E' il 19 novembre 1942... scatta l'Operazione Urano. Circa 1 milione di soldati dell'Armata Rossa attaccano circa mezzo milione di soldati delle forze dell'Asse e chiudono nella sacca di Stalingrado l'intera Sesta Armata del Feldmaresciallo Paulus. Sarà il punto di svolta nella guerra sul Fronte Orientale e le conseguenze immediate e dirette si avranno poche settimane dopo con l'Operazione Piccolo Saturno contro la nostra Ottava Armata. In ricordo dei nostri 77 autieri anch'essi "insaccati" a Stalingrado: dei 77 solo 2 riusciranno a tornare a casa dopo la fine della guerra.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
martedì 19 novembre 2024
lunedì 18 novembre 2024
Le fotografie di Mario Bagnasco, 49
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"Verso Rikovo 20.08.42".
"Verso Rikovo 20.08.42".
Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Venerdì 25 gennaio - 7a tappa Km.15,0: da Romachowa a Nikitowka. Villaggi nella steppa russa.
giovedì 14 novembre 2024
Onori a Luigi Marinoni
Questa estate, durante le mie ferie in montagna, sono passato per Rovetta e presso il cimitero locale ho trovato questa tomba di famiglia; fra i nomi presenti c'era anche lui, Luigi Marinoni, geniere disperso in Russia. In queste giornate che ci portano a ricordare, forse un poco di più degli altri periodi dell'anno, il sacrificio di tanti nostri soldati, vorrei dedicare un pensiero anche a lui, Luigi...
Raimondo Colantonio, un artista
Ho conosciuto l'anno scorso Raimondo Colantonio in occasione, prima di una sua mostra espositiva e poi di una delle mie serate durante la quale anche lui era presente in veste di spettatore. Fin da subito mi ha colpito la sua estrema sensibilità sull'argomento e nel suo sguardo, quando parlava della Campagna di Russia, ho rivisto immediatamente le mie stesse emozioni.
Mi sono quindi ripromesso, al momento opportuno di parlare di lui e delle sue bellissime opere. Forse più unico che raro Raimondo ha dedicato il suo talento a ricordare i "nostri" proprio durante la Campagna di Russia.
Ma direi che chi meglio di lui può raccontare il perché di tutto ciò...
"Quando penso a quali siano stati i motivi che mi hanno mosso ed impegnato in un lavoro, diventato un progetto che tratta l’esodo della ritirata dell’ARMIR durante l’inverno 1942-43, non posso fare a meno di pensare alla mia cara nonna materna Angela, nata nel 1920 e venuta a mancare nel 2008. La mia infanzia e giovinezza l’ho vissuta in sua compagnia, molte volte mi sono fermato con lei, mi piaceva sentirla parlare della sua storia, restavo ad ascoltare i suoi racconti, a volte frammentati altre volte più lucidi, dei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, lei a quel tempo era infermiera nell’ospedale di Salerno e durante lo sbarco alleato visse quella tragedia in prima persona, ho ascoltato rapito i suoi racconti le sofferenze e le peripezie tribolate per ritornare a casa per rivedere la sua famiglia e la sua piccola figlia… mia Madre.
Lei a poco più di vent’anni era infermiera e il suo unico fratello prestava servizio nel corpo dell’Aeronautica ma durante il periodo dell’armistizio era di servizio a Maddaloni, mia nonna raccontava sempre che si rividero l’ultima volta alcune settimane prima dell’avvenuto armistizio, ma dopo quel momento perse ogni traccia del fratello, la sua sofferenza per questa perdita l’ha accompagnata per tutta la vita, invano ha aspettato che tornasse, sperando che potesse essere sopravvissuto a qualche campo di concentramento, egli fu dichiarato disperso, a mia nonna non restò nulla dell’amato fratello.
A questi racconti ed al clima in cui sono cresciuto, si accosta il fatto che a soli tredici anni mi trovai tra le mani quel libro così amaro, “Centomila gavette di ghiaccio”, giaceva dimenticato nella piccola biblioteca di famiglia, fui preso da quegli scritti, ricordo che ne fui agghiacciato. Nel tempo si sono lasciati molti dei libri che si possedeva, ma questo libro è ancora con me.
