giovedì 9 gennaio 2025

Il viaggio del 2013, da Nikitowka a Nikolajewka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 26 gennaio - 8a tappa Km.17,0: da Nikitowka a Nikolajewka. Sullo sfondo l'abitato di Nikolajewka.

mercoledì 8 gennaio 2025

Serata a Cuneo

Venerdì 17 gennaio alle ore 20.30 a Cuneo, avrò l'onore di poter raccontare la storia dei nostri soldati durante la Campagna di Russia e dei miei viaggi alla ricerca di un esercito mai tornato. L'evento si terrà presso la Sala San Giovanni in via Roma 4 a Cuneo nell'ambito della manifestazione ufficiale per l'82° Anniversario Solenne della Battaglia di Nowo Postojalowka, organizzata dall'Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Cuneo e con il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e della Città di Cuneo.

venerdì 3 gennaio 2025

Il pugnale M39

Pugnale M39 in dotazione ad alcuni reparti del Regio Esercito e delle CC.NN. recuperato in Russia nel primo viaggio del 2011 e portato in Italia non senza difficoltà.

giovedì 2 gennaio 2025

Il viaggio del 2013, da Nikitowka a Nikolajewka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 26 gennaio - 8a tappa Km.17,0: da Nikitowka a Nikolajewka. Partenza per la nostra ultima tappa, in lontananza il villaggio di Arnautowo.





Serata ad Origgio

Riprendo gli eventi divulgativi relativi alle vicende dei nostri soldati durante la Campagna di Russia e ai racconti dei miei viaggi; se interessati la prossima serata si svolgerà venerdì 10 gennaio 2025 alle ore 21.00 presso Villa Borletti ad Origgio (VA), in via Dante Alighieri 63; l'entrata è libera.

A seguire e nei giorni 18-19 gennaio e 25-26 gennaio è possibile visitare la mostra personale di Raimondo Colantonio che, alla "Ritirata di Russia" ha dedicato un'importante serie di dipinti, che saranno esposti al piano terra della villa. L’inaugurazione della mostra sarà il 18 gennaio alle ore 17.00; all’inaugurazione parteciperà anche il coro “Amici della Montagna". La mostra si chiuderà il 26 gennaio, con la lettura di alcuni brani tratti dal libro “Il sergente della neve” di Mario Rigoni Stern.

martedì 31 dicembre 2024

Italiani nella neve, parte 10

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Decima e ultima parte, L'Armir in scena.

Il tema del racconto della campagna di Russia non è stato oggetto solamente di film o documentari ma anche di alcune opere teatrali. Agli inizi del nuovo millennio, complice la riscoperta di gran parte della letteratura inerente ai fatti di Russia, sono state realizzate diverse trasposizioni teatrali tra le quali le più significative sono senza dubbio Il sergente e Li Romani in Russia.

Il sergente, tratto dall’opera di Mario Rigoni Stern Il sergente nella neve, è uno spettacolo teatrale ideato, diretto ed interpretato dall’attore bellunese Marco Paolini.

Paolini, già attivo in cinema e televisione, non è affatto nuovo ad esperienze teatrali di questo genere in cui riesce a conciliare il gusto per la ricerca storica con l’intento di denuncia, costanti queste del cosiddetto “teatro di impegno civile”. In tal senso le opere più note di Paolini sono Vajont del 1993 e Il Milione del 1998.

Il sergente, rispettando le linee guida del teatro di narrazione già espresse in Vajont e ne Il Milione, procede ad una disamina priva di retorica e quanto più realistica possibile dei tragici fatti di Russia. A tal riguardo anche la scelta dell’ambientazione ricopre un punto di fondamentale importanza. Se Vajont fu trasmesso dalla sommità della diga e Il Milione fu messo in scena all’Arsenale di Venezia, con il pubblico assiepato sulle barche, Il sergente scelse come location “naturale” una cava di pietra dismessa sui monti Berici, alle porte di Vicenza. Lo stesso Paolini dirà riguardo a questa scelta: "Per il teatro bastano quattro muri. Ma il mezzo televisivo ha una sua urgenza, ha bisogno di un luogo che aggiunga la potenza di un'immagine non pretestuosa. Altrimenti, incorniciato dallo schermo, diventa lontanissimo da chi sta a casa. A me interessa la tv in diretta, e che abbia un pubblico presente in carne e ossa. Su un fiume era difficile, e certo non potevamo mettere della neve posticcia. Ho trovato questa cava. Mi pare perfetta per raccontare una discesa oltre ogni limite, al fondo della condizione umana, come quella che racconta Rigoni".

