Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.
Ottava parte, L'era dei cinegiornali.
Nel 1924, su iniziativa dell’avvocato e giornalista Luciano De Feo, era stato costituito il Sindacato istruzione cinematografica (SIC), con l’intenzione di produrre film educativi per un’Italia fortemente analfabeta. Nel settembre dello stesso anno, sottoponendo l’idea a Mussolini, De Feo vide aumentare il capitale sociale della SIC a due milioni e mezzo di lire, grazie al sostegno di vari enti statali. Mussolini stesso, che ne aveva compreso le potenzialità come strumento di propaganda, suggerì di ribattezzare la società L.U.C.E. (L’Unione cinematografica Educativa), prima di trasformarla con il r.d.l. nr. 1985 del 5 novembre 1925 in ente statale con il nome di Istituto Nazionale Luce.
Nel 1926, una legge rese obbligatoria in tutti i cinema italiani le proiezioni di parate militari, eventi sportivi e, dal 1927, dei cinegiornali. Nel 1937 l’Istituto Luce cessa di dipendere direttamente dal Capo del Governo per passare sotto il controllo del Ministero della Cultura Popolare. Mussolini, grazie alla sua esperienza giornalistica e politica e alle sue innate doti oratorie, seppe sfruttare al meglio le enormi potenzialità che il mezzo cinematografico offriva, arrivando a costruire il mito di se stesso.
Il primo cinegiornale venne proiettato nel 1927 e, in quel primo anno, ne furono realizzati quarantaquattro. Negli anni del regime, in tutto, ne furono prodotti più di 3000, ai quali si devono aggiungere i cinquantacinque Giornali Luce realizzati durante il breve periodo della Repubblica di Salò. Per quanto riguarda la campagna di Russia, l’Istituto Luce arrivò a produrre la considerevole cifra di quarantatré Giornali Luce. Il taglio con cui viene raccontata la campagna di Russia è uguale allo stile utilizzato per la descrizione di tutti gli altri teatri di guerra. I soldati italiani vengono sempre presentati come uomini che, nonostante le difficoltà, con spirito di abnegazione e continui atti di eroismo, riescono ad avanzare e sconfiggere il nemico. Particolare attenzione viene riservata alle visite delle personalità del regime al fronte, come quella del Duce insieme a Hitler nell’agosto 1941 o quelle del Capo di Stato Maggiore della Milizia Enzo Emilio Galbiati e del Segretario del Partito Fascista Aldo Vidussoni, entrambe nel novembre 1942.
Eppure, a partire dalla metà degli anni ’30, il monopolio dell’Istituto Luce venne insidiato da una piccola casa di produzione milanese, la INCOM. Fondata dal giornalista Sandro Pallavicini, la società Industria cortometraggi Milano, nome completo della INCOM, specializzandosi nella produzione di filmati propagandistici, cercò di fare concorrenza all’Istituto Luce.
Dopo la realizzazione di documentari e reportage di guerra tra i quali, per la parte relativa alla Russia, ricordiamo Officine volanti (1941) di Pietro Benedetti, Treno ospedale 34 (1941), Dietro la trincea (1942) e Quando il cannone tace (1942) di Vittorio Carpignano, la INCOM «s’impegnò nell’immediato dopoguerra, oltre che in laboratori per il doppiaggio, soprattutto nella produzione di un cinegiornale, La Settimana Incom, che rappresentò una delle fonti più popolari di informazione e attualità d’Italia». La Settimana Incom, con il sostegno da parte dello Stato, riuscì a sbaragliare la concorrenza e diede spazio «agli interrogativi di quegli anni sull’identità nazionale, agli emergenti bisogni della ricostruzione, nonché alle incipienti prospettive di riscatto progresso».
All’interno di una vastissima produzione, circa 2500 puntate, troviamo quattro cinegiornali che raccontano un aspetto della campagna di Russia, ossia il rientro in patria di alcuni prigionieri italiani in Unione Sovietica. Infatti gli operatori de La Settimana Incom, in un arco di tempo compreso tra il 1950 e il 1955, filmano i precisi attimi in cui i nostri soldati, dopo le fatiche della guerra e le sofferenze dei campi di prigionia, possono finalmente riabbracciare l’Italia e i loro cari.
In tal senso risulta particolarmente emblematica la vicenda vissuta da Enzo Boletti e documentata dagli operatori de La Settimana Incom. Il sottotenente Boletti della divisone Tridentina, dopo aver combattuto in Jugoslavia, fu fatto prigioniero dai tedeschi all’indomani dell’8 settembre 1943. Deportato in Polonia, riuscì a scappare e ad unirsi alla resistenza polacca conseguendo il grado di tenente colonnello. Nell’aprile 1945, complice l’avanzata dell’Armata Rossa, Boletti viene catturato e trasferito a Mosca, nel carcere della Lubjanka, in quanto considerato come “elemento sospetto”. Trasferito in diversi campi di prigionia, Boletti trascorse quasi dieci anni in Russia facendo ritorno in Italia soltanto nel 1954.
Le dolorose traversie patite dal Boletti ci consentono di fare una piccola ma utile puntualizzazione. Al termine del conflitto, oltre ai soldati del CSIR e dell’Armir, in Russia esistevano altre due categorie di detenuti: gli ex IMI (Internati militari italiani) e il personale diplomatico della Repubblica Sociale italiana di Romania e Bulgaria. I dati di queste diverse categorie furono spesso accavallati dai sovietici rendendo in tal modo difficoltoso il lavoro di censimento delle autorità italiane. La maggior parte di questi uomini farà ritorno in Italia nella prima metà degli anni ’50, a seguito di lunghe e complesse trattative diplomatiche.
Il periodo d’oro della INCOM durò fino ai primi anni ’60 quando, complice l’affermazione del fenomeno televisivo, la società iniziò un inesorabile declino che dapprima la costrinse a sospendere la produzione de La Settimana Incom nel 1965 e successivamente alla vendita del marchio INCOM e dei suoi archivi all’Istituto Luce
- Cinecittà nel 1967. Alla fine degli anni ’90 lo stesso Istituto Luce - Cinecittà inizia l’archiviazione e la digitalizzazione degli archivi Luce, Incom e di altre diverse collezioni cinematografiche e fotografiche. Successivamente nel luglio 2012 l’Istituto Luce - Cinecittà ha stretto una partnership con Google Italia per proporre i
30.000 video dei suoi archivi sulla piattaforma web YouTube.
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