sabato 2 novembre 2024

Immagini, Generali Messe e Pezzi

Il generale Messe, comandante del CSIR, con il generale Pezzi, comandante dell'aviazione italiana in Russia.

domenica 27 ottobre 2024

Le condizioni ambientali

Ma quali furono le condizioni ambientali nelle quali si trovarono ad operare i nostri soldati durante la Campagna di Russia? Ce lo spiega in modo esauriente il libro dello Stato Maggiore dell'Esercito "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)".

Il teatro di operazioni orientale nel quale, tra il 1941 e ed il 1943, combatterono alcune Grandi Unità italiane possiede come caratteristiche salienti quelle della particolare vastità, dell'uniformità e dell'assenza di rilievi montani.

In esso le Grandi Unità italiane raggiunsero, come limite orientale della zona di operazioni, il corso del Don, dopo di avere attraversato la vasta distesa della pianura ucraina. La ripercorsero durante il loro ripiegamento, deviando a nord-ovest nella Russia bianca, nella zona di Gomel-Bobrujsk, donde furono rimpatriate. A sud giunsero fino quasi al Mar Nero ed al Mar d'Azov, a nord toccarono Minsk sul 51° parallelo.

Tale ambiente era il solito caratteristico del tavolato meridionale russo, altopiano di debole elevazione media che, declina verso sud con quasi insensibile pendio, con limiti mal definiti ad occidente, come continuazione della zona pianeggiante dell'Europa centrale.

Tuttavia l'assenza di rilievi montuosi non significa che quell'altopiano sia una pianura, poiché esso rivela tutta una serie di sia pur deboli ondulazioni. Queste colline, poi, a loro volta sono soggette all'erosione delle acque piovane, che formano in esse forre talora ripide e incassate, le “balche”.

Il tavolato è ricoperto da un profondo mantello di terra nera, formatosi per antica scomposizione di piante graminacee entro un sottosuolo costituito da finissima arena. È, questo, il terreno tipico della Russia, dal Mar Nero al medio Volga, fino a Saratov ed agli Urali Centrali, vero paese delle coltivazioni cerealicole.

Quel fertilissimo terreno, però, quando è inzuppato d'acqua per piogge o disgelo, diventa vischioso e difficile al transito, non soltanto per i normali autoveicoli, ma anche per i mezzi cingolati, per i quadrupedi e per i pedoni.

L'elemento più cospicuo del paesaggio naturale russo è dato dalla presenza dei corsi d'acqua, decisiva per gli insediamenti demografici, per le comunicazioni, per lo sviluppo economico e che ha esercitato grande influenza sulla vita del popolo. Non meno importante fu per determinare l'andamento delle operazioni militari considerate.

I principali fiumi incontrati dalle unità italiane durante il periodo della loro permanenza al fronte russo sono tra i maggiori d'Europa.

Da ovest ad est furono: il Dniester, il Bug, il Dnieper, il Donez e il Don. Sono tutti tipici fiumi di pianura, con brevi piene primaverili causate dallo scioglimento delle nevi, con lunghi periodi di gelo.

La debole pendenza, determinata dallo scarsissimo dislivello fra le sorgenti e la foce dei fiumi, è causa della lentezza delle correnti e della sinuosità dei lunghi percorsi. Ne deriva la facilità di congelamento della loro superficie, anche per considerevoli spessori, fino a diventare portante dell'autocarreggio e tale da far perdere a fiumi di tanta importanza ogni valore impeditivo.

Altre caratteristiche generale dei fiumi della Russia meridionale è quella di avere la sponda occidentale sovrastante, talora con strapiombi di un centinaio di metri, sulla riva opposta di levante.

Nella parte settentrionale del territorio percorso dalle unità italiane, verso Tcernigov, Konotop, Sumy e Karkov, il terreno si presenta riccamente vestito di foreste, a continuazione di quelle polacche. Esse pongono una nota particolare nel paesaggio e gli conferiscono anche la caratteristica operativa di facilitare le azioni di guerriglia e di sorpresa.

Nella parte meridionale di quello stesso territorio, si stende la steppa, spoglia di vegetazione arborea, percorsa dai venti, impetuosi sempre, polverosi e ardenti durante la stagione calda, sferzanti durante i lunghi mesi di gelo, quando sollevano turbini di neve gelata, che ferisce come punture di spillo.