Attraverso l’utilizzo della tecnica del monologo, lo spettacolo, che non presenta alcuna interruzione pubblicitaria, può essere suddiviso in due grandi blocchi narrativi: il primo racconta la vita di trincea e la sua immobile monotonia che snerva gli alpini e riporta alla memoria la staticità dei fanti della Grande Guerra; la seconda parte, di durata più breve, racconta i momenti d’addio al caposaldo e l’inizio della tragica ritirata.

Il sergente, portato in teatro tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, ebbe la sua consacrazione il 30 ottobre 2007 con la diretta televisiva su La7 che, in funzione della messa in onda di questo spettacolo, impostò tutto il palinsesto della giornata sul tema della guerra.

Il critico teatrale Mauro Favaro a proposito de Il sergente scrisse: "Nelle prime uscite con un nuovo lavoro sembra che il narratore-Paolini misuri la disponibilità del pubblico ad ascoltarlo, assegnando ad esso il preciso ruolo di collaboratore, attivo e vivente, nel processo del “fare teatro”. Lo stesso è accaduto con “Il Sergente”. Ma se è vero il collaboratore più importante di chi narra è inevitabilmente colui che ascolta, è anche vero che proprio in quelle occasioni la necessità di racconto si è tramutata nel racconto vero e proprio, non già per misurare la tenuta di una storia reale, ma per riordinare uno spettacolo che, come afferma Paolini, non è un antidoto a quanto accaduto, bensì esperienza utile alla memoria, per poter addestrare e per poter istruire".

Li Romani in Russia è l’adattamento dell’omonima opera del poeta, scrittore e regista Elia Marcelli, reduce della campagna di Russia. L’opera, adattata a pièce teatrale da Marcello Teodonio, narra le vicende di un gruppo di soldati romani della divisione Torino che la guerra scaraventò dalla caserma della Cecchignola, vicino Roma, alle rive innevate del fiume Don.

Li Romani in Russia si presenta come una nuova forma di teatro civile che mostra numerose innovazioni soprattutto a livello linguistico mediante l’accostamento dell’ottava classica al dialetto romanesco. Conciliando in tal modo la metrica dei grandi poemi classici con la lingua popolare di Giuseppe Gioacchino Belli, viene fuori una narrazione più spontanea del solito.

Lo spettacolo è interpretato unicamente dal cantautore Simone Cristicchi che, vestito con una «divisa d’epoca, uno zaino, un fucile e una sedia», ha dato vita ad una narrazione ricca di pathos dal taglio decisamente cinematografico.74 Cristicchi, dopo esser passato alla ribalta nazionale con il singolo Vorrei cantare come Biagio (2005) e la vittoria al Festival di Sanremo del 2007 con la canzone Ti regalerò una rosa, si è dedicato alla realizzazione di questo spettacolo teatrale, spinto anche da motivi di natura familiare. Infatti suo nonno Rinaldo, fante della divisione Torino, fu uno dei pochi ad essere riuscito a ritornare vivo dalla Russia portando con sé la paura per il freddo, paura che lo tormentò per tutto il resto della sua vita.

La preparazione di questo spettacolo è stata molto intensa al punto che Cristicchi ebbe a dire in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano: "Per arrivare degnamente preparato al mio debutto come attore, ho dovuto lavorare sodo imponendomi una disciplina ferrea, anche perché portare in scena un monologo di un’ora e mezza è faticoso come scalare una montagna; ma rispetto a un concerto mi dà molta più soddisfazione. Solo per imparare a memoria il testo ho impiegato 4 mesi. Poi, prima di lavorare con il regista, ho preferito fare delle anteprime, per testare da subito la reazione del pubblico. E se oggi porto in scena questo spettacolo, è proprio grazie all’incoraggiamento del pubblico che ha assistito a quelle prime repliche. Successivamente è arrivato il regista Alessandro Benvenuti, e devo dire che c’è stato il vero salto di qualità. Dalle luci alle musiche alla mia recitazione. Ho imparato da Benvenuti l’arte della caratterizzazione di ogni singolo personaggio: il colonnello, il sergente maggiore, il prete, e poi Gigi, Peppe, Nicola, Zi’ Pasquale, er Professore, ovvero i soldati del plotone. La sua grande esperienza è servita a dare un perfetto equilibrio alla musicalità della narrazione, a limare alcune ingenuità iniziali, evitando di enfatizzare troppo la recitazione".

