martedì 24 dicembre 2024

Libri: "LETTERE DALLA STEPPA"

Ho conosciuto Simone qualche mese fa quando ricevetti una sua email, nella quale mi chiedeva il permesso di pubblicare sul suo libro una delle mie fotografie, scattate in Russia durante i miei sei viaggi dal 2011 al 2020. Come sempre accordai il permesso. Sono passate settimane da quella prima email ed ecco la sua opera che ho il piacere di farvi conoscere. Sono sincero... non ho ancora letto il suo libro, ma ve lo consiglio fortemente, fosse anche solo per un motivo (so che ce ne sono sicuramente molti altri, ma questo almeno per me li vale tutti). Simone ha solo 25 anni e per me che ho qualche anno in più di lui, è sempre una sorpresa e anche un'emozione, vedere che un ragazzo di queste ultime generazioni, prende "carta e penna" e racconta una storia di Russia, una storia così vicino alla sua famiglia. Anche e solo per questo il suo libro merita di essere letto.

Simone Girardi, Lettere dalla steppa: storia di coloro che non tornarono. La Campagna di Russia (1941-1943) nelle memorie degli italiani sul fronte del Don, Milano, Biblion edizioni, 2024.

Prefazione: Ch. ma Prof. ssa Maria Teresa Giusti, Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara.

Autore: Simone Girardi (Milano, 1999), laureatosi presso il Dipartimento di Studi Storici e specializzando in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Milano, con questo testo è stato proclamato vincitore dell’edizione 2023 del premio “Riconoscenza alla solidarietà e al sacrificio degli Alpini”, a cura dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA) e del Consiglio Regionale della Lombardia. Dal 2023 è socio di ANCFARGL e fa parte della redazione di Giano Public History APS.

Una lettera dal fronte ritrovata ottant’anni dopo tra i ricordi di famiglia, rappresenta - oggi - l’unica traccia che la storia ha lasciato di Deglause Legnani, caporal maggiore alpino infermiere della divisione «Cuneense», cugino del nonno dell’autore, mai più tornato dalle gelide steppe del fronte russo. Da questa testimonianza familiare, ha origine la volontà di comprendere cosa rappresentò la campagna italiana di Russia per i “vinti”, i “non-colti”, coloro che Nuto Revelli - nella sua opera La strada del davai - definirà i «senza storia». Parafrasando la storica Natalie Zamon Davis, non si è inteso scrivere «su grandi personaggi, sulle regine e sui re»; si è cercato di dare voce agli «altri», a storie di «coloro che non tornarono».

Perché 229.000 soldati italiani furono inviati sul fronte orientale, nelle ostili terre del Doneckij bassejn, meglio conosciuto come Donbass; in quegli stessi luoghi oggi al centro delle più drammatiche cronache di guerra internazionali? Cosa dovettero affrontare quei giovani contadini e operai, partiti per la steppa inconsapevoli delle vicende che la storia avrebbe loro riservato?

Il volume - senza alcuna pretesa di completezza - vuole trattare i drammatici fatti d’arme delle 229.000 «gavette di ghiaccio» impegnate sul fronte orientale, richiamando l’attenzione sul ruolo della corrispondenza militare giunta dal territorio di guerra e, precipuamente, della bibliografia sorta nel dopoguerra, tanto unita negli intenti storico-memorialistici, quanto diversificata nelle operazioni letterarie.

La prima parte è dedicata al racconto storico della spedizione armata italiana, inquadrata nel mito mussoliniano della «guerra parallela». Con un approccio compilativo, non privo degli spunti critici e storiograficamente riconosciuti dei principali storici contemporanei italiani e stranieri - su tutti, Aldo Giannuli, Thomas Schlemmer, Maria Teresa Giusti -, il primo Capitolo principia dal consolidamento dell’alleanza tra i regimi dell’Asse, proseguendo con la spedizione in terra russa di CSIR e ARMIR. L’analisi storica degli eventi bellici, susseguitisi tra l’estate 1941 e l’inverno 1942/43, culmina nel racconto della tragica ritirata italiana, e nelle drammaticamente note battaglie nella steppa, tra il Kalitva, il Don, le località di Nowo Postojalowka, Nikolajewka e Valujki; laddove si elevarono al grado di “eroiche” - nella definizione di Aldo Rasero - le tre divisioni alpine «Julia», «Tridentina», «Cuneense».

