Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... tramonto a Nikitowka.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
mercoledì 26 gennaio 2022
Raul... Raul Achilli
"Questo è stato il 26 gennaio 1943... Anche Raul mi ha lasciato quel giorno. Raul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giú per andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morí sulla neve. Raul, che alla sera prima di dormire cantava sempre: «Buona notte mio amore». E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi Il lamento della Madonna di Jacopone da Todi... ".
Dovevo e volevo essere oggi ancora una volta a Nikolajewka... sono venuto qui a salutare Raul Achilli, almeno questo.
Dovevo e volevo essere oggi ancora una volta a Nikolajewka... sono venuto qui a salutare Raul Achilli, almeno questo.
martedì 25 gennaio 2022
Russia 2013... 2018... 2020
Russia 2013, Russia 2018 e Russia 2020... per tre volte ho ripercorso la lunga strada della ritirata dal Don a Nikolajewka con amici diversi. Domani è Nikolajewka e domani sarei dovuto essere ancora una volta là. Non mi resta che il ricordo e la speranza di poter ripercorrere ancora una volta quella strada nell'80° anniversario di quella che fu la ritirata per tutti ma che non fu l'unica!
giovedì 20 gennaio 2022
Le fotografie di Mario Bagnasco, 14
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"Prigionieri verso le retrovie".
"Prigionieri verso le retrovie".
mercoledì 19 gennaio 2022
Rispetto
Non sono soldati italiani, ma per me fa lo stesso... sono soldati ungheresi caduti nella zona di Stalingrado. La fotografia è abbastanza famosa e rende purtroppo bene l'idea di quella che fu la sconfitta delle forze dell'Asse in Russia. Ma a prescindere, potrebbero essere anche italiani o russi o tedeschi o rumeni, e per me meritano tutti quanti rispetto. Erano soldati e solo per questo lo meritano, tutti quanti. Ognuno di loro aveva qualcuno a casa che lo aspettava e anche loro meritano rispetto, soprattutto da parte di chi non ha vissuto sulla propria pelle tutto quanto.
Immagini, la ritirata
Sono i giorni della più famosa delle ritirate di Russia, la più famosa ma non l'unica... vengono scritte tante parole, tanti post, tante testimonianze e risulta così difficile riuscire ad aggiungere dell'altro a tutto ciò. Allora ecco che lascio ad una fotografia per me inedita, recuperata su un forum, il senso di quella che fu per il nostro esercito la più grande tragedia mai subita (a mio avviso anche peggio di Caporetto) e quella che fu per ognuno dei protagonisti forse la più grande tragedia personale. Non si vede un uomo in faccia, ma basta vederli di spalle, vederne le condizioni per comprendere cosa passarono in questi stessi giorni di 79 anni fa.
sabato 15 gennaio 2022
Un ricordo dal 2013
Sono i giorni che precedono l'inizio della ritirata degli Alpini e non solo degli Alpini e... dei miei viaggi in Russia ho tantissimi bei ricordi che mi accompagnano giorno dopo giorno. Ho letto continuamente libri su quella campagna e continuerò a farlo, come continuerò a viaggiare per ricordare e tenere viva la memoria di quei ragazzi. Ma credo che fra tutti i ricordi quello che spesso mi viene alla mente, quello che con più trasporto ed emozione racconto, anche e soprattutto nelle serate in cui sono invitato a parlare dei miei viaggi, è quello raffigurato in queste due fotografie.
Sono i dettagli che a volte fanno la differenza e questo è un "dettaglio" che se non fossi stato in Russia non avrei mai potuto conoscere. Gennaio 2013, il primo trekking organizzato in Russia; siamo ad Opit, la famosa Opit. Al nostro arrivo la "babushka" fotografata nella prima immagine ci riconosce ovviamente come italiani ed esce di casa; credo che ci saranno stati dai 20° ai 25° gradi sotto zero, ma la signora esce comunque. Per me è uno dei primi incontri con i russi del posto e davvero non so cosa aspettarmi (negli anni imparerò a volere bene a queste persone che quasi nella totalità dei casi, seppur con una bandiera regia al seguito, mi/ci regaleranno sempre un sorriso e a volte anche molto di più). La signora si avvicina a noi, scambiamo qualche saluto e qualche informazione grazie alla nostra guida Sasha.
Poi lei raccontò... era una bambina il 19 e il 20 gennaio 1943, ma ricordava bene quello che vide. Ci disse: "... i vostri soldati arrivarono qui con la paura in volto ...". Probabilmente in Russia non mi sono mai emozionato così tanto come in quel momento; e quante altre volte mi è successo. A distanza di 70 anni ero lì, dove erano passati loro e con una testimone di eccezione che ci raccontava quel particolare. Chissà quante cose ha visto in quei giorni, in quelle ore, ma ci raccontò quel piccolo "dettaglio". Ecco... ora tutti gli sforzi per andare in Russia avevano avuto un senso; almeno per me il cerchio aveva iniziato a chiudersi.