Non so se mia nonna mi abbia trasmesso qualcosa con la sua storia, so che ho sentito molto la sua mancanza e dopo qualche anno dalla sua dipartita, in un momento difficile per me, tra il 2011 ed il 2012, ho iniziato a rappresentare queste scene che avevo visto in fotografia, ho riletto di queste cronache ed ho approfondito in modo spontaneo e senza accorgermene tutta la tragedia dell’ARMIR, di sovente mi hanno accompagnato in questi momenti di ricerca e meditazione, alcuni canti alpini in particolare “L’ultima notte” cantata dal coro della Brigata Alpina Julia.
A questo non aggiungo altro, concludo ripetendo quello che scrissi, in una motivazione di un mio primo lavoro, sintetico ed acerbo, nel giugno 2013, che fu scelto come testo di presentazione dal presidente Lino Aldi, per la mostra che fu tenuta presso le sale della Pro Loco di Settimo Milanese.
Ho voluto ricordare, o di più… La prima opera nasce nel febbraio 2012, ho rivissuto nella mia immaginazione il sacrificio di questi uomini, il valore, la forza che li ha sostenuti; avevo letto parti dello scritto di Bedeschi , una cronaca toccante, alcuni anni fa ed ancora poi riletto. Il mio lavoro è per coloro che non sono più tornati, come per coloro che sono sopravvissuti lasciando nel ghiaccio di quella steppa la patriottica visione della guerra e la loro giovinezza, dopo la quale hanno continuato a vivere nel rimorso di non aver potuto aiutare i loro compagni d’arme, perché la forza non bastava neanche più per se stessi”.
Raimondo vende le sue opere e può essere contattato al numero 334.5051669.
Mi sono quindi ripromesso, al momento opportuno di parlare di lui e delle sue bellissime opere. Forse più unico che raro Raimondo ha dedicato il suo talento a ricordare i "nostri" proprio durante la Campagna di Russia.
Ma direi che chi meglio di lui può raccontare il perché di tutto ciò...
"Quando penso a quali siano stati i motivi che mi hanno mosso ed impegnato in un lavoro, diventato un progetto che tratta l’esodo della ritirata dell’ARMIR durante l’inverno 1942-43, non posso fare a meno di pensare alla mia cara nonna materna Angela, nata nel 1920 e venuta a mancare nel 2008. La mia infanzia e giovinezza l’ho vissuta in sua compagnia, molte volte mi sono fermato con lei, mi piaceva sentirla parlare della sua storia, restavo ad ascoltare i suoi racconti, a volte frammentati altre volte più lucidi, dei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, lei a quel tempo era infermiera nell’ospedale di Salerno e durante lo sbarco alleato visse quella tragedia in prima persona, ho ascoltato rapito i suoi racconti le sofferenze e le peripezie tribolate per ritornare a casa per rivedere la sua famiglia e la sua piccola figlia… mia Madre.
Lei a poco più di vent’anni era infermiera e il suo unico fratello prestava servizio nel corpo dell’Aeronautica ma durante il periodo dell’armistizio era di servizio a Maddaloni, mia nonna raccontava sempre che si rividero l’ultima volta alcune settimane prima dell’avvenuto armistizio, ma dopo quel momento perse ogni traccia del fratello, la sua sofferenza per questa perdita l’ha accompagnata per tutta la vita, invano ha aspettato che tornasse, sperando che potesse essere sopravvissuto a qualche campo di concentramento, egli fu dichiarato disperso, a mia nonna non restò nulla dell’amato fratello.
A questi racconti ed al clima in cui sono cresciuto, si accosta il fatto che a soli tredici anni mi trovai tra le mani quel libro così amaro, “Centomila gavette di ghiaccio”, giaceva dimenticato nella piccola biblioteca di famiglia, fui preso da quegli scritti, ricordo che ne fui agghiacciato. Nel tempo si sono lasciati molti dei libri che si possedeva, ma questo libro è ancora con me.