Nella seconda parte - nucleo dello scritto - si è inteso indagare le forme della comunicazione storica rappresentate - nell’ideale percorso tra “Storia” e “Memoria” tracciato - da un metaforico “binario” tripartito costituito da: le «opere letterarie dei reduci scrittori», tre Alpini d’Italia, Giulio Bedeschi, Mario Rigoni Stern, Nuto Revelli, rispettivamente con Centomila gavette di ghiaccio, Il sergente nella neve, La strada del davai; le «relazioni eseguite dai vertici militari», di cui si è voluto declinare a case study l’opera del generale Giovanni Messe La guerra al fronte russo; le «lettere dal fronte», le missive dei soldati italiani i cui nomi sono spesso celati in sineddochi storiche. Secondo l’interpretazione offerta, in questi tre distinti segmenti risiede la genesi della critica volta dallo storico tedesco Thomas Schlemmer - nella sua opera Invasori non vittime - alla «politica italiana della memoria», accusata di aver trasmesso l’immagine dell’italiano come “vittima” della guerra, e non come “invasore”. In sintonia con quest’ultimo tema, si è ampiamente considerata - nelle Conclusioni del saggio - l’opera dello storico italiano Filippo Focardi Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della Seconda guerra mondiale.

Affiancando, ai magistrali lavori degli storici Antonio Gibelli, Gabriella Gribaudi, Lucio Ceva, l’omogeneo coro delle testimonianze alpine raccolte nelle opere di Revelli e Rigoni Stern, particolare attenzione è stata posta al “comune sentire” dei soldati italiani al fronte, le cui lettere - non prive dei rigidi canoni censori del regime fascista - rappresentano oggi - di frequente - l’unico ricordo rimasto alle famiglie di quei 95.000 soldati italiani Caduti e Dispersi.

Il terzo Capitolo, infine, vuole essere dedicato all’alpino Deglause Legnani, caporal maggiore infermiere del 615° ospedale da campo, 2° reggimento alpini, divisione «Cuneense»; ferrarese di nascita, orfano della Grande Guerra ’15-’18, emigrato in terra ligure, soldato veterano dei fronti alpino occidentale e greco-albanese, per il quale - oggi - una lettera datata «6 aprile 1941» diviene ultimo ricordo per la famiglia dell’autore. Attraverso un percorso di ricerca intrapreso tra il 2019 e il 2022, grazie alla fondamentale collaborazione di autorevoli istituzioni tra cui l’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia (UNIRR), il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, gli Archivi di Stato di Bologna e Savona, le istituzioni comunali competenti, e l’Associazione di Collaborazione Militare Commemorativa di Mosca, in Russia, è stato possibile ricostruire la vita civile e militare dell’alpino, figurante tra i “Dispersi”, - scrisse Revelli - «l’eredità più crudele di ogni guerra»; italiani dei quali oggi - come si legge nella cripta del Tempio “Madonna del Conforto” di Cargnacco - «CI RESTA IL NOME».

sabato 21 dicembre 2024

Natale ad Arbuzowka

"... La battaglia di Arbuzovka ebbe luogo il 21-25 dicembre 1942 durante la Seconda guerra mondiale sul fronte orientale, nella conca di Arbuzovka. Fu una delle fasi più drammatiche e sanguinose della seconda battaglia difensiva del Don ...".

Siamo abituati a ricordare il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino e le battaglie di Nikolajewka e di Nowo Postojalowka, ma circa un mese prima e proprio in questi giorni si verificò il ripiegamento delle Divisioni di fanteria e ad Arbuzovka si consumò la battaglia che si può considerare come la più sanguinosa per numero di caduti, feriti, dispersi e prigionieri di tutta la Campagna di Russia.

