martedì 22 febbraio 2022

Il viaggio del 2011, Nikolajewka

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... la discesa dalla quale attaccarono i nostri soldati attaccarono Nikolajewka, vista dalla massicciata ferroviaria.



Storia Illustrata 1967, parte 2

Storia Illustrata del Dicembre 1967, speciale 1941-1943 la Campagna di Russia, seconda parte.

























martedì 15 febbraio 2022

Il viaggio del 2011, Nikolajewka

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... la ferrovia e la massicciata a Nikolajewka.





Rapporto sui prigionieri, parte 15

Pubblico alcuni estratti del "Rapporto sui prigionieri di guerra italiani in Russia" a cura di Carlo Vicentini e Paolo Resta, fonte UNIRR, 2a edizione, anno 2005, a mio avviso la fonte più autorevole per fare chiarezza sulle perdite e sulle vicissitudini dei nostri soldati in Russia durante il secondo conflitto mondiale.

IL PROCESSO D'ONOFRIO.

Nell'aprile 1948. alla vigilia di una difficile campagna elettorale, i reduci dalla prigionia russa pubblicarono un opuscoletto per informare gli italiani di cosa era successo ai soldati italiani catturati dai sovietici e denunciare come i comunisti italiani in Unione Sovietica si fossero comportati nei confronti dei loro connazionali rinchiusi nei lager. L'opuscolo, chiamato con un po' di presunzione "Numero Unico', conteneva. tra l'altro, un breve intervento sull'attività di D'Onofrio quale attivista comunista nei campi di Oranki e Skit e la parte da lui avuta, con minacce ed interventi concreti, sui provvedimenti in seguito adottati dai russi nei confronti di un gruppo di prigionieri. L'opuscolo concludeva con una specie di manifesto nel quale si accusavano i comunisti italiani in Russia, con in testa D'Onofrio, di aver fatto nei campi di concentramento, i commissari politici al servizio della polizia politica sovietica, qualificandoli di rinnegali ed aguzzini.

Il clima era molto infuocato e nei manifesti, nei giornali e nei discorsi si usavano parole grosse e non si andava per il sottile pur di controbattere e demolire l'avversario. E' rimasta famosa la frase di Togliatti che disse di voler calzare un robusto paio di scarponi chiodati per poter dare, a elezioni avvenute, un bel calcio nel sedere di De Gasperi. D'Onofrio denunciò per calunnia ed offese i firmatari dell'articolo che erano una ventina, ma in fase di stampa ne erano stati citati solo tre, seguiti da un "ecc.." . II processo fece epoca e si concluse con l'assoluzione degli imputati perché i fatti riportati nell'articolo erano veri e provati.

Oggi a cinquant'anni di distanza, un esame spassionato di quel manifesto suggerisce qualche considerazione. A parte le cifre un tantino forzate, la qualifica di aguzzino andava benissimo per D'Onofrio e Robotti, molto meno per gli altri. D'Onofrio era un individuo pericoloso. Già durante la guerra di Spagna stilava rapporti sui compagni che combattevano nelle Brigate Internazionali. Nei confronti dei prigionieri italiani si atteggiò ad emulo di Viscinski, l'accusatore nei grandi processi staliniani, usandone i metodi brutali di inquisitore. Che i suoi metodi non fossero adatti, lo capì immediatamente Togliatti che, dopo l'esperienza di Oranki, non gli fece mettere più piede in un lager di italiani e lo sostituì con Robotti, uomo molto intelligente, perciò forse più insidioso.

Gli altri comunisti italiani erano uomini che in cuor loro. dopo aver conosciuto cos'era l'URSS, avrebbero preferito cento volte il Tribunale Speciale Fascista dal quale erano sfuggiti. Anche loro erano prigionieri, vittime di un meccanismo che li avrebbe stritolati senza pietà, come era avvenuto a molti altri loro compagni di fede, scomparsi nei lager siberiani con il beneplacito di Togliatti. Sapevano che la loro pagella e la loro sorte dipendeva dal numero di prigionieri che riuscivano a portare dalla parte dei russi, e si sforzavano di farlo alla loro maniera, in modo goffo, maldestro ed, in definitiva, controproducente. Non dimentichiamoci che molti prigionieri italiani diventati comunisti, si sono comportati nei confronti dei loro colleghi di prigionia in maniera analoga, se non peggiore e la loro citazione tra gli aguzzini ed i rinnegati non sarebbe stata fuori luogo.

Che il contenuto dell'opuscolo difficilmente potesse essere smentito, lo dimostra il fatto che degli altri fuoriusciti, citati dal manifesto, né tantomeno Togliatti, anche lui chiamato in causa come loro capo, si associarono alla denuncia né alzarono un dito in segno di solidarietà.

domenica 13 febbraio 2022

Le fotografie di Mario Bagnasco, 17

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Si costruiscono baracche... Gadiusche ottobre (1942?)".

Il viaggio del 2011, Nikolajewka

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... in prossimità di Nikolajewka.