Dopo il debutto del 30 ottobre 2010 al teatro Na Starnon di Mosca, in una serata organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca (IICM), Li Romani in Russia ha dato inizio ad una tournée sul territorio nazionale fino a tutto il 2015 e con alcune date anche nel 2016.

Il critico Alessandro Bronzini, favorevolmente impressionato dalla performance di Cristicchi, scriverà: "Simone dà voce a tutto questo con credibilità, sensibilità e tenerezza facendo suo un testo vissuto sulla propria pelle, ancor prima che imparato a memoria. Lo aiuta la regia impeccabile di Alessandro Benvenuti che alterna registri stilistici differenti a prima vista incompatibili con la durezza del testo e che invece ne rafforzano la credibilità, creando da subito quell’ empatia con il pubblico che è la chiave di volta di uno spettacolo davvero ben riuscito e che, ribadisco, avrebbe davvero ben pochi validi motivi per essere perso".

Omaggio a Giuseppe Toigo

"Poi giunsero ad affrontarli quattro semoventi tedeschi e lo scontro entrò, nel vivo. I carri russi, che avanzavano nella valletta percorsa dalla rotabile diretta al "tattico", riuscirono a bloccarne uno, ma quando i fanti russi tentarono di neutralizzare l'equipaggio salendo a bordo, ci fu un colpo di scena. Apparve infatti un secondo semovente tedesco: su di esso vi era l'alpino Giuseppe Toigo della 265ª. Toigo si era fatto legare alla struttura esterna del mezzo per poter brandeggiare a mani libere una mitragliatrice e sparava furiosamente facendo strage di attaccanti. Il semovente si fermò in mezzo alla valletta e continuò a falciare con le armi di bordo le fanterie che lo circondavano. Lo stesso faceva Toigo ritto sul carro con la sua "pesante", senza essere mai colpito.

[...] Tutto era finito. Il semovente tedesco che aveva messo in fuga la colonna russa fece rientro e Toigo venne accolto tra le acclamazioni entusiastiche di tutti i presenti. La fortuna però gli venne meno quando, poche ore più tardi, al rientro da un'altra incursione contro i russi, fu colpito da schegge di mortaio che gli troncarono un braccio e lo privarono della vista.

Insignito in vita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per i fatti di cui era stato protagonista, Toigo morì nel 1955 per le conseguenze delle gravi ferite riportate in quella circostanza. Abitava ad Arten, una frazione di Fonzaso, paese dove mio padre era nato e lo aveva frequentato da ragazzo. Emigrato in Francia per lavoro prima della guerra, Toigo - da uomo semplice e generoso, animato da grande senso del dovere - era rientrato in Italia per compiere da volontario il proprio dovere di soldato. Tognato, che lo conosceva bene, sostiene che Toigo ...non avrebbe sopportato che i suoi amici di leva fossero al fronte mentre lui era un imboscato". Nel dopoguerra, gli fu intitolata la caserma di Belluno che fu sede del battaglione logistico della brigata alpina "Cadore", ora disciolta.

Sarà il capitano Mosetti, nella veste di comandante interinale del "Val Cismon" a proporre l'alpino Giuseppe Toigo, grande mutilato e cieco di guerra, per la più alta ricompensa al Valor Militare, facendo presente altresì che era già stato proposto per lo stesso riconoscimento dal comandante titolare del battaglione, capitano Valenti, prima della sua morte in combattimento avvenuta il 21 gennaio 1943.

Toigo era in forza al plotone cacciatori di carri della 265ª compagnia. Questi i passaggi più significativi della relazione per la concessione della ricompensa: "Rientrato dalla Francia per arruolarsi nell'Esercito Italiano, non mancava mai di partecipare alle azioni più arrischiate e dal suo energico comportamento traspariva tutto il suo amor patrio ed un potente ideale che lo portava a dare tutto se stesso per la grandezza dell'Italia in armi". "Più volte si era trovato a lottare da solo contro preponderanti forze nemiche e per ben tre volte rientrava ferito nelle nostre linee; ciononostante rifiutava sempre di essere ricoverato e si accontentava della semplice medicazione. Dotato di grande forza fisica, riusciva sempre a sorpassare i momenti di crisi e di stanchezza".