Mi ricordo che mi sono guardato intorno per immaginare, per provare ad immedesimarmi in uno di quei soldati che lontano migliaia di chilometri da casa, braccato dai soldati russi e preso dal freddo era passato da una località che oggi sarebbe assolutamente sconosciuta se non fosse capitato quello che in pochi ormai ricordano ed onorano. Forse ci sono in parte riuscito o forse non potrò mai davvero capire cosa un uomo può provare in una situazione simile, ma ero lì e tanto mi bastava.
Parlavo di dettagli... nella seconda fotografia sempre la "nostra" signora ci indicava in quella sorta di stalla mal messa il luogo dove venivano portati i nostri feriti della battaglia di Opit. Quando cammino in Russia mi chiedo spessissimo se in quel preciso istante mi trovo su un pezzo di terra dove è caduto uno dei nostri, ma non potrò mai saperlo con esattezza. Ecco ora ero in un punto preciso dove molto probabilmente qualcuno aveva vissuto i suoi ultimi minuti e ancora una volta non poteva che prendermi un'emozione unica che su un libro difficilmente avrei potuto toccare così con mano.
Dopo pochi minuti il cammino è ripreso con un caro saluto a quella signora che ci aveva fatto un regalo così unico e così irripetibile; oggi probabilmente la signora, testimone di quei fatti, non ci sarà più come non c'è più quella stalla che sono andato a rivedere nei viaggi successivi per scoprire che era stata abbattuta. Ma quel ricordo me lo porto dentro da allora come uno dei momenti più intensi vissuti in Russia.
Sono i dettagli che a volte fanno la differenza e questo è un "dettaglio" che se non fossi stato in Russia non avrei mai potuto conoscere. Gennaio 2013, il primo trekking organizzato in Russia; siamo ad Opit, la famosa Opit. Al nostro arrivo la "babushka" fotografata nella prima immagine ci riconosce ovviamente come italiani ed esce di casa; credo che ci saranno stati dai 20° ai 25° gradi sotto zero, ma la signora esce comunque. Per me è uno dei primi incontri con i russi del posto e davvero non so cosa aspettarmi (negli anni imparerò a volere bene a queste persone che quasi nella totalità dei casi, seppur con una bandiera regia al seguito, mi/ci regaleranno sempre un sorriso e a volte anche molto di più). La signora si avvicina a noi, scambiamo qualche saluto e qualche informazione grazie alla nostra guida Sasha.
Poi lei raccontò... era una bambina il 19 e il 20 gennaio 1943, ma ricordava bene quello che vide. Ci disse: "... i vostri soldati arrivarono qui con la paura in volto ...". Probabilmente in Russia non mi sono mai emozionato così tanto come in quel momento; e quante altre volte mi è successo. A distanza di 70 anni ero lì, dove erano passati loro e con una testimone di eccezione che ci raccontava quel particolare. Chissà quante cose ha visto in quei giorni, in quelle ore, ma ci raccontò quel piccolo "dettaglio". Ecco... ora tutti gli sforzi per andare in Russia avevano avuto un senso; almeno per me il cerchio aveva iniziato a chiudersi.
Mi ricordo che mi sono guardato intorno per immaginare, per provare ad immedesimarmi in uno di quei soldati che lontano migliaia di chilometri da casa, braccato dai soldati russi e preso dal freddo era passato da una località che oggi sarebbe assolutamente sconosciuta se non fosse capitato quello che in pochi ormai ricordano ed onorano. Forse ci sono in parte riuscito o forse non potrò mai davvero capire cosa un uomo può provare in una situazione simile, ma ero lì e tanto mi bastava.
Parlavo di dettagli... nella seconda fotografia sempre la "nostra" signora ci indicava in quella sorta di stalla mal messa il luogo dove venivano portati i nostri feriti della battaglia di Opit. Quando cammino in Russia mi chiedo spessissimo se in quel preciso istante mi trovo su un pezzo di terra dove è caduto uno dei nostri, ma non potrò mai saperlo con esattezza. Ecco ora ero in un punto preciso dove molto probabilmente qualcuno aveva vissuto i suoi ultimi minuti e ancora una volta non poteva che prendermi un'emozione unica che su un libro difficilmente avrei potuto toccare così con mano.
Dopo pochi minuti il cammino è ripreso con un caro saluto a quella signora che ci aveva fatto un regalo così unico e così irripetibile; oggi probabilmente la signora, testimone di quei fatti, non ci sarà più come non c'è più quella stalla che sono andato a rivedere nei viaggi successivi per scoprire che era stata abbattuta. Ma quel ricordo me lo porto dentro da allora come uno dei momenti più intensi vissuti in Russia.
mercoledì 12 gennaio 2022
Le fotografie di Mario Bagnasco, 13
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"Teatro all'aperto".
"Teatro all'aperto".
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