martedì 24 maggio 2022

Rapporto sui prigionieri, parte 16

Pubblico alcuni estratti del "Rapporto sui prigionieri di guerra italiani in Russia" a cura di Carlo Vicentini e Paolo Resta, fonte UNIRR, 2a edizione, anno 2005, a mio avviso la fonte più autorevole per fare chiarezza sulle perdite e sulle vicissitudini dei nostri soldati in Russia durante il secondo conflitto mondiale.

GLI ITALIANI INTERNATI DAI TEDESCHI "LIBERATI" DAI RUSSI.

Si è già accennato come i russi, nella loro avanzata verso occidente, ricacciando i nazisti dalle zone occupate, trovassero dei lager con prigionieri inglesi, americani, russi, italiani e di un'altra decina di nazionalità che i tedeschi non sempre ebbero il tempo o la possibilità di far sgomberare insieme a loro. I russi nell'autunno del 1944 si imbatterono in lager hitleriani con internati italiani a Bor in Serbia, a Minsk in Bielorussia ed in Lituania; proseguendo nella loro avanzata verso ovest, nella primavera del 1945, ne trovarono anche in Polonia, Cecoslovacchia ed Austria.

Appartenevano alle Divisioni "Pinerolo", "Parma", "Venezia", "Siena", "Taurinense" e "Pusteria", già operanti in Montenegro ed Albania o alla Divisione "Acqui" i cui ufficiali erano stati tutti fucilati a Cefalonia; alle truppe ed alle Unità della Marina dislocale in Grecia e nell'Egeo, infine a quelle truppe che l'otto settembre erano state disarmate in Italia settentrionale. Mentre inglesi ed americani, trovati nei campi ex-tedeschi, venivano sollecitamente restituiti ai rispettivi paesi, gli italiani - che erano stati internati proprio perché dopo l'otto settembre si erano schierati con gli alleati (e quindi anche con i russi) - furono trattenuti e la loro odissea, con marce a piedi, trasferimenti in condizioni bestiali, reclusione in campi da trogloditi, epidemie, fame e lavoro duro, non fu molto dissimile da quella dei prigionieri dell'ARMIR catturati due anni prima.

"L'ALBA", il giornale dei prigionieri italiani, solo nel luglio 1945 riportava la notizia con un articoletto intitolato: "Saluto agli italiani liberati dall'Esercito Rosso". ln esso "la redazione, certa di interpretare il sentimento di tutti i prigionieri italiani nell'URSS, saluta fraternamente gli italiani operai, soldati, marinai, ufficiali, generali ed ammiragli che sono stati liberati in Germania dall'Esercito Rosso". Anche nei numeri successivi, con grandi titoli si sbandierava la gratitudine degli italiani. "I russi ci trattano come fratelli" è intitolala una intervista di Robotti ai liberati. Questi "liberati" furono sparpagliati nei lager di mezza Russia a lavorare nelle miniere, nei boschi, nei campi di cotone. Li rimandarono a casa un anno dopo.

Sorte leggermente migliore fu riservala ai circa 150 generali ed ammiragli italiani, anch'essi impacchettati dai tedeschi nell'OFLAG di Schoken. Con l'incalzare dell'avanzata sovietica, nel gennaio del 1945, i tedeschi li trasferirono a Wugarden. II 30 gennaio le truppe sovietiche occuparono questa città ed i 150 generali passarono dalle mani dei nazisti in quelle dei russi, ma anziché essere trasferiti, furono lasciali nello stesso campo. L'impatto con i russi non deve essere stato piacevole e ce lo conferma il generale Briganti la testimonianza riportata nelle pagine seguenti. Tuttavia anche loro, come i soldati, si sentirono in dovere di segnalare "con riconoscenza l'affettuosa accoglienza e la cameratesca assistenza ricevuta dall'Esercito Rosso cui vogliono pubblicamente esprimere la gratitudine". Il generale d'Armata, Geloso, rincarava la dose con un messaggio personale.

Probabilmente tutti questi buoni sentimenti avranno avuto il tempo di raffreddarsi parecchio nei dieci mesi che i signori generali passarono dietro il filo spinato del lager russo. Non è noto quanti siano stati gli italiani che dall'internamento in Germania sono passati alla prigionia russa. Si sa solo che, insieme ai sopravvissuti dell'ARMIR, l'Unione Sovietica ci ha restituito 11.059 ex internati. Purtroppo molti di questi, sfuggiti ai lager hitleriani sono morti di malattia, di sfinimento e di fame, in quelli di Stalin. Ce lo raccontano i superstiti, ma anche i russi. Tra i nominativi recentemente segnalati dalle autorità di Mosca, si sono riscontrati già 1.153 casi di decessi nei lager russi di militari italiani catturati dall'Armata Rossa nel 1944 e nel 1945, dunque provenienti dai campi tedeschi.

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