Per Giorgio Scotoni nel libro "L'Armata Rossa e la disfatta italiana (1942-1943)" le cifre sono le seguenti: su circa 25.000 italiani e 1.500 tedeschi presenti inizialmente nella conca di Arbuzovka, ben 20.440 uomini furono i morti, i feriti e i prigionieri.

Ma come comprendere cosa accadde in quelle ore ad Arbuzovka? Lasciamo la parola ad uno dei testimoni che riuscì ad uscire dalla sacca: "I feriti, con le membra spezzate e mutilate, venivano trascinati via e affidati ai medici che, senza attrezzatura e con scarsissimi materiali, iniziarono, su questa banchina glaciale, un prodigioso impegno che sarebbe andato avanti fino alla notte del 24 dicembre e che alcuni di loro avrebbero proseguito in prigionia, restando a fianco dei loro sventurati pazienti. Tutti i feriti, da quella sera, iniziarono un vero calvario. I più fortunati furono stivati in fredde isbe. La maggior parte rimase all’addiaccio. Venivano addossati alle pareti esterne delle case o ai pagliai, avvolti in coperte. Molti sarebbero morti assiderati…".











venerdì 20 dicembre 2024

Libri: "LA RAZIONE DI FERRO"

Appena arrivato il libro "La razione di ferro" di Rocco Rocco.

Questo volume non è soltanto un'opera narrativa, che viene ad aggiungersi alle molte pubblicazioni sulla tragica odissea dell'ARMIR in Russia, è, anzitutto, una preziosa ed esatta, importante documentazione delle vicende del gruppo "Val Piave" e dell'alpino sul fronte russo. L'Autore, uno dei più coscienziosi ufficiali medici del 3° Artiglieria Alpina della Divisione "Julia", per il comportamento in guerra fu decorato al valor militare sul campo. Ha potuto ricostruire con vera scrupolosa esattezza i fatti, e con fedeltà di date, grazie ad un'agendina dove egli aveva fissato gli episodi del duro dramma della "Julia", registrandovi anche molti nomi di feriti, di caduti e di dispersi, che altrimenti sarebbero stati cancellati dalla memoria.

giovedì 19 dicembre 2024

Prossimi appuntamenti 2025

Se avete piacere ad ascoltare dal vivo la storia dei nostri soldati durante la Campagna di Russia e qualche aneddoto dei miei viaggi, vi aspetto ad uno dei prossimi appuntamenti; seguiranno sulla pagina tutti i dettagli.

10 gennaio ad Origgio (VA)
17 gennaio a Cuneo
25 gennaio a Parma
8 febbraio a San Pellegrino Terme (BG)
14 marzo a Cernobbio (CO)
28 marzo a Clusone (BG)

lunedì 16 dicembre 2024

Il viaggio del 2013, da Nikitowka a Nikolajewka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 26 gennaio - 8a tappa Km.17,0: da Nikitowka a Nikolajewka. Partenza per la nostra ultima tappa, in lontananza il villaggio di Arnautowo.

domenica 15 dicembre 2024

MOVM - De Michiel Vincenzo

Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Sottotenente DE MICHIEL Vincenzo, 90° Reggimento Fanteria, Divisione Cosseria.

Motivazione: "Comandante di un plotone fucilieri, in un contrattacco della sua compagnia, contro forze soverchianti per numero e per mezzi, si slanciava più volte e con impeto irresistibile all’assalto, alla testa del suo reparto sotto l’infuriare delle mitragliatrici e dei mortai avversari. Dopo più ore di tenace e cruenta lotta, respinto il nemico, lo incalzava con rinnovato impegno oltre la linea delle primitive posizioni e, con movimento aggirante, tentava tagliargli la ritirata. Rimasto con pochi uomini ed assalito violentemente da nuovi folti gruppi di avversari, li affrontava impavido a colpi di bombe a mano, finché sopraffatto dal numero e colpito a morte, cadeva da prode. Esempio di fulgido eroismo, di valore personale e di amor di Patria. - Quota 158 di Deresowka (Fronte russo), 11 settembre 1942".