Ampie zone di quel territorio, sottratte alle foreste od alla steppa, sono coltivate a cereali, a granturco, a girasole, con la caratteristica che gli alti steli di quest'ultimo coprono alla vista ampie zone di terreno.

Gli abitati, in generale ampiamente intervallati in quel vasto lembo di paese, a qualunque livello di importanza, possedevano un rilevante valore militare, tanto logistico, quanto tattico.

La presenza delle nuove città industriali, particolarmente densa settore operativo tenuto dal CSIR nell'inverno 1941-1942, offriva non solo appigli tattici per l'azione guerreggiata, ma anche riparo dalle intemperie, fabbricati idonei alle sedi degli stabilimenti logistici, nodi ferroviari per le comunicazioni a grande distanza.

Il complesso del distretto minerario-industriale di Stalino, bacino minerario del Donez, o “Donbass”, costituiva un piccolo mondo a parte per l'elevata densità degli abitanti, per la fitta rete ferroviaria e stradale, per l'aspetto occidentale delle costruzioni, non accentrate in una sola metropoli, ma suddivise in una costellazione di alcune città di media importanza demografica, costituenti, nel loro insieme, un importante fenomeno umano ed economico.

Elemento caratteristico del paesaggio di quella regione sono i cumuli formati dallo sgombro dei detriti delle miniere carbonifere, accumulati in elevati coni, eretti in prossimità delle cave stesse.

La ricchezza delle risorse carbonifere di quella zona rappresentava, allora, oltre la metà della produzione totale dell'URSS e si integrava con la presenza dei giacimenti ferrosi di Krivoy Rog, situati alla non rilevante distanza di circa 300 km. L'industria chimica era rappresentata da un vastissimo impianto per la produzione di azoto sintetico a Gorlovka e quella meccanico-siderurgica da una fabbrica di rotaie e locomotive ferroviarie a Rykovo.

Il carattere di spiccata modernità industriale dell'intera zona del Donetz, nella quale l'unità italiane operarono tra il novembre 1941 ed il luglio 1942, era fortemente contrastante con quello agricolo tradizionale della zona del Don, nella quale si combatte dall'agosto 1942 al gennaio 1943.

In questa plaga scarse erano le città, ricoprenti importanza puramente locale. Le loro costruzioni, ampiamente intervallate, erano rimaste quelle caratteristiche in legno, con uno o due piani, e vi spiccavano soltanto i moderni fabbricati scolastici, in gran parte adibiti ad ospedali militari o sedi di comandi. La popolazione agricola viveva raccolta in villaggi di varia importanza, disseminati nella steppa, proprio per facilitare gli abitanti nei quotidiani il loro trasferimenti sul lavoro.

Caratteristiche essenziali del clima russo sono le forti differenze tra le temperature invernali e quelle estive, e la relativa uniformità di esse su vaste distese di territorio, in evidente rapporto diretto con la monotonia delle sue forme. Se la Russia meridionale gode il beneficio di un'estate più precoce e più lunga, d'inverno è soggetta a temperature non meno basse di quelle delle regioni artiche (Voroscilovgrad: -40,8; Poltava: -31,4).

L'inverno russo è quasi dappertutto più rigido che nelle altre zone europee di pari latitudine per effetto dell'influenza esercitata dalle correnti fredde provenienti dall'interno dell'Asia. Le linee isoterme invernali seguono l'andamento dei meridiani, sicché in Ucraina, situata più a oriente, la temperatura media di gennaio è inferiore a quella riscontrata a Capo Nord.

L'inizio della stagione invernale è generalmente precoce. Le prime gelate incominciano a verificarsi verso la fine di settembre. Per effetto del gelo, quando il fenomeno arriva a durare per intere giornate, l'atmosfera si fa asciutta. La frequenza di venti impetuosi e di bruschi sbalzi della temperatura sono le cause di maggior disagio di quella regione. Essa, però, è la più favorevole alle comunicazioni, per effetto del gelo, che rende compatto e dovunque praticabile il terreno e che, congelando profondamente la superficie dei fiumi, li rende attraversabile in ogni punto.

Allo sciogliersi delle nevi, nel periodo della “raspùtitza” o del fango, il terreno della Russia meridionale diventa tutto impercorribile, non escluse le strade, anche se acciottolate. La sola autostrada allora esistente (Kiev-Brjansk-Mosca) conservava la condizione di percorribilità.