Non so se mia nonna mi abbia trasmesso qualcosa con la sua storia, so che ho sentito molto la sua mancanza e dopo qualche anno dalla sua dipartita, in un momento difficile per me, tra il 2011 ed il 2012, ho iniziato a rappresentare queste scene che avevo visto in fotografia, ho riletto di queste cronache ed ho approfondito in modo spontaneo e senza accorgermene tutta la tragedia dell’ARMIR, di sovente mi hanno accompagnato in questi momenti di ricerca e meditazione, alcuni canti alpini in particolare “L’ultima notte” cantata dal coro della Brigata Alpina Julia.
A questo non aggiungo altro, concludo ripetendo quello che scrissi, in una motivazione di un mio primo lavoro, sintetico ed acerbo, nel giugno 2013, che fu scelto come testo di presentazione dal presidente Lino Aldi, per la mostra che fu tenuta presso le sale della Pro Loco di Settimo Milanese.
Ho voluto ricordare, o di più… La prima opera nasce nel febbraio 2012, ho rivissuto nella mia immaginazione il sacrificio di questi uomini, il valore, la forza che li ha sostenuti; avevo letto parti dello scritto di Bedeschi , una cronaca toccante, alcuni anni fa ed ancora poi riletto. Il mio lavoro è per coloro che non sono più tornati, come per coloro che sono sopravvissuti lasciando nel ghiaccio di quella steppa la patriottica visione della guerra e la loro giovinezza, dopo la quale hanno continuato a vivere nel rimorso di non aver potuto aiutare i loro compagni d’arme, perché la forza non bastava neanche più per se stessi”.
Raimondo vende le sue opere e può essere contattato al numero 334.5051669.
lunedì 11 novembre 2024
News dal progetto GIS
News dal progetto GIS - Elaborazione di un sistema informativo geografico per la Campagna di Russia. A quasi 20.000 visite a link https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1YWzNI90cXzpHzNKnuW3zpZai5rJHcpY&usp=sharing sono presenti le 9 sezioni, ognuna rappresentata da una delle immagini di seguito riportate.
1 - Le località del CSIR e dell'ARMIR
2 - Le operazioni del CSIR
3 - Le operazioni dell'ARMIR
4 - La seconda battaglia difensiva del Don
5 - Il ripiegamento delle Divisioni di Fanteria
6 - Il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino
7 - Ospedali, campi di prigioni e cimiteri
8 - Le località del Fronte Orientale
9 - La battaglia di Stalingrado
1 - Le località del CSIR e dell'ARMIR
2 - Le operazioni del CSIR
3 - Le operazioni dell'ARMIR
4 - La seconda battaglia difensiva del Don
5 - Il ripiegamento delle Divisioni di Fanteria
6 - Il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino
7 - Ospedali, campi di prigioni e cimiteri
8 - Le località del Fronte Orientale
9 - La battaglia di Stalingrado
lunedì 4 novembre 2024
I servizi logistici, parte 1
Sperando di fare cosa gradita a chi mi segue, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi pubblicherò gli estratti più significativi del testo "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito.
Credo ad oggi un lavoro mai presentato e disponibile solo per chi è in possesso di questo prezioso volume che permette di avere un'idea chiara e precisa della Campagna di Russia, anche rispetto ad uno dei servizi più essenziali per mantenere operativo e in forze un esercito.
Questo volume l'ho letto con molta attenzione e sono emersi degli aspetti considerevoli per inquadrare al meglio la vicenda dello CSIR prima e dell'ARMIR dopo.
Credo ad oggi un lavoro mai presentato e disponibile solo per chi è in possesso di questo prezioso volume che permette di avere un'idea chiara e precisa della Campagna di Russia, anche rispetto ad uno dei servizi più essenziali per mantenere operativo e in forze un esercito.
Questo volume l'ho letto con molta attenzione e sono emersi degli aspetti considerevoli per inquadrare al meglio la vicenda dello CSIR prima e dell'ARMIR dopo.
Libri: "IN PRIMA LINEA A NOWO POSTOJAL."
Appena arrivato il libro "In prima linea a Nowo Postojalowka. La campagna di Russia di Giacomo Alberti alpino della Cuneense" di Giorgio Ferraris.