MOVM - Amarena Giovanni

Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Sottotenente AMARENA Giovanni, 90° Reggimento Fanteria, Divisione Cosseria.

Motivazione: "Comandante di caposaldo a difesa di vitale posizione, per sette giorni opponeva fiera, incrollabile resistenza ad un nemico attaccante con forze dieci volte superiori e continuamente rinnovate. Cadute tutte le posizioni circostanti, completamente accerchiato ed isolato, gravemente ferito, continuava a guidare i superstiti nella impari e cruenta lotta fino all’estremo sacrificio della vita. - Quota 192 di Deresowka sul Don (Russia), 11-17 dicembre 1942".

MOVM - Agosti Guido

Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Tenente Colonnello AGOSTI Guido, 90° Reggimento Fanteria, Divisione Cosseria.

Motivazione: "Comandante di battaglione, veterano valorosissimo di tre guerre, ferito e decorato a medaglia d’argento al valore militare nella grande guerra per mirabile contegno alla testa di una compagnia, preparava, con infiammata passione di sperimentato ufficiale superiore, i suoi fanti per le durissime prove sul fronte russo. Con rara perizia e abnegazione organizzava in ambiente e situazioni di eccezionale difficoltà, la posizione affidatagli a difesa sul Don. Di fronte ad un improvviso attacco di forze nemiche soverchianti, con prontezza si lanciava alla testa della compagnia di rincalzo e, sprezzante dell’intenso fuoco di mitragliatrici e di mortai avversari, la guidava con ardimento e impeto trascinatore che ne moltiplicava le forze, in reiterati contrattacchi alla baionetta e bombe a mano. Nell’ultimo e più violento assalto mentre i suoi fanti guidati dal suo esempio e dalla sua azione animatrice ricacciavano il nemico, egli cadeva mortalmente colpito, fulgido esempio di mirabile consapevole eroismo praticato con ininterrotta passione di soldato per circa sei lustri, chiudendo così la sua vita nobilissima. Esemplare sacrificio di soldato e di comandante. - Quota 158 di Deresowka (Fronte russo), 11 settembre 1942".

Italiani nella neve, parte 9

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Nona parte, La campagna di Russia in Tv.

A cavallo tra gli anni ‘60 e ’80, mentre il cinema viveva una fase di grande ridimensionamento, la Rai, fondata nel 1954, iniziò ad imporsi sul piano nazionale come ente leader nell’ambito della divulgazione scientifica, assolvendo al suo compito di televisione di Stato. La Rai, accanto a programmi di successo come Quark (1981), Superquark (1995) e Ulisse – Il piacere della scoperta (2000), ha prodotto, nell’ambito della divulgazione scientifica di tipo storico, dei programmi che hanno letteralmente fatto epoca.

Il primo di essi è Nascita di una dittatura (1972) di Sergio Zavoli che, attraverso il racconto di personalità fasciste e antifasciste, descrive gli anni che precedettero l’avvento del fascismo.

Altro grande protagonista del racconto storico televisivo è Gianni Bisiach. Il giornalista, dopo essere divenuto famoso per la sua striscia quotidiana Un minuto di Storia, in onda al mattino all’interno del TG1, si occupò nel 2004 della realizzazione delle serie La seconda guerra mondiale, che si propose come il primo organico racconto televisivo sul secondo conflitto mondiale.

Nel 1997 Rai Educational, oggi Rai Cultura, diede avvio alla realizzazione de La Storia siamo noi. Il programma, curato e condotto da Giovanni Minoli, con più di 5000 puntate, si è imposto nel panorama italiano come uno dei prodotti televisivi di approfondimento storico di maggiore successo. Dopo aver ottenuto numerosi riconoscimenti di categoria, tra i quali il prestigioso History Makers International, ossia l’Oscar dei produttori televisivi di storia, la serie viene definitivamente cancellata dai palinsesti Rai nel maggio 2013.

