Da "Il sergente nella neve"... Marangoni mi guardava, capiva tutto e taceva. E ora anche Marangoni è morto, un alpino come tanti. Un ragazzo era, anzi un bambino. Rideva sempre, e quando riceveva posta mi mostrava la lettera agitandola in alto: - E' la morosa - diceva. E ora anche lui è morto. Una mattina, smontato all'alba, era salito sull'orlo della trincea a prendere la neve per fare il caffè e vi fu un solo colpo di fucile. Piombò giù nella trincea con un foro nella tempia. Morì poco dopo nella sua tana fra i compagni e non mi sentii il cuore di andarlo a vedere. Tante volte si era usciti all'alba, anch'io parecchie volte, e nessuno sparava. Anche i russi uscivano e noi non sparavamo mai. Perché ci fu quel colpo quella mattina? E perché morì così Marangoni? Forse durante la notte, pensavo, i russi avranno avuto il cambio e questi saranno nuovi. - Bisogna stare attenti e uscire con l'elmetto, - dissi per le tane. Avrei avuto voglia di appostarmi con il fucile e aspettare i russi come si aspetta la lepre. Ma non feci nulla.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
sabato 4 aprile 2020
Il sergente nella neve 2
Da "Il sergente nella neve"... Nella sua nicchia vicino alla stufa Giuanin mangierà il rancio e penserà: "Ghe rivarem a baita?". Camminavo solo per i camminamenti. Mi fermai accanto ad una vedetta e non dissi niente; guardai da una feritoia la neve sul fiume; non si vedevano più le peste della pattuglia, ma io le avevo e le ho ancora dentro, come piccole ombre sulla neve di luce ghiacciata.
venerdì 3 aprile 2020
Il sergente nella neve 1
Da "Il sergente nella neve"... Venne anche il giorno di Natale. Sapevo che era il giorno di Natale perché il tenente la sera prima era venuto nella tana a dirci: - E' Natale domani! - Lo sapevo anche perché dall'Italia avevo ricevuto tante cartoline con alberi e bambini. Una ragazza mi aveva mandato una cartolina in rilievo con il presepio, e la inchiodai sui pali di sostegno del bunker. Sapevamo che era Natale.
giovedì 26 marzo 2020
lunedì 24 febbraio 2020
venerdì 14 febbraio 2020
martedì 11 febbraio 2020
Appuntamento a Sesto San Giovanni
Sabato 15 febbraio dalle ore 16.30 a Sesto San Giovanni parleremo della Campagna di Russia, grazie al circolo culturale Il Tricolore. Presenti il sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano, l'Assessore alla Cultura Alessandra Magno, Paola Chiesa docente e studiosa di storia militare, l'Associazione Nazionale Alpini di Sesto San Giovanni e non ultima la sezione di Milano dell'Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, di cui faccio orgogliosamente parte da diversi anni.
Intervista a tre protagonisti
Il senso vero dell'andare in Russia e magari ripercorrere a piedi lo stesso tragitto delle colonne in ritirata degli Alpini e non solo a distanza di oltre 70 anni... eccolo non dalle mie parole ma da quelle degli amici Roberto, Lorenzo e Gabriele che sono stati con me quest'anno e hanno rivissuto emozioni impossibili da dimenticare. Parole vere, essenziali, dirette! Ecco che traspare da questi pochi minuti l'essenza totale di queste esperienze: capire, ricordare ed onorare tutti; partire quasi come sconosciuti e lasciarsi dopo qualche giorno con le lacrime agli occhi, perchè si è capito quale esperienza intensa ed unica abbiamo provato tutti insieme.
domenica 9 febbraio 2020
L'Armata Italiana in Russia
1941-43 L'Armata Italiana in Russia: a mio parere il più bel documentario prodotto in italiano sullo CSIR e l'ARMIR... corretto, equilibrato e soprattutto tutto da vedere.
venerdì 7 febbraio 2020
Ricordi...
Facebook mi propone oggi questa fotografia e questo ricordo... era il gennaio 2013, il primo trekking in Russia organizzato da me; così tanto voluto, così tanto desiderato che solo al rientro mi sono reso conto di cosa ero riuscito a realizzare: un sogno! Era il penultimo giorno di marcia; alla sera saremmo arrivati a Nikitowka e il giorno dopo avrei visto finalmente Nikolajewka. Non è stato un inverno mite come quest’ultimo: alcuni giorni di prima mattina la temperatura era anche di -28 gradi sotto zero, e il gruppo, dalle iniziali otto persone che eravamo, si era già ridotto a sei: l’esaurimento fisico aveva già mietuto alcune vittime. Quella mattina il cielo era bellissimo, l’aria tersa e fredda; ogni volta che si chiudevano gli occhi, le ciglia si incollavano fra loro; il passamontagna si copriva di ghiaccio e diventava rigido; improbabile tenere una mano senza guanti per troppi minuti.