Storia Illustrata 1967, parte 1

Storia Illustrata del Dicembre 1967, speciale 1941-1943 la Campagna di Russia, prima parte.









giovedì 10 febbraio 2022

I prossimi viaggi

I prossimi viaggi in Russia, Covid e situazione internazionale permettendo.

Estate 2022: con un gruppo chiuso e già definito replicheremo il percorso della ritirata della Divisione Tridentina dal Don a Nikolajewka; la prima volta anche per me in questo periodo dell'anno, ma una buona idea da riproporre anche per i successivi.

Fine estate 2022: un altro viaggio "esplorativo" ma alla portata di tutti, sia nelle zone degli Alpini che delle Fanterie, con la possibilità concreta di vedere il fronte a ridosso del Don grazie alla navigazione con apposito mezzo, più altre visite guidate in alcune località già raggiunte in passato (ansa del "cappello frigio", Arbusovka, ecc.) e in alcune nuove località (ansa di Werch Mamon, Isbuscenskij, ecc.); nella fase di rientro prevediamo la sosta in qualcuno dei più tristemente famosi campi di prigionia.

Gennaio 2023: probabilmente con una formula leggermente differente dal passato che consenta alle numerose persone che hanno espresso interesse di poter partecipare, ripercorreremo ancora una volta il percorso della ritirata della Divisione Tridentina dal Don a Nikolajewka, a distanza di 80 anni esatti da quei tragici giorni.

Estate 2023: primo viaggio "esplorativo" a Stalingrado e dintorni, lungo tutta la sacca dove venne intrappolata la 6a Armata tedesca e parte della 4a Armata, oltre che a 77 autieri italiani che quasi nessuno ricorda; un primo viaggio molto particolare alla ricerca delle tracce di quella che fu forse la più famosa battaglia della Seconda Guerra Mondiale.

Gennaio 2024: per la prima volta proveremo a ripercorrere il percorso della ritirata delle Divisioni Julia, Cuneense e Vincenza dal Don fino a Valujki, dove i pochi resti dei reparti citati furono sopraffatti e presi prigionieri dall'Armata Rossa.











Racconti di Russia, la notte di Arnautowo

Un'altra testimonianza tratta dal libro "Nikolajewka: c'ero anche io" a cura di Giulio Bedeschi. Tenente Giuseppe Capriata, 33a Batteria, Gruppo Bergamo, 2° Reggimento Artiglieria Alpina.

Il ferimento del maggiore Meozzi a Nikitowka nel pomeriggio del 25 gennaio, provoca un terremoto nel Gruppo Bergamo, il capitano Bonfatti lo sostituisce ed il sottoscritto deve assumere il comando della 33ª Batteria, mi trasmette l'ordine il tenente Faglia del Comando Gruppo. Gli uomini tutti sono al limite delle loro possibilità, disponiamo di poche munizioni salvo le granate a pallette (per buona fortuna racimolate a Opyt...).

Porto la batteria avanti 4-5 chilometri, battendo neve fresca, ricevo l'ordine di attestarmi un po’ indietro, sulle alture di Arnautowo ove ci sono 5-6 isbe. Dispongo i pezzi, le guardie armate, due serventi per pezzo, le mitragliatrici; a fatica si sistemano gli uomini ammucchiati dentro le isbe. C'è con noi il R.M.V. del nostro gruppo; arriveranno poi, sul tardi, pattuglie del Val Chiese. Le guardie catturano a un certo punto due prigionieri, li passo in consegna al capitano Comolli, fuggiranno dopo un po’ di tempo!

Digiuno pressoché dal giorno prima, quando tutto è a posto mi butto per terra per riposare. Dopo una mezz'ora circa, alle ore 22, una guardia mi scuote: signor tenente sparano, corra... Do l'allarmi - serventi ai pezzi! – mando due portaordini sciatori indietro a Nikitowka a chiedere rinforzi: il caporale Pranzini modenese, l'artigliere Colombo bergamasco. Verrà su il Battaglione Tirano sette ore dopo... sette ore di calvario per noi! Il Tirano avrà le difficoltà ad adunarsi e mettersi in moto, difficoltà che palesa anche la batteria a schierarsi, cosa si può pretendere da uomini così provate e stanchi!? Alcuni, tramortiti dagli stenti, si renderanno conto di quanto sta succedendo anche una o due ore dopo. Taluni accorrono subito, il sottotenente Mazzagio tra i primi.

Mi trovo poi con alcuni ufficiali delle pattuglie del Val Chiese, si tiene un rapido consiglio di guerra: articolare pattuglie per individuare la direzione di un probabile attacco russo, la batteria ne mandi una sulla destra in basso da dove anche si spara. Volontario parte Mazzagio con dietro i caporali Giudici e Cairoli, mitra in spalla con la tuta bianca, li vedo fantasmi allontanarsi dietro l'autoblindo tedesca sopraggiunta non so da dove. Non li rivedremo più...