Un breve intervallo di primavera, solitamente nel mese di aprile, segna il periodo più asciutto dell'anno. Il disgelo improvviso provoca nei fiumi piene, talora rovinose.

Nel mese di giugno, il rapido aumento della temperatura provoca una forte evaporazione delle acque superficiali e perfino l'abbassamento della falda freatica. La vegetazione si sviluppa rapidissimamente ed il tepore dell'aria uguaglia quello dell'Europa occidentale. In quel periodo si verificano frequenti violenti temporali e la pioggia, che il terreno non riesce ad assorbire, agisce su di esso erodendo la superficie.

Le temperature medie estive sono simili a quelle della pianura padana, compresi i massimi di questa. Però, l'estate rimane il periodo più umido dell'anno, in quanto le precipitazioni piovose oscillano tra 1/3 e 2/5 di quelle dell'intera annata.

martedì 22 ottobre 2024

Libri: "CAMPAGNA ORIENTALE DI MUSSOLINI"

Appena arrivato il libro "La campagna orientale di Mussolini. L'odissea delle truppe italiane in Russia vista dall'«altra parte»" di G.S. Filatov.

Il fronte orientale rappresentò un teatro bellico decisivo durante la Seconda guerra mondiale. L’offensiva contro l’URSS, iniziata nel 1941 con l’operazione Barbarossa, si concluse per Mussolini, che era intervenuto al fianco di Hitler in Russia, con un’incredibile disfatta e per i soldati italiani con un’autentica odissea nella steppa gelata, fatta di fame e di morte. La particolarità di questo libro dello storico sovietico G.S. Filatov sta nel fatto che il quadro composito di quei tragici avvenimenti sia costruito a partire da fonti italiane. Le vicende, osservate “dall’altra parte”, mettono in evidenza in tutta la sua temerarietà l’azzardata decisione italiana di stare al fianco dei tedeschi su un suolo così lontano come quello russo, nell’assurda speranza, da una parte, di fare bella figura con l’alleato e, dall’altra, di non rimanere esclusi da una ridistribuzione delle risorse economiche che sarebbero state conquistate.

Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Venerdì 25 gennaio - 7a tappa Km.15,0: da Romachowa a Nikitowka. Sempre e solo un mare di neve e ghiaccio, tutto il giorno per ore questo è stato il panorama intorno a noi, in una delle giornate più intense dei miei viaggi in Russia.



mercoledì 16 ottobre 2024

Libri: "L'ALTRA CAMPAGNA DI RUSSIA"

Appena arrivato il libro "L'altra campagna di Russia. CSIR ARMIR 1941-1943" di Andrea Giannasi.

Il saggio analizza, grazie a numerose pubblicazioni e a inediti documenti d’archivio, due pagine poco studiate della Campagna di Russia. La prima è legata al viaggio verso la zona di guerra vissuto tra l’esercitazione, il piacere, l’incognita della sfida. Il passaggio attraverso le zone di guerra e l’incontro di un mondo differente con la ferocia tedesca, gli ebrei vestiti di stracci - che avevano una “fame che spaventava” - e poi i prigionieri di guerra russi e francesi sfiniti lungo i binari. La seconda pagina descrive la vita nelle retrovie tra i magazzini, gli ospedali, i reparti autieri. Dispacci, ordini, “suggerimenti”, diramati ai comandi inferiori per contrastare gli incendi, le malattie veneree, i partigiani, i ferimenti accidentali, il freddo e il gelo, l’uso dell’elmetto e cosa fare in caso di attacco aereo. E poi la lotta ai topi, “con le trappole e i gatti”, il contrasto al vezzo di raccogliere cimeli di guerra e nasconderli tra i bagagli per portarli a casa, fino alle ricette tedesche per salvare l’olio di girasole e il burro diventati rancidi. Grazie a questo lavoro è possibile osservare l'impreparazione del Regio Esercito Italiano in Russia.

Una serata? Si può sempre fare!

Pubblicamente o privatamente mi viene chiesto, sempre più spesso, di organizzare delle serate analoghe a quelle che di tanto in tanto pubblico.

Non sono uno storico e non pretendo di esserlo, ma tutto questo lo faccio sempre e lo racconto con il cuore di chi, seppur non ha perso nessuno nella Campagna di Russia, ha letto le storie di questi nostri soldati, reduci o caduti o dispersi, e ha conosciuto chi li ha aspettati per anni a casa, perdendo ogni giorno un piccolo pezzo di speranza.

