta la diretta percezione dopo di essere uscito all'aperto, comunico l'allarme ai Battaglioni e dispongo la eventuale difesa del posto e lo sbarramento delle vie di accesso.
La luna ed cielo chiarissimo permettono una buona visibilità. Poco dopo arriva il Generale Reverberi che, reso da me edotto delle misure prese, ordina di anticipare la partenze di un'ora e di rafforzare nel frattempo con una Compagnia la difesa del quadrivio, presso il quale si era sistemato il Comando di Corpo d'Armata: al quale provvedo mandando in luogo la 48a Compagnia del Battaglione "Tirano" rinforzata con i pezzi di artiglieria. Contro ogni previsione l'attacco non si sviluppa ed anzi viene a cessare anche l'azione nemica. Alle ore 5 il Battaglione "Tirano" inizia il movimento, tosto seguito dalle molte slitte del Gruppo Fischer. Esso appena giunto alle prime case di Arnautowo, quando il comandante del Plotone Esploratori informa di avere preso contatto con il nemico che sta avanzando.
Il Maggiore Maccagno, Comandante del Battaglione, si porta subito avanti per rendersi personalmente conto della situazione mentre mortai e mitragliatrici russe aprono il fuoco sui reparti e può constatare che l'avversario sta premendo sul fianco sinistro della colonna, che la strada oltre la selletta di Arnautowo è potenzialmente sbarrata da cannoni anticarro, mortai e mitragliatrici e che inoltre, grosse pattuglie russe operano sull'alto del costone di destra.
Dispone per lo spiegamento del Battaglione in formazione di combattimento, con la 49a Compagnia a sinistra, la 46a Compagnia al centro e la C.C.T. sulla destra con compito, quest'ultima, di operare un largo movimento sul fianco del nemico. Fa inoltre piazzare le armi di accompagnamento che aprono subito il fuoco. Sulla indicazione di un Ufficiale di Cavalleria, pratico del posto, incanalo il movimento della colonna, meno le slitte e gli automezzi del Gruppo Fischer, lungo una strada secondaria che, deviando destra e in basso, porta direttamente alla selletta, mentre ordino alle predette slitte e automezzi di procedere per la strada principale alta protetti dalla 48a Compagnia.
Alla Selletta dal Maggiore Maccagno ho relazione dello Stato di cose. In quel momento forti nuclei avversari premono al centro e alla sinistra ed avanzano rapidi cantando. La difficilissima situazione mi induce a far inviare sulla destra una Squadra mitraglieri della 48a Compagnia, per dare maggiore efficacia alla controffensiva sul fianco e a chiedere l'immediato intervento dei Gruppi "Vicenza e Val Camonica", onde appoggiare al centro e sulla sinistra l'azione del "Tirano". Ordino inoltre di far sgomberare con qualunque mezzo la strada invasa di slitte e di salmerie cosi da permettere alle artiglierie una rapida avanzata. Successivamente ordino al Battaglione "Edolo" di portarsi in testa alla colonna. In attesa dell'arrivo delle richieste batterie, che a fatica procedono verso la selletta, un pezzo da 105 del Gruppo Fischer, appena sopraggiunto, su richiesta del Maggiore Maccagno apre il fuoco contro una casa sulla quota 210 a Nord-Est dalla quale escono elementi nemici diretti verso la antistante balka - colpendola e demolendola in breve con evidente vantaggio per la C.C.T. ed i mitraglieri che procedono in quella direzione. Anche la Batteria a disposizione del Battaglione "Tirano" un mortaio da 81 e due cannoni da 47 anticarro, svolgono azione contro centri di fuoco nemici stando allo scoperto, tanto due Ufficiali, impegnati personalmente a sparare, restano feriti alle braccia e alle mani da pallottole di mitragliatrice.