In sostituzione de La Storia siamo noi viene varato il nuovo programma di approfondimento storico Il tempo e la storia. Il programma, condotto dal 2014 al 2016 dal giornalista Massimo Bernardini e attualmente dalla storica Michela Ponzani, è caratterizzato da un format innovativo che si propone, attraverso domande rivolte ad uno storico presente in studio, di conciliare l’aspetto culturale e il rigore scientifico con un linguaggio televisivo accessibile a tutti.

Per ciò che concerne il racconto della campagna di Russia, nel periodo compreso tra il 1980 e il 2011 sono stati realizzati nove tra documentari e reportage di cui la stragrande maggioranza prodotta, o quantomeno trasmessa, dalla Rai. Per quanto riguarda il racconto generico dell’avventura militare italiana possiamo ricordare Tragedia sul Don (1983) di Massimo Sani; 1941 – 1943: l’Armata italiana in Russia (1991) di Sandro Alesco; L’ultima marcia (1999) di Francesco Cirafici e Daniela Troncellitti; Battlefield tour. La memoria sopravvissuta - La campagna di Russia. I più non ritornano (2006) di Angelo Rossetti e La disfatta sul Don (2008) di Andrea Broglia.

Tutti questi documentari, fatta eccezione per La disfatta sul Don, sono accomunati da una medesima impostazione della struttura del racconto. Infatti La disfatta sul Don, oltre a esporre la naturale successione degli eventi bellici, si sofferma a derubricare le croniche mancanze dell’equipaggiamento dell’armata italiana e le ripercussioni sul piano politico di questa così grave tragedia.

Un’altra importante parte della ricerca televisiva è stata indirizzata verso il tema della detenzione dei prigionieri italiani durante tutta la seconda guerra mondiale. In tal senso, le opere più rappresentative sono Prigionieri del 1987 e Combat Film – Prigionieri del 1995.

Prigionieri, diretto da Massimo Sani, è un film-inchiesta in tre puntate che racconta l’esperienza di prigionia di circa un milione e trecentomila soldati italiani che furono fatti prigionieri dagli eserciti alleati sui fronti dell’Africa del Nord e Orientale, della Grecia, della Russia e, successivamente all’armistizio dell’8 settembre, anche dai tedeschi. Il film-inchiesta è stato ambientato nell’ex campo di prigionia di Fossoli, vicino Carpi, che per l’occasione venne trasformato in un set dove ospitare i reduci che a viva voce rievocano le loro esperienze. Il regista, oltre a quella di Giorgio Rochat, considerato il massimo studioso della campagna italiana in Russia, si avvale della collaborazione di Nuto Revelli, reduce di Russia e creatore di diversi volumi dedicati alle memorie dei soldati italiani nei campi di prigionia sovietici.

Il programma Prigionieri, ideato da Italo Moscati e Roberto Olla, contenuto nella collezione Combat Film. 1943 - 1945, la guerra in Italia, si propone di rievocare le vicende degli internati militari italiani attraverso i cosiddetti combat film, ossia i filmati realizzati da cineoperatori militari durante i combattimenti. Dopo aver analizzato l’effettiva applicazione della Convenzione di Ginevra del 27 luglio 1929, accordo che regolava il trattamento dei prigionieri di guerra, il documentario procede ad un’attenta indagine circa le diverse realtà detentive (americana, tedesca e russa) in cui furono internati i militari italiani.

Per quanto riguarda i campi di prigionia in Unione Sovietica, essi erano suddivisi in campi numerati e non numerati. Quelli numerati comprendevano i centri di raccolta e di concentramento più importanti situati nella zona di Mosca, degli Urali, del Caucaso, del Kazakhstan e dell'Uzbekistan. In base ai dati in nostro possesso, dal 1939 al 1943, in Unione Sovietica si contavano appena ventiquattro campi di prigionieri di guerra; in seguito alle avanzate dell’Armata Rossa, al conseguente aumento di prigionieri e alle disposizioni ministeriali in merito all’ampliamento della rete concentrazionaria, si raggiunse la cifra di 533 lager. A questi campi di internamento si devono sommare nove lager speciali, definiti obect (obbiettivo), situati «nella regione di Mosca, in Lettonia e nelle regioni di Ivanovo e Chabarovsk». Nessuno di questi lager venne mai visitato da rappresentanti della Croce Rossa internazionale o di altri enti assistenziali. Le notizie su questo microuniverso furono ricavate soltanto attraverso le testimonianze dei superstiti.

