giovedì 9 gennaio 2025

2° C. d'A. - Div. Cosseria - 108° R.A.

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° CORPO D'ARMATA - DIVISIONE COSSERIA - 108° REGGIMENTO ARTIGLIERIA MOTORIZZATO.

MAVM Capitano GALBO Enrico
MAVM Capitano LI GOBBI Alberto
MAVM soldato ALBI Emilio alla memoria
MAVM soldato BETTANI Marco alla memoria
MAVM soldato DI STEFANO Luigi alla memoria
MAVM soldato LAUGELLI Vincenzo
MAVM soldato VACCARO Umberto
MBVM Maggiore MARCHESANI Mario
MBVM Capitano DELLA VALLE Enzo
MBVM Capitano GHEDDO Giovanni
MBVM Capitano LI GOBBI Alberto
MBVM Capitano PRETTI Primino
MBVM Capitano RAGAGLIA Pietro
MBVM Capitano VACCHIANO Vincenzo
MBVM Tenente CAIRONE Vincenzo
MBVM Tenente FELICI Sirio
MBVM Tenente cappellano MARIGO Zelindo
MBVM Tenente TOSCANO Alfredo
MBVM Sottotenente BARBA Vincenzo
MBVM Sottotenente COLOMBO Giuseppe
MBVM Sottotenente GRILLO Mario
MBVM Sottotenente MAZZERBO Paolo
MBVM Sottotenente ROCCO Salvatore
MBVM Sottotenente ROSATI Fabio
MBVM Sottotenente SALMASO Sergio
MBVM Sottotenente SCRIBANTI Franco
MBVM Sottotenente TABACCHI Giuseppe
MBVM Sottotenente VIA Carlo
MBVM sergente maggiore LEONE Lorenzo
MBVM caporal maggiore AIMI Renato
MBVM caporal maggiore CARAMIA Stefano
MBVM caporal maggiore CAVICCHI Martino
MBVM caporal maggiore GUIDA Edoardo
MBVM caporal maggiore REITANI Giuseppe
MBVM caporal maggiore STANZIONE Gaetano
MBVM caporale ALBERTNI Luciano alla memoria
MBVM caporale BERGAMASCHI Emilio
MBVM caporale CAREGNATO Carlo
MBVM soldato CAVALIERE Rodolfo
MBVM soldato CORRADINI Antonio
MBVM soldato DELLA CORTE Salvatore
MBVM soldato DI NOTO Salvatore
MBVM soldato FERRARI Annibale
MBVM soldato FRACCARO Antonio
MBVM soldato IMPERIALE Giovanni
MBVM soldato MACERATESI Luigi
MBVM soldato MARCATO Armando
MBVM soldato POLETTO Giacomo
CGVM Tenente Colonnello CENTONE Vincenzo
CGVM Capitano CAVRINI Giorgio
CGVM Capitano SOLLI Filiberto
CGVM Capitano ZANATTONI Bruno
CGVM Tenente BENECCHI Francesco
CGVM Tenente CARRECA Giuseppe
CGVM Tenente CLERICI Giovanni
CGVM Tenente cappellano MARIGO Zelindo
CGVM Tenente MURRI Carlo
CGVM Tenente POSAMI Igino
CGVM Tenente VIALE Giuseppe
CGVM Sottotenente CAIRONE Vincenzo
CGVM Sottotenente COLOMBINO Mario
CGVM Sottotenente GAZZOTTO Ezzelino
CGVM Sottotenente GIGLI Francesco
CGVM Sottotenente MALAGAMBA Giorgio
CGVM Sottotenente NESBEDA Paolo
CGVM Sottotenente POLLACCI Ademaro
CGVM Sottotenente SCALIA Salvatore
CGVM Sottotenente TABOGA Mario
CGVM sergente maggiore AGNETTI Artemisio
CGVM sergente maggiore BERARDI Fulvio
CGVM sergente maggiore DOTTI Alceste
CGVM sergente maggiore LEONE Lorenzo
CGVM sergente CAMERA Salvatore
CGVM sergente FARNE' Lepanto
CGVM sergente PESCIA Angelo
CGVM caporal maggiore AVANTAGGIATO Antonio
CGVM caporal maggiore COSTAGLI Giulio
CGVM caporal maggiore FABBRI Sergio
CGVM caporal maggiore OLIVIERI Giovanni
CGVM caporal maggiore SAVOIA Carmine
CGVM caporal maggiore TADDEI Elvino
CGVM caporal maggiore TREZZI Angelo
CGVM caporal maggiore VERACI Ferdinando
CGVM caporal maggiore ZOLLO Pasquale
CGVM caporale FAGNONI Angelo
CGVM caporale GUGLIELMO Luigi
CGVM caporale MANISCALCO Carmelo
CGVM caporale ZAGO Luigi
CGVM soldato ARNABOLDI Mario
CGVM soldato BERARDO Alessandro
CGVM soldato CAFFARI Antonio
CGVM soldato CAPRARO Ermanegildo
CGVM soldato CARNAGHI Angelo
CGVM soldato DE LORENZIS Giuseppe
CGVM soldato FASOLO Angelo
CGVM soldato FAUSTINI Angelo
CGVM soldato LAZZARI Giuseppe
CGVM soldato MAGNI Andrea
CGVM soldato MAPELLI Mario
CGVM soldato MAUGERI Antonio
CGVM soldato PEDRINELLI Leonida
CGVM soldato PEPE Antonio
CGVM soldato PROVOLI Alberto
CGVM soldato ROSSANO Felice
CGVM soldato SARDO Antonino
CGVM soldato SETTI Piero