Le tre Compagnie del Battaglione a stretto contatto con il nemico resistono bravamente e sotto violento fuoco reagiscono a brevissima distanza con lancio di bombe a mano. L'ora eroica del "Tirano" è pagata a duro prezzo: cadono due Comandanti di Compagnia, cadono numerosi altri Ufficiali ed Alpini, altri ancora restano feriti per continuare a combattere. La situazione permane critica affinché, a decidere favorevolmente le sorti, intervengono due fatti: l'azione violenta di fuoco iniziata dalla C.C.T. e dalla Squadra mitraglieri della 48a Compagnia, che dopo avere snidato il nemico dalla casa di quota 210 erano piombati sul fianco ed a tergo e l'entrata in azione di una Batteria del Gruppo "Val Camonica" che opera efficaci tiri di distruzione dei centri avversari. La Batteria del Gruppo "Vicenza" non riesce invece a partecipare all'azione per l'insufficienza delle sue armi. A distruggere un centro avanzato del nemico concorre il S.Tenente Gariboldi, Ufficiale di Collegamento del 5° Reggimento Alpini, che fa uso di una mitragliatrice lasciata sul posto dalla 33a Batteria del Gruppo "Bergamo" attaccata e messa fuori combattimento durante la notte. Lo scontro è ormai sul finire. I russi fuggono abbandonando sul terreno numerosi morti. Il Maggiore Fischer, che arriva alla selletta, scende dal carro cingolato per congratularsi con me del magnifico comportamento degli Alpini del "Tirano".
Sta di fatto che questo Battaglione, chiamato con forze ridotte e stanche dall'estenuante marcia di nove giorni tra stenti di ogni genere e con armi in gran parte inefficienti a cozzare contro un nemico fresco, imbaldanzito dai recenti successi, dotato di armi formidabili, ha saputo col solo appoggio di pochi pezzi di artiglieria e mediante l'eroico sacrificio di ben 11 dei suoi Ufficiali e Alpini - volgere al successo una situazione difficilissima che avrebbe potuto compromettere la salvezza di tutta la colonna. Il Battaglione 'Edolo" nonostante tutti gli sforzi per obbedire al mio ordine di portarsi in testa, non vi ancora riuscito, chiuso, come si trova, dalla ressa pressante degli automezzi, delle slitte, degli uomini che si accalcano dappertutto: né vi sarebbe riuscito nell'ipotesi disgraziata che, sopraffatto il "Tirano", si fosse reso necessario suo concorso. Le conseguenze che sarebbero derivate in tale eventualità sono facilmente intuibili.
Gloria dunque al "Tirano" e meritato un segno che ne ricordi l'eroismo e il sacrificio. Arriva il Generale Reverberi che senz'altro, quando ancora le pattuglie vittoriose inseguono il nemico, dà ordine a tutta la colonna di riprendere la marcia verso Nikolajewka.
Dati gli ordini al Comandante del Battaglione "Tirano" di raccogliere i superstiti e di proseguire, mi alla C.C.R. al seguito del Generale Reverberi. Dopo qualche ora di marcia in prossimità di Nikolajewka la colonna si arresta. Le artiglierie del Gruppo Fischer si stanno mettendo in posizione. Dal Comandante della Divisione ho notizia che da parte del Gruppo "Vestone" e di elementi del "Val Chiese" i quali però, portatisi alla ferrovia che limita il lato est del paese, non riescono a procedere oltre per la violenta reazione di fuoco nemica. Pure in posizione trovo una Batteria del Gruppo "Bergamo" mentre il Gruppo "Vicenza" sta affluendo e il Gruppo "Val Camonica" risulta ancora indietro... (omissis) ...
Il 26 gennaio segna una delle giornate più sanguinose ma anche delle più gloriose della Divisione Tridentina; più che per tutti gloriosa per il 5° Reggimento Alpini, il quale, con duri decisivi combattimenti di Nikitowka e Nikolajewka, sostenuti a poche ore di distanza, in condizioni assolutamente sfavorevoli, ha saputo imporsi al rispetto di un nemico agguerrito e prevalente di uomini e per mezzi e tenere sempre alto il buon nome della Patria e la tradizione della Bandiera.
PERDITE Ufficiali Sottufficiali ed Alpini Morti 11 63 Feriti e Congelati 15 399 Dispersi 5 497
IL COMANDATE DEL REGGIMENTO
Colonnello Giuseppe ADAMI
P.S. l'immagine non si riferisce alla battaglia di Nikolajewka ma agli scontri nei pressi dell'abitato di Scheljakino.