In prima linea a Nowo Postojalowka racconta i fatti di cui è stato protagonista e testimone, nella guerra in Russia, Giacomo Alberti, sergente degli alpini del Battaglione Pieve di Teco della Divisione Cuneense, rimasto sul Don la notte del 17 gennaio 1943 con il suo Plotone per proteggere la ritirata del Corpo d'Armata Alpino, sopravvissuto alla tragica battaglia di Nowo Postojalowka e uscito dall'accerchiamento russo a Nikolajewka. Per anni si è parlato e scritto soltanto della battaglia di Nikolajewka, dove i reparti della Tridentina, seppur stremati da dieci giorni di marcia e logorati da molti combattimenti, riuscirono ad aprire la strada alle truppe in ritirata per uscire dall'accerchiamento russo, mentre è stata del tutto ignorata, anche nei documenti ufficiali, quella di Nowo Postojalowka, ben più rilevante per le forze militari in campo e per il numero di caduti, dove i Battaglioni della Cuneense furono distrutti nello scontro con le truppe corazzate russe. Il libro racconta in modo dettagliato il drammatico combattimento del 20 gennaio 1943 a Nowo Postojalowka, dove si manifestò la situazione di totale inadeguatezza del nostro esercito per quella guerra e dove persero la vita migliaia di alpini dei nostri paesi, arruolati nella Cuneense. In prima linea a Nowo Postojalowka è il primo libro con il nome di quella terribile battaglia nel titolo. Anche la fotografia della copertina, che non è mai stata pubblicata sui numerosi libri usciti sulla guerra in Russia, è del tutto diversa da quelle ormai molto diffuse e conosciute di ordinate colonne in ritirata, ed esprime efficacemente la situazione reale vissuta da decine di migliaia di soldati italiani in quelle tragiche giornate della seconda metà di gennaio del 1943. La fotografia era stata consegnata da un ufficiale medico al padre dell'autore, Aldo Ferraris che faceva parte del Battaglione Mondovì, all'ospedale militare di Loano, dove era ricoverato dopo il rientro dal fronte russo per l'amputazione delle dita di un piede a seguito dei congelamenti riportati nella ritirata.
In prima linea a Nowo Postojalowka racconta i fatti di cui è stato protagonista e testimone, nella guerra in Russia, Giacomo Alberti, sergente degli alpini del Battaglione Pieve di Teco della Divisione Cuneense, rimasto sul Don la notte del 17 gennaio 1943 con il suo Plotone per proteggere la ritirata del Corpo d'Armata Alpino, sopravvissuto alla tragica battaglia di Nowo Postojalowka e uscito dall'accerchiamento russo a Nikolajewka. Per anni si è parlato e scritto soltanto della battaglia di Nikolajewka, dove i reparti della Tridentina, seppur stremati da dieci giorni di marcia e logorati da molti combattimenti, riuscirono ad aprire la strada alle truppe in ritirata per uscire dall'accerchiamento russo, mentre è stata del tutto ignorata, anche nei documenti ufficiali, quella di Nowo Postojalowka, ben più rilevante per le forze militari in campo e per il numero di caduti, dove i Battaglioni della Cuneense furono distrutti nello scontro con le truppe corazzate russe. Il libro racconta in modo dettagliato il drammatico combattimento del 20 gennaio 1943 a Nowo Postojalowka, dove si manifestò la situazione di totale inadeguatezza del nostro esercito per quella guerra e dove persero la vita migliaia di alpini dei nostri paesi, arruolati nella Cuneense. In prima linea a Nowo Postojalowka è il primo libro con il nome di quella terribile battaglia nel titolo. Anche la fotografia della copertina, che non è mai stata pubblicata sui numerosi libri usciti sulla guerra in Russia, è del tutto diversa da quelle ormai molto diffuse e conosciute di ordinate colonne in ritirata, ed esprime efficacemente la situazione reale vissuta da decine di migliaia di soldati italiani in quelle tragiche giornate della seconda metà di gennaio del 1943. La fotografia era stata consegnata da un ufficiale medico al padre dell'autore, Aldo Ferraris che faceva parte del Battaglione Mondovì, all'ospedale militare di Loano, dove era ricoverato dopo il rientro dal fronte russo per l'amputazione delle dita di un piede a seguito dei congelamenti riportati nella ritirata.
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