I servizi logistici, parte 4

PREMESSA.

I testi che seguono sono un estratto de "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito; la mia divulgazione ha il solo scopo di proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di riflessione di quella che fu la Campagna di Russia per noi italiani, anche dal punto di vista logistico; la mia divulgazione non ha lo scopo di sostituire il testo originale, ma al contrario è un invito all’acquisto, se rintracciabile, per approfondire i temi trattati e conoscere a fondo anche questo aspetto della nostra storia. Buona lettura!

L’INTENDENZA CSIR-ARMIR DURANTE L’OFFENSIVA “PICCOLO SATURNO”.

“Il giorno 11 dicembre 1942 aveva inizio l'offensiva sovietica. Per cinque giorni, le sempre rinnovate un date d'assalto furono respinte prima e contenute a poi. Al sesto giorno, con lo schiacciante rapporto di forze prima citato, l'intervento di masse corazzate ottenne il risultato di sfondamento del fronte del II Corpo d'Armata, costituendo minaccia prossima per la base di Kantemirovka, nella quale imponente era la dotazione di materiali accumulati e dove gli stabilimenti sanitari erano saturi di degenti, affluiti con lo sgombero dei feriti dalle linee durante i primi giorni di combattimento.

Mentre si andava attuando, ormai da tre giorni, uno sgombero sistematico, per quanto affrettato, il 19 dicembre una puntata di mezzi corazzati irruppe nella località, determinando l'interruzione della ferrovia. Gli sgomberi procedettero ancora per via ordinaria per tutta quella giornata, anche in presenza del nemico, insediato nell'abitato, ma, aggiunta l'azione dei partigiani, fino ad allora non rilevante, lo sgombero fu limitato ai soli feriti: nei defluirono 3.000. I 209 intrasportabili per la gravità delle loro condizioni rimasero in sito, assistiti da personale italiano che aveva accettato di cadere in prigionia per non interrompere la propria missione umanitaria.

