domenica 31 dicembre 2023

Italiani nella neve, parte 5

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Quinta parte, il Neorealismo (4).

Infine, l’ultima tappa di questo viaggio è rappresentata da I girasoli (1970). La pellicola, firmata da Vittorio De Sica, uno dei registi simbolo del Neorealismo, racconta la vicenda amorosa tra Antonio (Marcello Mastroianni), militare partito per la guerra di Russia, e Giovanna (Sophia Loren) vedova di guerra. Giovanna, spazientita dalla spola tra i diversi distretti militari e rincuorata da un reduce (Glauco Onorato) che ha visto Antonio vivo, decide di partire per la Russia. Dopo una lunga ricerca, Giovanna scopre che Antonio è vivo e che si è fatto una famiglia. La donna torna in Italia e distrugge tutti i ricordi della loro vita comune. Antonio, qualche tempo dopo, ritorna in Italia per riconquistare Giovanna e scopre che la donna convive e ha un figlio. I due, dopo essersi dichiarati il loro amore decidono, per il bene dei figli, di separarsi definitivamente.

Il regista Vittorio De Sica, maestro del cinema neorealista e vincitore di quattro premi Oscar con "Sciuscià" (1946), "Ladri di biciclette" (1948), "Ieri, oggi e domani" (1965) e "Il giardino dei Finzi-Contini" (1972), per la lavorazione de I girasoli si avvalse del supporto di collaboratori di grandissimo livello come i poetici sceneggiatori Tonino Guerra e Cesare Zavattini, il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno e le musiche del maestro Henry Mancini, anch’egli pluripremiato all’Oscar.

La scelta del cast fu un qualcosa di abbastanza semplice. De Sica, puntando per così dire sull’usato sicuro, assegnò a Mastroianni e alla Loren i ruoli dei protagonisti, andando così a ricostituire quel trio delle meraviglie che fece grande il cinema italiano. La coppia Mastroianni - Loren, interprete comune di quattordici film, sapeva passare con grande disinvoltura dalla commedia al dramma raggiungendo strepitosi successi come "Ieri, oggi e domani" e "Matrimonio all’italiana", entrambi diretti da De Sica, e "Una giornata particolare" (1972) diretto da Ettore Scola. Questa straordinaria coppia del cinema aveva raggiunto una maturità artistica e un equilibrio di coppia perfetto, anche in considerazione del fatto che entrambi, nella loro carriera da “solisti”, erano considerati dei divi.

In effetti "I girasoli", se messo a paragone con gli altri successi della coppia Mastroianni – Loren, appare molto meno riuscito. Probabilmente la sceneggiatura, che è scritta su misura della Loren, nuoce all’interpretazione di Mastroianni che oltre a comparire relativamente poco, «risulta disorientato e stranamente passivo». In realtà la sceneggiatura non poteva non essere differente. L’intento dichiarato di De Sica non era tanto raccontare le vicende belliche della campagna di Russia, ma analizzare i contraccolpi e le dolorose ripercussioni che questa guerra aveva sulle famiglie rimaste in Italia. Il film, distribuito nel 1970, ottenne un ottimo successo al botteghino arrivando ad incassare 2.466.452.000 di lire, piazzandosi al secondo posto nella classifica dei film più visti nella stagione 1969/1970, alle spalle di "Nell’anno del Signore" di Luigi Magni. La pellicola, pur avendo ottenuto un successo di pubblico enorme, non riuscì a conquistarsi i favori della critica. In tal senso Paolo Merenghetti stronca in maniera categorica il film arrivando a dire: "Scombiccherata operazione produttiva voluta da Carlo Ponti in funzione dei protagonisti, qui però smorti ed enfatici. Il tocco di De Sica è visibile solo nella scena dell’arrivo dei reduci presi d’assalto dai parenti e in qualche momento intimista".

Ad onor del vero, analizzando il film, ci si accorge a distanza di anni che le critiche dell’epoca furono eccessivamente feroci. Non bisogna dimenticare che il film ha permesso alla Loren di vincere il David di Donatello come migliore attrice protagonista e alla colonna sonora di Henry Mancini di essere candidata all’Oscar del 1971, nella sezione drammatica. Probabilmente questa presa di posizione della critica fu dovuta al fatto che sia De Sica sia Zavattini erano degli artisti ormai a fine carriera, di conseguenza il film che venne fuori «fu molto tradizionale, lontano dalla voglia di rinnovamento che si respirava nelle strade», insomma lontano da tutta quella stampa che inseguiva il “il mito della Nouvelle Vogue”. Il film, aldilà degli innegabili pregi artistici, da una prospettiva del racconto storico appare carente e superficiale, al punto che il sociologo e giornalista Rocco Turi lo definisce «uno dei film più reticenti della storia del cinema». Turi, argomentando tale presa di posizione, aggiunge: "Sfiora le vicissitudini dei soldati italiani dell’Armir che nella campagna di Russia furono considerati dispersi; omette piccoli passaggi che avrebbero consentito al film di spiegare agli italiani – come in un libro – una parte di storia vera che essi ancora non conoscono, piuttosto che ridursi a una storiella d’amore. Il documento, quindi – anche se politicamente controllato – segna la data della prima denuncia pubblica sulle vicende dell’Armir, ancora oggi tabù […]".

Nonostante la forte stroncatura da parte degli esperti, "I girasoli" verrà apprezzato e difeso da alcuni critici, pochi a dir la verità. Tra coloro che lo accolsero positivamente possiamo ricordare Leo Pestelli, critico de “La Stampa” di Torino, che scrisse: "I girasoli è un film del buon tempo antico, spianato, caldo, sincero, dove la regia di De Sica, non frastornata da elementi intellettualistici, libera di effondersi, incontra momenti della sua antica grazia e incisività e gusto del chiaroscuro".

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