Ogni serata viene tenuta solo per mantenere viva la LORO memoria e ricordare il LORO sacrificio; per ogni serata non chiedo e non voglio MAI nessun compenso.

Se avete piacere ad aiutarmi in quella che ormai definisco un po' la mia "missione" e volete organizzare un evento presso la vostra cittadina o il vostro paese, ho solo bisogno di avere una sala dove proiettare la LORO storia e raccontarvi le mie esperienze, gli aneddoti, tutto quello che mi porterò dentro per tutta la vita.

martedì 15 ottobre 2024

Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Venerdì 25 gennaio - 7a tappa Km.15,0: da Romachowa a Nikitowka. I primi chilometri di quella che rimarrà forse una delle più belle tappe percorse in Russia, in mezzo ad un silenzio e una solitudine assoluta.



Serata a Giussano

Tornano le serate dedicate dedicate ai nostri soldati durante la Campagna di Russia; sarò a Giussano (MB) martedì 29 ottobre alle ore 21.00 presso la Sala Consiliare "Aligi Sassu" in Piazzale Aldo Moro 1. E racconterò ancora una volta la loro storia e le mie esperienze in Russia alla ricerca di un esercito mai tornato.

domenica 13 ottobre 2024

Italiani nella neve, parte 7

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Settima parte, Il cinema degli anni 70’ e 80’.

Dagli anni ’70 in poi, dopo l’affermazione de I girasoli, l’interesse cinematografico della campagna di Russia è diventato sempre più raro sino a scomparire quasi del tutto. Fa eccezione a questa tendenza soltanto uno sparuto gruppetto di film che, seppur raccontando vicende completamente differenti, fa riferimenti di una certa rilevanza agli episodi della spedizione russa. In tal senso le pellicole più rappresentative sono Mussolini, ultimo atto; Pasqualino Settebellezze e Nuovo Cinema Paradiso.

Diretto da Carlo Lizzani, con il montaggio di Franco Fraticelli e le musiche del premio Oscar Ennio Morricone, Mussolini, ultimo atto venne prodotto e distribuito nel 1974. Il film, ambientato nei giorni bui della Repubblica Sociale Italiana, racconta gli ultimi giorni di vita di Mussolini, dal 24 al 28 aprile 1945, giorno in cui viene fucilato. Il regista Lizzani può essere definito l'inventore di un nuovo genere di cinema, incentrato sulla «ricostruzione e nell’interpretazione di avvenimenti del passato prossimo». In questo filone di film, oltre a Mussolini, ultimo atto datato 1974, troviamo Achtung! Banditi (1951), Il gobbo (1960), L’oro di Roma (1961) e Il Processo di Verona (1963).

Mussolini, ultimo atto rappresenta, probabilmente, il film di maggiore fama internazionale diretto da Lizzani. Tale notorietà deriva anche dalla presenza di un cast di prim’ordine tra i quali troviamo Rod Steiger, Henry Fonda, Franco Nero, Lisa Gastoni e Lino Capolicchio. Ed è proprio Rod Steiger che interpreta la figura malinconica e crepuscolare di Mussolini. Secondo molti critici, la perfomance dell’attore statunitense non riesce ad essere all’altezza della figura storica di Mussolini. Infatti Steiger «presta al Duce tormenti non richiesti da Actor’s Studio e un ambiguo fascino di eroe della sconfitta». Il personaggio che viene fuori è contraddistinto da una grande ambiguità, ancora più marcata nelle sequenze in cui il Duce si abbandona ai suoi pensieri e ai suoi ricordi. Una di queste scene, realizzate attraverso la tecnica del flashback, riguarda proprio la reazione perplessa e disillusa di Mussolini alla notizia dell’attacco tedesco alla Russia. Invece nella scena seguente Mussolini, alla presenza dei suoi gerarchi, tiene un discorso con cui esalta, con la classica retorica fascista, l’infallibilità dell’alleato tedesco e la relativa volontà di partecipare all’operazione «nelle gelide steppe di Russia».