Molto materiale di ogni genere rimasto giacente può essere distrutto. […] Le necessità logistiche del Corpo d'Armata Alpino e le frequenti azioni aeree nemiche alle quali era sottoposto il centro logistico di Rossosc determinarono la costituzione di un nuovo centro a Kupijansk. Questa decisione era motivata, inoltre, dalla scarsa garanzia di sicurezza del collegamento ferroviario tra Rossosc ed Ostrogozsk e dalla considerazione di un probabile arretramento. I resti dei tre corpi d’armata battuti (II, XXXV e XXIX germanico) rifluirono verso il Donez.

Le unità dei servizi non soltanto raccolsero quanti ripiegavano, spostati nel fisico dai combattimenti e dalla marcia, esausti nello spirito per le perdite subite e per i pericoli superati, ma fecero anche ricorso alle armi per costituire almeno un velo di prima difesa, poi raffittito da elementi dell'unità in ripiegamento ancora dotati di capacità combattiva. Non appena le unità italiane (non alpine) ripiegate dalla linea del Don furono giunte ad ovest del Donez, fu necessario provvedere al loro riordinamento. Essi erano stati sottoposti a gravissime perdite in uomini, armi e materiali, tanto che la loro efficienza operativa era pressoché nulla.

Mentre l'alimentazione regolare ed il riposo fisico, oltre che l'azione morale dei comandanti, operavano su di esse effetti di ripresa spirituale, l’Intendenza, attingendo sui magazzini, ne attuava il riequipaggiamento nella nuova dotazione di armi, soprattutto pesanti, in sostituzione di quelle distrutte o perdute. […] In tal modo la Divisione “Ravenna”, ricostituita con organico ridotto, poté schierarsi nuovamente a difesa del Donez. Per il suo rifornimento l'Intendenza provvide istituendo una propria Delegazione a Voroscilovgrad. […]

La situazione operativa aveva fatto sì che Karkov non offrisse più garanzia per un ordinato lavoro organizzativo, in quanto minacciata per terra da tre lati è sottoposta a metodiche violente azioni di bombardamento aereo. Sgombrati gli stabilimenti sanitari su Leopoli, anche gli uffici delle Direzioni dell'Intendenza, il 6 febbraio, si trasferivano a Nejin, rimanendo ancora a Karkov gli uffici di Stato Maggiore e quelli della Delegazione, dopo che anche i tedeschi si erano ritirati e la città si presentava in una grande confusione. […] Il 10 febbraio tutta l'Intendenza si raccolse a Nejin ed il 14 anche la Delegazione lasciò Karkov, distruggendo i materiali non potuti sgomberare. […]

Dopo che fu stabilita la ricostituzione del solo II Corpo d’Armata, destinato a rimanere nello stesso territorio occupato, con le sue divisioni “Ravenna” e “Cosseria” e con una ridotta Intendenza, ebbe inizio il lavoro di studio per l'adeguamento degli organici dei Servizi e per l'allestimento del piano dei trasporti occorrenti al rinvio in Italia delle unità da rimpatriare e dei materiali divenuti esuberanti rispetto alle necessità del nuovo corpo di spedizione. […] Per i trasporti ferroviari fu convenuto con le autorità germaniche l'impiego di materiale rotabile tedesco sino alla stazione di Brest-Litovsk, in Polonia. Qui, dopo le necessarie operazioni di disinfestazione, i reparti prendevano posto su tradotte italiane per tornare in patria, dove, all'arrivo, avrebbero trascorso quindici giorni negli appositi campi contumaciali, dislocati in prossimità della frontiera.

Dal 1° aprile 1943 aveva avuto inizio l'attività dell'Intendenza del II Corpo d'Armata, dislocata a Gomel ed articolata in due centri logistici: uno a Bobrujsk per la Divisione “Ravenna” ed uno a Novo Sybkov per la “Cosseria”. […] Subito dopo veniva, però, deciso che anche il II Corpo, con le sue provate Divisioni “Ravenna” e “Cosseria”, rientrasse in patria, movimento che avvenne con una serie di tradotte dal 22 aprile al 22 maggio 1943. Dopo quest'ultima data, nessuna unità dell'Esercito Italiano fu più presente al fronte russo-tedesco”.