26 GENNAIO 1943.
Circa le ore 2 elementi sbandati della Divisione "Cuneense" invadono la strada centrale del paese affermando che a Sud-Ovest del paese stesso, erano stati attaccati da truppe russe e partigiani. La notizia è avvalorata dal fatto che la sparatoria, che aveva continuato tutta la notte in direzione di Arnautowo, si era intensificata ed estesa ai margini del bosco proprio a Sud-Ovest dell'abitato; per di più tra le case cadono colpi di mortaio, di cannoncino anticarro e traccianti. Di ciò avuta la diretta percezione dopo di essere uscito all'aperto, comunico l'allarme ai Battaglioni e dispongo la eventuale difesa del posto e lo sbarramento delle vie di accesso.
La luna ed cielo chiarissimo permettono una buona visibilità. Poco dopo arriva il Generale Reverberi che, reso da me edotto delle misure prese, ordina di anticipare la partenze di un'ora e di rafforzare nel frattempo con una Compagnia la difesa del quadrivio, presso il quale si era sistemato il Comando di Corpo d'Armata: al quale provvedo mandando in luogo la 48a Compagnia del Battaglione "Tirano" rinforzata con i pezzi di artiglieria. Contro ogni previsione l'attacco non si sviluppa ed anzi viene a cessare anche l'azione nemica. Alle ore 5 il Battaglione "Tirano" inizia il movimento, tosto seguito dalle molte slitte del Gruppo Fischer. Esso appena giunto alle prime case di Arnautowo, quando il comandante del Plotone Esploratori informa di avere preso contatto con il nemico che sta avanzando.
Il Maggiore Maccagno, Comandante del Battaglione, si porta subito avanti per rendersi personalmente conto della situazione mentre mortai e mitragliatrici russe aprono il fuoco sui reparti e può constatare che l'avversario sta premendo sul fianco sinistro della colonna, che la strada oltre la selletta di Arnautowo è potenzialmente sbarrata da cannoni anticarro, mortai e mitragliatrici e che inoltre, grosse pattuglie russe operano sull'alto del costone di destra.
Dispone per lo spiegamento del Battaglione in formazione di combattimento, con la 49a Compagnia a sinistra, la 46a Compagnia al centro e la C.C.T. sulla destra con compito, quest'ultima, di operare un largo movimento sul fianco del nemico. Fa inoltre piazzare le armi di accompagnamento che aprono subito il fuoco. Sulla indicazione di un Ufficiale di Cavalleria, pratico del posto, incanalo il movimento della colonna, meno le slitte e gli automezzi del Gruppo Fischer, lungo una strada secondaria che, deviando destra e in basso, porta direttamente alla selletta, mentre ordino alle predette slitte e automezzi di procedere per la strada principale alta protetti dalla 48a Compagnia.
Alla Selletta dal Maggiore Maccagno ho relazione dello Stato di cose. In quel momento forti nuclei avversari premono al centro e alla sinistra ed avanzano rapidi cantando. La difficilissima situazione mi induce a far inviare sulla destra una Squadra mitraglieri della 48a Compagnia, per dare maggiore efficacia alla controffensiva sul fianco e a chiedere l'immediato intervento dei Gruppi "Vicenza e Val Camonica", onde appoggiare al centro e sulla sinistra l'azione del "Tirano". Ordino inoltre di far sgomberare con qualunque mezzo la strada invasa di slitte e di salmerie cosi da permettere alle artiglierie una rapida avanzata. Successivamente ordino al Battaglione "Edolo" di portarsi in testa alla colonna. In attesa dell'arrivo delle richieste batterie, che a fatica procedono verso la selletta, un pezzo da 105 del Gruppo Fischer, appena sopraggiunto, su richiesta del Maggiore Maccagno apre il fuoco contro una casa sulla quota 210 a Nord-Est dalla quale escono elementi nemici diretti verso la antistante balka - colpendola e demolendola in breve con evidente vantaggio per la C.C.T. ed i mitraglieri che procedono in quella direzione. Anche la Batteria a disposizione del Battaglione "Tirano" un mortaio da 81 e due cannoni da 47 anticarro, svolgono azione contro centri di fuoco nemici stando allo scoperto, tanto due Ufficiali, impegnati personalmente a sparare, restano feriti alle braccia e alle mani da pallottole di mitragliatrice.