Tento di far spostare il secondo pezzo più a destra oltre una rete metallica; non si riesce, desisto, verrà poi portato alcune ore dopo e farà strage. D'accordo con gli alpini incomincia a sparare il primo pezzo di Panazza, direzione strada per Nikolajewka dove si vedono luci e spari di traccianti, si vuole anche rallentare l'attacco russo facendo capire che si dispone di artiglieria. A un certo punto iniziano i russi con i mortai, colpi sulle isbe poi sulla linea pezzi; mi rendo conto che un mortaio sta inquadrando il primo pezzo: colpo lungo, colpo corto... dal 4º pezzo corro verso il primo: "sospendete il tiro..."; arriva il colpo a forcella; colpiti il capo pezzo Ruggeri, il tiratore Tirinzoni, il tenente Panazza, ed io a una trentina di passi.

Accorre Capacci, mi porta e ci porta nell'isba infermeria che incomincia a riempirsi di feriti di morti... Segue un po' di disorientamento... i pezzi tacciono, poi riprendono a sparare, dopo un po' mi si presenta un ufficiale mai visto: "Sono il capitano Capitò del comando Corpo d'Armata Alpino, la batteria è in crisi, voi tutti i feriti..., se credi ne prendo io il comando". "D'accordo!" Dopo un ora anche lui sarà colpito a morte. Seguono ore convulse, alle linea pezzi come alle armi automatiche si succedono i giovani ufficiali della batteria che verranno metodicamente feriti: Celesia, Fiocca, Forchielli, Bughi. Sottufficiali e soldati vi si prodigano assieme, senza mai perdere la calma, seppure momenti di entusiasmo si accompagnino a momenti di disperazione... le munizioni si riducono, i rinforzi non arrivano...

Da segnalare i tenenti Magnolini, Apostoli, Martinelli, Offeddu del R.M.V., essi pure impegnati a fondo ai mitragliatori a mantenere coi denti posizioni disperate, cadrà Magnolini, cadrà pure colpito in pieno petto da un anticarro, il nostro indimenticabile sergente maggiore Guicciardi di Spilamberto; cadranno tanti, tanti soldati nostri e anche delle pattuglie Val Chiese! Italiani e russi affratellati nella morte... [...]

Incomincio a dubitare dell'arrivo di rinforzi, se c'è gente a Nikitowka appena dietro di pochi chilometri, dovrebbero essere già arrivati... guardo il mio Zenith quadro da polso, sono le due, forse l'ultima notte che mi resta da vivere! [...] Sogni che realtà! Quante realtà si concludono attorno, quanti sogni si spezzano. Ognuno di noi ha una sua storia, storia che per molti si sta chiudendo inesorabilmente anonima; senza testimonianza si dissolvono fatti e uomini senza i quali nessuno sarebbe sopravvissuto a raccontare oggi a tanti anni di distanza.

La storia di Capitò come mai si trovava lì ad Arnautowo, qual senso del dovere lo spinse ad offrirsi, in piena battaglia, ad assumere il comando della 33a conscio che le probabilità di uscirne vivo erano quasi nulle, come si può essere così corretti e riguardosi di volere un crisma ufficiale, una consegna da parte del comandante ferito prima di buttarsi nella mischia... lo vedo ancora entrare, cercarmi, uscire deciso tutto, coscio di un grave compito da assolvere per il bene di tutti. Non me ne accorgerò, più tardi, quando Mainetti di Mandello Lario, capo pezzo del terzo pezzo, lo trascinerà lì ferito, paralizzato agli arti inferiori da un colpo alla spina dorsale... poche medaglie d'oro alla memoria saranno state così ben concessa sul campo e meritate!

[...] Alle 5 del mattino finalmente si diffondono voci: arriva il Tirano... Arriverà anche il Valcamonica e la 29a batteria di Moizo... Verso le 7 i russi sono annientati; il loro attacco tenace e violento durato una lunga notte è fallito. La strada è di nuovo aperta e di lì ricominceranno a passare i reparti che erano dietro di noi, e precisamente i battaglioni Verona e Vestone, una compagnia del Val Chiese, il comando del 6° Alpini, la colonna della divisione col comandante, il generale Reverberi, colonna che raggiungerà Nikolajewka, giusto in tempo per l'attacco decisivo sull'ultimo caposaldo dell'accerchiamento russo.

Fu evidente lo sforzo nemico di bloccare nella notte una parte della colonna in ritirata a cavallo tra Nikitowka e Arnautowo; a Nikolajewka sarebbe stato più agevole contrastare gli altri reparti superstiti. Merito della nostra batteria l'avere impedito una manovra così rischiosa, merito anche dei migliori elementi del reparto R.M.V. del Bergamo, degli alpini del Val Chiese caduti al nostro fianco, dell'apporto ultimo decisivo del Tirano che immolò su quelle alture il fior fiore dei suoi uomini: capitano Briolini, tenente Soncelli, tenente Slataper, e decine e decine di altri valorosi, come il capitano Grandi e il tenente Perego. La batteria in quella notte sparò oltre 200 colpi (ne rimasero 19 per Nikolajewka!...). La mitragliatrice Fiat 914/37 di Gafforelli sparò più di 3000 colpi!

RICCARDO

domenica 6 febbraio 2022

Le fotografie di Mario Bagnasco, 16

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Fattoria collettiva lungo il percorso del ripiegamento 18 dicembre 1942".