“Stato Maggiore dell'Esercito, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), pagg. 38-42”.

Il viaggio del 2013, da Nikitowka a Nikolajewka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 26 gennaio - 8a tappa Km.17,0: da Nikitowka a Nikolajewka. Sullo sfondo l'abitato di Nikolajewka.

mercoledì 8 gennaio 2025

Serata a Cuneo

Venerdì 17 gennaio alle ore 20.30 a Cuneo, avrò l'onore di poter raccontare la storia dei nostri soldati durante la Campagna di Russia e dei miei viaggi alla ricerca di un esercito mai tornato. L'evento si terrà presso la Sala San Giovanni in via Roma 4 a Cuneo nell'ambito della manifestazione ufficiale per l'82° Anniversario Solenne della Battaglia di Nowo Postojalowka, organizzata dall'Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Cuneo e con il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e della Città di Cuneo.

venerdì 3 gennaio 2025

Il pugnale M39

Pugnale M39 in dotazione ad alcuni reparti del Regio Esercito e delle CC.NN. recuperato in Russia nel primo viaggio del 2011 e portato in Italia non senza difficoltà.

giovedì 2 gennaio 2025

Il viaggio del 2013, da Nikitowka a Nikolajewka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 26 gennaio - 8a tappa Km.17,0: da Nikitowka a Nikolajewka. Partenza per la nostra ultima tappa, in lontananza il villaggio di Arnautowo.





Serata ad Origgio

Riprendo gli eventi divulgativi relativi alle vicende dei nostri soldati durante la Campagna di Russia e ai racconti dei miei viaggi; se interessati la prossima serata si svolgerà venerdì 10 gennaio 2025 alle ore 21.00 presso Villa Borletti ad Origgio (VA), in via Dante Alighieri 63; l'entrata è libera.

A seguire e nei giorni 18-19 gennaio e 25-26 gennaio è possibile visitare la mostra personale di Raimondo Colantonio che, alla "Ritirata di Russia" ha dedicato un'importante serie di dipinti, che saranno esposti al piano terra della villa. L’inaugurazione della mostra sarà il 18 gennaio alle ore 17.00; all’inaugurazione parteciperà anche il coro “Amici della Montagna". La mostra si chiuderà il 26 gennaio, con la lettura di alcuni brani tratti dal libro “Il sergente della neve” di Mario Rigoni Stern.

martedì 31 dicembre 2024

Italiani nella neve, parte 10

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Decima e ultima parte, L'Armir in scena.

Il tema del racconto della campagna di Russia non è stato oggetto solamente di film o documentari ma anche di alcune opere teatrali. Agli inizi del nuovo millennio, complice la riscoperta di gran parte della letteratura inerente ai fatti di Russia, sono state realizzate diverse trasposizioni teatrali tra le quali le più significative sono senza dubbio Il sergente e Li Romani in Russia.

Il sergente, tratto dall’opera di Mario Rigoni Stern Il sergente nella neve, è uno spettacolo teatrale ideato, diretto ed interpretato dall’attore bellunese Marco Paolini.

Paolini, già attivo in cinema e televisione, non è affatto nuovo ad esperienze teatrali di questo genere in cui riesce a conciliare il gusto per la ricerca storica con l’intento di denuncia, costanti queste del cosiddetto “teatro di impegno civile”. In tal senso le opere più note di Paolini sono Vajont del 1993 e Il Milione del 1998.