Ad onor del vero la macchina concentrazionaria russa già ben rodata durante gli anni del Grande terrore, si ritroverà completamente impreparata circa la gestione di quasi 292.000 uomini divisi tra tedeschi, italiani, ungheresi e rumeni, fatti prigionieri dall’Armata Rossa dopo la seconda battaglia del Don. Questa enorme massa di uomini, che doveva essere trasferita nel più breve tempo possibile nelle retrovie, giunse in condizioni critiche nei lager sovietici. In effetti, come si è potuto evincere dalle testimonianze, la situazione all’interno dei lager non era certo migliore di quella già patita durante i lunghi viaggi di trasferimento. Infatti la scarsezza del vitto, il lavoro massacrante, le proibitive condizioni climatiche, le carenze igienico-sanitarie unite alla più totale negligenza dei comandi sovietici causarono la morte di circa il 59% dei detenuti. La situazione andò leggermente migliorando nell’estate del 1943, quando la leadership sovietica nella persona del ministro degli Interni Lavrentij Berija inviò una direttiva alla scopo di «migliorare le condizioni di vita dei prigionieri e portare a un livello sanitario esemplare gli alloggi e le aree dei lager; migliorare il trattamento il trattamento sanitario si ciascun prigioniero prevedendo una dieta differenziata per i prigionieri malati e debilitati e distribuire a quest’ultimi 750 grammi di pane al giorno e una razione di cibo aumentata del 25% finché non si ristabilisce completamente la loro capacità lavorativa». Ciò nondimeno, sia a causa della poca volontà dei comandanti dei lager sia per i carenti mezzi di cui essi disponevano, queste disposizioni rimanevano inespresse.

sabato 14 dicembre 2024

2° C. d'A. - Div. Cosseria - 90° R.F.

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° CORPO D'ARMATA - DIVISIONE COSSERIA - 90° REGGIMENTO FANTERIA.