Le tre Compagnie del Battaglione a stretto contatto con il nemico resistono bravamente e sotto violento fuoco reagiscono a brevissima distanza con lancio di bombe a mano. L'ora eroica del "Tirano" è pagata a duro prezzo: cadono due Comandanti di Compagnia, cadono numerosi altri Ufficiali ed Alpini, altri ancora restano feriti per continuare a combattere. La situazione permane critica affinché, a decidere favorevolmente le sorti, intervengono due fatti: l'azione violenta di fuoco iniziata dalla C.C.T. e dalla Squadra mitraglieri della 48a Compagnia, che dopo avere snidato il nemico dalla casa di quota 210 erano piombati sul fianco ed a tergo e l'entrata in azione di una Batteria del Gruppo "Val Camonica" che opera efficaci tiri di distruzione dei centri avversari. La Batteria del Gruppo "Vicenza" non riesce invece a partecipare all'azione per l'insufficienza delle sue armi. A distruggere un centro avanzato del nemico concorre il S.Tenente Gariboldi, Ufficiale di Collegamento del 5° Reggimento Alpini, che fa uso di una mitragliatrice lasciata sul posto dalla 33a Batteria del Gruppo "Bergamo" attaccata e messa fuori combattimento durante la notte. Lo scontro è ormai sul finire. I russi fuggono abbandonando sul terreno numerosi morti. Il Maggiore Fischer, che arriva alla selletta, scende dal carro cingolato per congratularsi con me del magnifico comportamento degli Alpini del "Tirano".
Sta di fatto che questo Battaglione, chiamato con forze ridotte e stanche dall'estenuante marcia di nove giorni tra stenti di ogni genere e con armi in gran parte inefficienti a cozzare contro un nemico fresco, imbaldanzito dai recenti successi, dotato di armi formidabili, ha saputo col solo appoggio di pochi pezzi di artiglieria e mediante l'eroico sacrificio di ben 11 dei suoi Ufficiali e Alpini - volgere al successo una situazione difficilissima che avrebbe potuto compromettere la salvezza di tutta la colonna. Il Battaglione 'Edolo" nonostante tutti gli sforzi per obbedire al mio ordine di portarsi in testa, non vi ancora riuscito, chiuso, come si trova, dalla ressa pressante degli automezzi, delle slitte, degli uomini che si accalcano dappertutto: né vi sarebbe riuscito nell'ipotesi disgraziata che, sopraffatto il "Tirano", si fosse reso necessario suo concorso. Le conseguenze che sarebbero derivate in tale eventualità sono facilmente intuibili.
Gloria dunque al "Tirano" e meritato un segno che ne ricordi l'eroismo e il sacrificio. Arriva il Generale Reverberi che senz'altro, quando ancora le pattuglie vittoriose inseguono il nemico, dà ordine a tutta la colonna di riprendere la marcia verso Nikolajewka.
Dati gli ordini al Comandante del Battaglione "Tirano" di raccogliere i superstiti e di proseguire, mi alla C.C.R. al seguito del Generale Reverberi. Dopo qualche ora di marcia in prossimità di Nikolajewka la colonna si arresta. Le artiglierie del Gruppo Fischer si stanno mettendo in posizione. Dal Comandante della Divisione ho notizia che da parte del Gruppo "Vestone" e di elementi del "Val Chiese" i quali però, portatisi alla ferrovia che limita il lato est del paese, non riescono a procedere oltre per la violenta reazione di fuoco nemica. Pure in posizione trovo una Batteria del Gruppo "Bergamo" mentre il Gruppo "Vicenza" sta affluendo e il Gruppo "Val Camonica" risulta ancora indietro... (omissis) ...
Il 26 gennaio segna una delle giornate più sanguinose ma anche delle più gloriose della Divisione Tridentina; più che per tutti gloriosa per il 5° Reggimento Alpini, il quale, con duri decisivi combattimenti di Nikitowka e Nikolajewka, sostenuti a poche ore di distanza, in condizioni assolutamente sfavorevoli, ha saputo imporsi al rispetto di un nemico agguerrito e prevalente di uomini e per mezzi e tenere sempre alto il buon nome della Patria e la tradizione della Bandiera.
PERDITE Ufficiali Sottufficiali ed Alpini Morti 11 63 Feriti e Congelati 15 399 Dispersi 5 497
IL COMANDATE DEL REGGIMENTO
Colonnello Giuseppe ADAMI
P.S. l'immagine non si riferisce alla battaglia di Nikolajewka ma agli scontri nei pressi dell'abitato di Scheljakino.
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