Il sergente, rispettando le linee guida del teatro di narrazione già espresse in Vajont e ne Il Milione, procede ad una disamina priva di retorica e quanto più realistica possibile dei tragici fatti di Russia. A tal riguardo anche la scelta dell’ambientazione ricopre un punto di fondamentale importanza. Se Vajont fu trasmesso dalla sommità della diga e Il Milione fu messo in scena all’Arsenale di Venezia, con il pubblico assiepato sulle barche, Il sergente scelse come location “naturale” una cava di pietra dismessa sui monti Berici, alle porte di Vicenza. Lo stesso Paolini dirà riguardo a questa scelta: "Per il teatro bastano quattro muri. Ma il mezzo televisivo ha una sua urgenza, ha bisogno di un luogo che aggiunga la potenza di un'immagine non pretestuosa. Altrimenti, incorniciato dallo schermo, diventa lontanissimo da chi sta a casa. A me interessa la tv in diretta, e che abbia un pubblico presente in carne e ossa. Su un fiume era difficile, e certo non potevamo mettere della neve posticcia. Ho trovato questa cava. Mi pare perfetta per raccontare una discesa oltre ogni limite, al fondo della condizione umana, come quella che racconta Rigoni".

Attraverso l’utilizzo della tecnica del monologo, lo spettacolo, che non presenta alcuna interruzione pubblicitaria, può essere suddiviso in due grandi blocchi narrativi: il primo racconta la vita di trincea e la sua immobile monotonia che snerva gli alpini e riporta alla memoria la staticità dei fanti della Grande Guerra; la seconda parte, di durata più breve, racconta i momenti d’addio al caposaldo e l’inizio della tragica ritirata.

Il sergente, portato in teatro tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, ebbe la sua consacrazione il 30 ottobre 2007 con la diretta televisiva su La7 che, in funzione della messa in onda di questo spettacolo, impostò tutto il palinsesto della giornata sul tema della guerra.

Il critico teatrale Mauro Favaro a proposito de Il sergente scrisse: "Nelle prime uscite con un nuovo lavoro sembra che il narratore-Paolini misuri la disponibilità del pubblico ad ascoltarlo, assegnando ad esso il preciso ruolo di collaboratore, attivo e vivente, nel processo del “fare teatro”. Lo stesso è accaduto con “Il Sergente”. Ma se è vero il collaboratore più importante di chi narra è inevitabilmente colui che ascolta, è anche vero che proprio in quelle occasioni la necessità di racconto si è tramutata nel racconto vero e proprio, non già per misurare la tenuta di una storia reale, ma per riordinare uno spettacolo che, come afferma Paolini, non è un antidoto a quanto accaduto, bensì esperienza utile alla memoria, per poter addestrare e per poter istruire".

Li Romani in Russia è l’adattamento dell’omonima opera del poeta, scrittore e regista Elia Marcelli, reduce della campagna di Russia. L’opera, adattata a pièce teatrale da Marcello Teodonio, narra le vicende di un gruppo di soldati romani della divisione Torino che la guerra scaraventò dalla caserma della Cecchignola, vicino Roma, alle rive innevate del fiume Don.

Li Romani in Russia si presenta come una nuova forma di teatro civile che mostra numerose innovazioni soprattutto a livello linguistico mediante l’accostamento dell’ottava classica al dialetto romanesco. Conciliando in tal modo la metrica dei grandi poemi classici con la lingua popolare di Giuseppe Gioacchino Belli, viene fuori una narrazione più spontanea del solito.

Lo spettacolo è interpretato unicamente dal cantautore Simone Cristicchi che, vestito con una «divisa d’epoca, uno zaino, un fucile e una sedia», ha dato vita ad una narrazione ricca di pathos dal taglio decisamente cinematografico.74 Cristicchi, dopo esser passato alla ribalta nazionale con il singolo Vorrei cantare come Biagio (2005) e la vittoria al Festival di Sanremo del 2007 con la canzone Ti regalerò una rosa, si è dedicato alla realizzazione di questo spettacolo teatrale, spinto anche da motivi di natura familiare. Infatti suo nonno Rinaldo, fante della divisione Torino, fu uno dei pochi ad essere riuscito a ritornare vivo dalla Russia portando con sé la paura per il freddo, paura che lo tormentò per tutto il resto della sua vita.