MOVM Tenente Colonnello AGOSTI Guido alla memoria
MOVM Sottotenente AMARENA Giovanni alla memoria
MOVM Sottotenente DE MICHIEL Vincenzo alla memoria
MAVM Tenente Colonnello LA PENNA Giacomo
MAVM Maggiore LA MESA Emanuele alla memoria
MAVM Maggiore LA MESA Emanuele
MAVM Maggiore MILLINO Teresio
MAVM Capitano ASQUASCIATI Luigi
MAVM Capitano BERARDINELLI Giacinto alla memoria
MAVM Capitano BIANCHI Evanzio alla memoria
MAVM Capitano BRUNO Felice alla memoria
MAVM Capitano PIOTTI Alessandro
MAVM Capitano RAFFAELLI Dario
MAVM Capitano UGHETTO Enrico
MAVM Tenente CHIEREGO Giorgio
MAVM Tenente CORONA Marcello
MAVM Tenente LA MANNA Cesare
MAVM Tenente PALMI Antonio
MAVM Tenente PAOLELLA Fernando
MAVM Tenente RUSSO Giuseppe
MAVM Sottotenente BENEDETTI Goffredo
MAVM Sottotenente BERCHIATTI Aldo
MAVM Sottotenente BOTASSIS Giovanni
MAVM Sottotenente BRILLA Michele
MAVM Sottotenente BUDA Nunziato
MAVM Sottotenente CAPANO Carlo alla memoria
MAVM Sottotenente FRONCILLO Ruggero alla memoria
MAVM Sottotenente GAFFARELLI Tommaso
MAVM Sottotenente LAVARELLO G.Battista
MAVM Sottotenente MAZZONE Francesco
MAVM Sottotenente MESSERE Marcello
MAVM Sottotenente PASTORE Ettore
MAVM Sottotenente ROCCHI Alberto alla memoria
MAVM Sottotenente ZAULI Goffredo
MAVM aiutante di battaglia MORELLI Bruno
MAVM sergente maggiore ARDONE Antonio
MAVM sergente maggiore D'AGOSTINO Camine
MAVM sergente maggiore PALMIERI Manlio
MAVM sergente MAGRINI Gino
MAVM sergente TORNAGHI Silvio
MAVM caporal maggiore SPRODI Umberto
MAVM caporale BERTOLOTTI Attilio
MAVM caporale CAMISCIA Nicola
MAVM caporale KOSMAC Cirillo
MAVM caporale MAZZAMUTO Francesco
MAVM soldato AMBROGIO Carmelo alla memoria
MAVM soldato BERGAMASCO Aldo
MAVM soldato CANETTI Oreste alla memoria
MAVM soldato CASTELLI Luigi
MAVM soldato CASTOLDI Egidio alla memoria
MAVM soldato DOVERI Serafino
MAVM soldato FRIZZI Tito
MAVM soldato FURLANI Aldo alla memoria
MAVM soldato GENTOSO Francesco
MAVM soldato MAZZA Francesco
MAVM soldato RAGGI Manfredo
MAVM soldato VITALI Orazio alla memoria
MBVM Maggiore PICCIONE Cosimo
MBVM Capitano AIRENTI Antonino alla memoria
MBVM Capitano CICINNATO Ettore
MBVM Capitano ROSSI Enrico
MBVM Tenente ANTIFORA Giovanni
MBVM Tenente CALUZZI Ettore
MBVM Tenente MINUTO Paolo
MBVM Tenente VIOLA Guido
MBVM Sottotenente BIANCHINI Ernesto
MBVM Sottotenente BRUNO Vincenzo
MBVM Sottotenente PAGLIERINI Sergio
MBVM Sottotenente ROCCUZZO Paolo
MBVM sergente CHIESA Francesco
MBVM sergente PECOLATTO Maggiorino
MBVM caporal maggiore CASSINARI Mario
MBVM caporal maggiore CUCCIA Giacomo
MBVM caporal maggiore LOMBARDI Angelo
MBVM caporal maggiore MANDULLO Vitaliano alla memoria
MBVM caporal maggiore ROSSONI Giuseppe
MBVM caporal maggiore ROTA Arosio
MBVM caporal maggiore VOLPATTI Aldo alla memoria
MBVM caporale BETTONCELLI Francesco
MBVM soldato CARAMIA Pasquale
MBVM soldato CRISPONI Giuseppe alla memoria
MBVM soldato GARIBALDI GIULIO
MBVM soldato LENA Francesco
MBVM soldato RAGNO Onofrio alla memoria
MBVM soldato TOTARO Cosimo
MBVM soldato VIGNA Alberto alla memoria
CGVM Tenente CHIEREGO Giorgio
CGVM Sottotenente BORIAMI Isidoro
CGVM Sottotenente DEVIA Angelo
CGVM sergente maggiore AZZOLI Antonio
CGVM sergente maggiore PORCU Bruno
CGVM sergente BRESCIANI Ezio
CGVM sergente CAPROTTI Attilio
CGVM sergente CASTAGNOLI Ezio
CGVM sergente CATUCCI Vita
CGVM sergente FORNACIARI Renato
CGVM sergente ZECCHINI Enrico alla memoria
CGVM caporal maggiore MANNOZZI Giovacchino
CGVM caporale SANNA Antonio alla memoria
CGVM soldato ARTESANI Cesare
CGVM soldato CERBONI Alberto alla memoria
CGVM soldato FRANCESCHINI Arturo alla memoria
CGVM soldato INGRASSIA Vito
CGVM soldato MARCHIGNONI Daniele
CGVM soldato MATTA Angelo
CGVM soldato ORECCHIONI Antonio
CGVM soldato VITARI Giuseppe
CGVM soldato ZUNINO Leandro