Un altro film che contiene un riferimento di un certo peso alla campagna di Russia è Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmuller. Il film, ambientato nella Napoli degli anni ’30, narra le peripezie di Pasqualino Frasuso, detto Settebellezze, piccolo guappo napoletano che suo malgrado si ritrova invischiato in varie peripezie tra le quali il carcere psichiatrico, la guerra all’Unione Sovietica e i lager nazisti. Il complesso ruolo di Pasqualino è affidato all’abilità istrionica di Giancarlo Giannini, qui in stato di grazia. L’attore spezzino, in grado di passare con disinvoltura dal registro comico - grottesco a quello drammatico, riesce a dare vita ad un personaggio eccezionale, al punto che per questa interpretazione verrà candidato agli Oscar come migliore attore protagonista.

Per la lavorazione di questo film, la Wertmuller si avvalse della collaborazione di alcune delle eccellenze dell’industria cinematografica italiana. Oltre alla colonna sonora da antologia realizzata da Enzo Jannacci, si possono ammirare «la luce di Delli Colli, le scenografie di Job e il montaggio a flashback di Fraticelli». Sarà proprio con una di queste sequenze, girate in flashback, che si apre il film. La scena, arricchita da sequenze dei cinegiornali d’epoca, vede Pasqualino raccontare al commilitone Francesco (Pietro Di Iorio) le modalità con le quali è riuscito a scappare dal fronte.

Infine troviamo Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Il racconto del film ruota attorno alla figura di Salvatore Di Vita, detto Totò, vivacissimo bambino che cerca sempre di intrufolarsi nella cabina di proiezione del cinema parrocchiale dove si trova il suo amico Alfredo, burbero proiezionista che col tempo diverrà un secondo padre, arrivando a trasmettergli, oltre ai vari trucchi del mestiere, il suo grande amore per il cinema. Siamo nell’epoca d’oro del cinema italiano, a cavallo tra gli anni ‘40 e ’50. Nella povera Sicilia del secondo dopoguerra, l’unico divertimento del paese è rappresentato dal cinema parrocchiale. Ed è proprio in questo cinema, tra noiosi cinegiornali de La Settimana Incom, baci tagliati dal bigottissimo parroco, le macchiette di Charlot e i film di Totò, che contadini e pescatori analfabeti trascorrono le giornate. Questo rito collettivo verrà interrotto da un incendio che, oltre a distruggere la sala cinematografica, rende completamente cieco Alfredo.

Con la realizzazione di Nuovo cinema Paradiso, oltre ad inaugurare il sodalizio artistico con Ennio Morricone, autore di una struggente colonna sonora, Tornatore diede avvio a quello che viene definito “il cinema della memoria”, cioè un cinema che rievoca in maniera nostalgica il passato, con particolare riferimento alla Sicilia. In questa direzione oltre a Nuovo cinema Paradiso troviamo Stanno tutti bene (1990), L’uomo delle stelle (1995), Malèna (2000) e Baarìa (2009).

La scelta del cast si rivela azzeccata, con una schiera di fenomenali caratteristi (Leopoldo Trieste, Tano Cimarosa, Leo Gullotta, Enzo Cannavale, Nicola Di Pinto, Nino Terzo) che fanno da contorno, ma neanche tanto, alla strana coppia principale Noiret - Cascio. Se per Noiret, mostro sacro del cinema francese, Nuovo cinema Paradiso rappresenta un ulteriore consacrazione, Salvatore Cascio, al debutto sul grande schermo, si rivelerà una piacevole sorpresa. Proprio in uno dei suoi dialoghi, il piccolo Totò chiede alla madre notizie del padre, da tempo partito con il contingente italiano in Russia:

Totò: (guardando delle vecchie foto) Mà… Se la guerra è finita, perché papà non torna mai?

Maria: Torna, torna. Vedrai che torna. Uno di questi giorni.

Totò: Io non me lo ricordo più. Ma dov’è la Russia?

Maria: Ci vogliono anni per andarci e anni per tornare!

Notizie precise circa la sorte del padre si avranno quando Totò, vedendo la foto del genitore in un cinegiornale Luce, comprenderà che è morto in Russia, senza però sapere in quale cimitero di guerra sia stato sepolto. Il fatto che Tornatore inserisca nel film riferimenti alla campagna di Russia indica, da un lato la tendenza del regista alla ricerca del particolare, costante di tutta la sua filmografia, dall’altro sottolinea ancora una volta la drammatica importanza che quest’evento riveste nella storia d’Italia.

sabato 12 ottobre 2024

Le fotografie di Mario Bagnasco, 48

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia". Una fotografia davvero molto interessante dal punto di vista storico!

"Il Don dalla postazione avanzata numero 4 notasi i fori sul ghiaccio provocati dai nostri mortai".