La preparazione di questo spettacolo è stata molto intensa al punto che Cristicchi ebbe a dire in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano: "Per arrivare degnamente preparato al mio debutto come attore, ho dovuto lavorare sodo imponendomi una disciplina ferrea, anche perché portare in scena un monologo di un’ora e mezza è faticoso come scalare una montagna; ma rispetto a un concerto mi dà molta più soddisfazione. Solo per imparare a memoria il testo ho impiegato 4 mesi. Poi, prima di lavorare con il regista, ho preferito fare delle anteprime, per testare da subito la reazione del pubblico. E se oggi porto in scena questo spettacolo, è proprio grazie all’incoraggiamento del pubblico che ha assistito a quelle prime repliche. Successivamente è arrivato il regista Alessandro Benvenuti, e devo dire che c’è stato il vero salto di qualità. Dalle luci alle musiche alla mia recitazione. Ho imparato da Benvenuti l’arte della caratterizzazione di ogni singolo personaggio: il colonnello, il sergente maggiore, il prete, e poi Gigi, Peppe, Nicola, Zi’ Pasquale, er Professore, ovvero i soldati del plotone. La sua grande esperienza è servita a dare un perfetto equilibrio alla musicalità della narrazione, a limare alcune ingenuità iniziali, evitando di enfatizzare troppo la recitazione".

Dopo il debutto del 30 ottobre 2010 al teatro Na Starnon di Mosca, in una serata organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca (IICM), Li Romani in Russia ha dato inizio ad una tournée sul territorio nazionale fino a tutto il 2015 e con alcune date anche nel 2016.

Il critico Alessandro Bronzini, favorevolmente impressionato dalla performance di Cristicchi, scriverà: "Simone dà voce a tutto questo con credibilità, sensibilità e tenerezza facendo suo un testo vissuto sulla propria pelle, ancor prima che imparato a memoria. Lo aiuta la regia impeccabile di Alessandro Benvenuti che alterna registri stilistici differenti a prima vista incompatibili con la durezza del testo e che invece ne rafforzano la credibilità, creando da subito quell’ empatia con il pubblico che è la chiave di volta di uno spettacolo davvero ben riuscito e che, ribadisco, avrebbe davvero ben pochi validi motivi per essere perso".

Omaggio a Giuseppe Toigo

"Poi giunsero ad affrontarli quattro semoventi tedeschi e lo scontro entrò, nel vivo. I carri russi, che avanzavano nella valletta percorsa dalla rotabile diretta al "tattico", riuscirono a bloccarne uno, ma quando i fanti russi tentarono di neutralizzare l'equipaggio salendo a bordo, ci fu un colpo di scena. Apparve infatti un secondo semovente tedesco: su di esso vi era l'alpino Giuseppe Toigo della 265ª. Toigo si era fatto legare alla struttura esterna del mezzo per poter brandeggiare a mani libere una mitragliatrice e sparava furiosamente facendo strage di attaccanti. Il semovente si fermò in mezzo alla valletta e continuò a falciare con le armi di bordo le fanterie che lo circondavano. Lo stesso faceva Toigo ritto sul carro con la sua "pesante", senza essere mai colpito.

[...] Tutto era finito. Il semovente tedesco che aveva messo in fuga la colonna russa fece rientro e Toigo venne accolto tra le acclamazioni entusiastiche di tutti i presenti. La fortuna però gli venne meno quando, poche ore più tardi, al rientro da un'altra incursione contro i russi, fu colpito da schegge di mortaio che gli troncarono un braccio e lo privarono della vista.

Insignito in vita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per i fatti di cui era stato protagonista, Toigo morì nel 1955 per le conseguenze delle gravi ferite riportate in quella circostanza. Abitava ad Arten, una frazione di Fonzaso, paese dove mio padre era nato e lo aveva frequentato da ragazzo. Emigrato in Francia per lavoro prima della guerra, Toigo - da uomo semplice e generoso, animato da grande senso del dovere - era rientrato in Italia per compiere da volontario il proprio dovere di soldato. Tognato, che lo conosceva bene, sostiene che Toigo ...non avrebbe sopportato che i suoi amici di leva fossero al fronte mentre lui era un imboscato". Nel dopoguerra, gli fu intitolata la caserma di Belluno che fu sede del battaglione logistico della brigata alpina "Cadore", ora disciolta.

