martedì 27 marzo 2018

Le parole di Davide Mazzocato

A distanza ormai di 2 mesi dal termine del nostro trekking ho rivisto i miei compagni di viaggio; è stato un grande piacere per tutti. Abbiamo condiviso qualche cosa che ci porteremo dentro tutta la vita. Ho sentito quindi la necessità di far si che ognuno di loro potesse avere voce su questa pagina e ho quindi chiesto a tutti loro di scrivere qualche cosa in merito... li conosco ormai e non so se tutti si sentiranno di esternare quello che hanno provato e che ora pensano. Anche se non lo faranno apertamente io li ho visti in Russia, ho visto le loro emozioni a volte trattenute a fatica, li ho guardati negli occhi in certi momenti e so che le parole anche di uno solo di loro varranno per tutti quanti.

La Russia, il viaggio, i centomila che non tornarono, le emozioni di Davide Mazzocato.

Cari amici certo tutto questo scalpore un po' alla volta andrà a scemare, ma il nostro cuore custodirà per sempre quei luoghi, quella neve, quei boschi di betulle, quei villaggi tante volte descritti nei racconti di Mario Rigoni Stern, Giulio Bedeschi, e trovati esattamente così talmente precisi che a volte girandomi indietro mi aspettavo di vedere ancora qualche Alpino in ritirata, quante emozioni hanno attraversato il mio cuore, quante lacrime versate hanno solcato il mio viso, quelle piastrine ritrovate che emozioni forti e costudite con tanto rispetto e amore, quelle piastrine ci hanno detto riportateci in Italia siamo tutto quello che resta di due figli d'Italia, loro caduti in Russia questa Italia che se la potessero vedere sono sicuro non si riconoscerebbero. Ogni giorno era un giorno speciale perché siamo stati un gruppo speciale di compagni e amici speciali, i paesaggi immutabili sempre uguali un mare di neve, quelle interminabili camminate uno in fila all'altro senza dire una parola e lo sguardo perso oltre l'orizzonte innevato inevitabilmente i pensieri andavano a quei ragazzi di vent'anni impauriti, braccati dai Russi, affamati, inesorabilmente stretti nella morsa del gelo implacabile ti chiedevi quando grandi sono stati per affrontare tutto questo grazie Eroi, le sere rintanati all'interno delle isbe ospiti dei locali quanto calore, quanta passione, che ci abbiamo messo avevamo appena concluso la tappa giornaliera e già eravamo proiettati anima e corpo alla tappa del giorno dopo e poi...... eccola la in fondo a poco più di un kilometro Nikolajewka e ti accorgi che più ti avvicini più le gambe ti iniziano a tremare, la stanchezza l'affanno di colpo spariscono e gli ultimi duecento metri li fai correndo giù per il costone e poi all'improvviso ti si staglia davanti silenzioso avvolto dalla neve il sottopasso e il pensiero va a lui il Generale Reverberi e a tutti i ragazzi e se rimaniamo in silenzio sentiamo ancora riecheggiare il grido "TRIDENTINA AVANTI" e le lacrime non riesci più a controllarle e piangi, piangi a più non posso ce l'ho fatta noi tutti ce l'abbiamo fatta il nostro viaggio è giunto al termine, ora ci rimangono, ci rimarranno solo i ricordi. Ecco cari amici noi sappiamo quello che abbiamo fatto e per chi lo abbiamo fatto e loro tutti loro, per una decina di giorni facevano a gara per prendersi i posti migliori lassù in paradiso per poter guardare giù, loro si hanno parlato e continueranno a parlare di noi e alla fine è questo che mi riempie di ORGOGLIO, grazie Silvia, Danilo, Giancarlo, Christian, Roberto, Ezio, Vittorio, Andrea, Stefano, Federico, grazie amici miei per aver condiviso questo viaggio in memoria dei centomila che non tornarono mai più a baita!

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