Quella mattina la nostra guida ci propose due possibili itinerari: uno più lungo ma su strade battute anche se ricoperte dalla neve (e quanta neve quell’anno) ed uno leggermente più corto ma totalmente o quasi in mezzo ai campi; ci siamo guardati in faccia e alla fine abbiamo optato per la seconda soluzione. Si partiva dal villaggio di Garbusowo... quest’anno per percorrere la tratta Garbusowo-Nikitowka abbiamo marciato per 37 km; nel 2013 furono di meno ma non molti di meno.
Fu e rimane nella mia testa e nel mio cuore la giornata più memorabile trascorsa in Russia: tutto il giorno o quasi a camminare nel nulla; solo silenzio, fatica ed il rumore della neve sotto gli scarponi... quel caratteristico rumore che i nostri soldati descrivevano nei loro libri e che presero presto tanto ad odiare. Un mare, anzi un oceano bianco senza fine e senza punti di riferimento, se non una balca o un filare di alberi. Solo verso metà della giornata incontrammo un piccolo villaggio completamente abbandonato; la domanda fu immediata: saranno passati anche loro di qua e avranno trovato riparo 70 anni prima in queste misere isbe?
Arrivammo a Nikitowka alla sera; era quasi già buio. Quel giorno in particolare la stanchezza si stava facendo sentire; mancava un solo giorno alla fine di tutto quanto. Per una giornata, per qualche ora avevamo davvero viaggiato in un altro mondo, in un’altra epoca, fuori e lontano da tutto ciò a cui eravamo e siamo tutt’oggi abituati. A distanza di anni ricordo ancora quel senso di vuoto e di mancanza di punti di riferimento che deve aver pervaso i nostri soldati in situazioni ben peggiori da quella che avevamo appena affrontato.
Ogni volta che parlo di Russia e tengo una serata in memoria del sacrificio di quei ragazzi, parto con questa immagine, perché in uno scatto c’è davvero tanto di Russia, di quella Russia che qualcuno di noi va ancora cercando.
Quella mattina la nostra guida ci propose due possibili itinerari: uno più lungo ma su strade battute anche se ricoperte dalla neve (e quanta neve quell’anno) ed uno leggermente più corto ma totalmente o quasi in mezzo ai campi; ci siamo guardati in faccia e alla fine abbiamo optato per la seconda soluzione. Si partiva dal villaggio di Garbusowo... quest’anno per percorrere la tratta Garbusowo-Nikitowka abbiamo marciato per 37 km; nel 2013 furono di meno ma non molti di meno.
Fu e rimane nella mia testa e nel mio cuore la giornata più memorabile trascorsa in Russia: tutto il giorno o quasi a camminare nel nulla; solo silenzio, fatica ed il rumore della neve sotto gli scarponi... quel caratteristico rumore che i nostri soldati descrivevano nei loro libri e che presero presto tanto ad odiare. Un mare, anzi un oceano bianco senza fine e senza punti di riferimento, se non una balca o un filare di alberi. Solo verso metà della giornata incontrammo un piccolo villaggio completamente abbandonato; la domanda fu immediata: saranno passati anche loro di qua e avranno trovato riparo 70 anni prima in queste misere isbe?
Arrivammo a Nikitowka alla sera; era quasi già buio. Quel giorno in particolare la stanchezza si stava facendo sentire; mancava un solo giorno alla fine di tutto quanto. Per una giornata, per qualche ora avevamo davvero viaggiato in un altro mondo, in un’altra epoca, fuori e lontano da tutto ciò a cui eravamo e siamo tutt’oggi abituati. A distanza di anni ricordo ancora quel senso di vuoto e di mancanza di punti di riferimento che deve aver pervaso i nostri soldati in situazioni ben peggiori da quella che avevamo appena affrontato.
Ogni volta che parlo di Russia e tengo una serata in memoria del sacrificio di quei ragazzi, parto con questa immagine, perché in uno scatto c’è davvero tanto di Russia, di quella Russia che qualcuno di noi va ancora cercando.
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