Sarà il capitano Mosetti, nella veste di comandante interinale del "Val Cismon" a proporre l'alpino Giuseppe Toigo, grande mutilato e cieco di guerra, per la più alta ricompensa al Valor Militare, facendo presente altresì che era già stato proposto per lo stesso riconoscimento dal comandante titolare del battaglione, capitano Valenti, prima della sua morte in combattimento avvenuta il 21 gennaio 1943.

Toigo era in forza al plotone cacciatori di carri della 265ª compagnia. Questi i passaggi più significativi della relazione per la concessione della ricompensa: "Rientrato dalla Francia per arruolarsi nell'Esercito Italiano, non mancava mai di partecipare alle azioni più arrischiate e dal suo energico comportamento traspariva tutto il suo amor patrio ed un potente ideale che lo portava a dare tutto se stesso per la grandezza dell'Italia in armi". "Più volte si era trovato a lottare da solo contro preponderanti forze nemiche e per ben tre volte rientrava ferito nelle nostre linee; ciononostante rifiutava sempre di essere ricoverato e si accontentava della semplice medicazione. Dotato di grande forza fisica, riusciva sempre a sorpassare i momenti di crisi e di stanchezza".

"Il giorno 28 Dicembre l'Alpino Toigo superò se stesso quando si offerse volontario per un'azione rischiosissima. I carri armati nemici avevano portato lo scompiglio tra le nostre linee; bisognava reagire energicamente contro le masse nemiche che avanzavano compatte. L'Alpino Toigo si faceva legare sopra un carro armato alleato a completamente allo scoperto, con un'arma automatica pesante porta la strage tra le fila nemiche".

Così Valenti aveva concluso: "L'Alpino Toigo, rientrato dalla rischiosa azione, viene raggiunto da un colpo di mortaio e resta gravemente mutilato agli occhio e ad una mano. Fronte Russo: Selenyi Jar 28.12.1942".

Da "Trincee di ghiaccio - Il battaglione "Val Cismon" della divisione "Julia" sul fronte russo" di Adriano Vieceli.

Omaggio a Don Giovanni Brevi

"Don Brevi, cappellano del "Val Cismon", dedicò la giornata di natale a raccogliere e a comporre le salme dei nostri caduti, provvedendo a dar loro sepoltura. Il religioso, fatto prigioniero nel corso della ritirata del gennaio 1943, sopravvisse a quasi 12 anni di privazioni, maltrattamenti e torture nei lager russi. Scrisse alla famiglia: "Ma io rimango sempre sacerdote, ufficiale, cattolico, italiano. Ogni prova mi reca onore".

L'essere sacerdote e ufficiale gli valse un "trattamento speciale" da parte dei russi: fu spostato in ben 36 campi, dal Mar Nero alla Siberia. In ogni circostanza, si prodigò per aiutare i compagni di prigionia, cercò di celebrare messa a di farsi promotore di civili proteste contro le inumane condizioni di detenzione. Nonostante la pressione psicologica e fisica a cui veniva sottoposto, respinse sdegnosamente e con fermezza ogni offerta di collaborazione da parte dei commissari politici sovietici. Insomma, non fu mai disposto ad abbandonare o a tradire gli uomini con i quali aveva sofferto, preferendo invece star loro accanto nei momenti del bisogno e dando degna sepoltura a coloro che erano "andati avanti".

Nel 1951, quando era ancora prigioniero, a Don Brevi venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Rientrato in Italia solo nel 1954, divenne una figura molto nota tra gli alpini reduci di Russia".

Da "Trincee di ghiaccio - Il battaglione "Val Cismon" della divisione "Julia" sul fronte russo" di Adriano Vieceli.