"Il giorno 28 Dicembre l'Alpino Toigo superò se stesso quando si offerse volontario per un'azione rischiosissima. I carri armati nemici avevano portato lo scompiglio tra le nostre linee; bisognava reagire energicamente contro le masse nemiche che avanzavano compatte. L'Alpino Toigo si faceva legare sopra un carro armato alleato a completamente allo scoperto, con un'arma automatica pesante porta la strage tra le fila nemiche".

Così Valenti aveva concluso: "L'Alpino Toigo, rientrato dalla rischiosa azione, viene raggiunto da un colpo di mortaio e resta gravemente mutilato agli occhio e ad una mano. Fronte Russo: Selenyi Jar 28.12.1942".

Da "Trincee di ghiaccio - Il battaglione "Val Cismon" della divisione "Julia" sul fronte russo" di Adriano Vieceli.

Omaggio a Don Giovanni Brevi

"Don Brevi, cappellano del "Val Cismon", dedicò la giornata di natale a raccogliere e a comporre le salme dei nostri caduti, provvedendo a dar loro sepoltura. Il religioso, fatto prigioniero nel corso della ritirata del gennaio 1943, sopravvisse a quasi 12 anni di privazioni, maltrattamenti e torture nei lager russi. Scrisse alla famiglia: "Ma io rimango sempre sacerdote, ufficiale, cattolico, italiano. Ogni prova mi reca onore".

L'essere sacerdote e ufficiale gli valse un "trattamento speciale" da parte dei russi: fu spostato in ben 36 campi, dal Mar Nero alla Siberia. In ogni circostanza, si prodigò per aiutare i compagni di prigionia, cercò di celebrare messa a di farsi promotore di civili proteste contro le inumane condizioni di detenzione. Nonostante la pressione psicologica e fisica a cui veniva sottoposto, respinse sdegnosamente e con fermezza ogni offerta di collaborazione da parte dei commissari politici sovietici. Insomma, non fu mai disposto ad abbandonare o a tradire gli uomini con i quali aveva sofferto, preferendo invece star loro accanto nei momenti del bisogno e dando degna sepoltura a coloro che erano "andati avanti".

Nel 1951, quando era ancora prigioniero, a Don Brevi venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Rientrato in Italia solo nel 1954, divenne una figura molto nota tra gli alpini reduci di Russia".

Da "Trincee di ghiaccio - Il battaglione "Val Cismon" della divisione "Julia" sul fronte russo" di Adriano Vieceli.

sabato 28 dicembre 2024

I servizi logistici, parte 3

PREMESSA.

I testi che seguono sono un estratto de "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito; la mia divulgazione ha il solo scopo di proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di riflessione di quella che fu la Campagna di Russia per noi italiani, anche dal punto di vista logistico; la mia divulgazione non ha lo scopo di sostituire il testo originale, ma al contrario è un invito all’acquisto, se rintracciabile, per approfondire i temi trattati e conoscere a fondo anche questo aspetto della nostra storia. Buona lettura!

I SERVIZI DELL’INTENDENZA CSIR-ARMIR.

“Nel quadro di questi provvedimenti, ed anche in relazione all'atteggiamento difensivo assunto durante l'inverno dalle grandi unità germaniche, era stata istituita la base di Dniepropetrovsk, a circa 300 chilometri dalle truppe operanti del CSIR, pur dando vita ad una base avanzata nella zona di Stalino-Jassinovatoie, dalla quale ci sarebbe di partita, alla ripresa offensiva, la nuova linea di rifornimenti. […] Verso la fine dell'inverno, frattanto, presso il Comando Supremo era maturata la decisione di accrescere, fino alla forza di un'armata, l'entità della rappresentanza italiana al fronte germano-sovietico.

Sarebbero affluiti su quel teatro d'operazioni il II Corpo d'Armata ed il Corpo d'Armata Alpino, destinati ad unirsi al CSIR per formare l'8ª Armata, integrati da altre unità combattenti alle dirette dipendenze del comando d'armata. […] Appunto per fronteggiare le nuove necessità, determinate dall'arrivo del II Corpo d'Armata e dalla prevista (e poi non verificata) possibilità del suo impiego in quella zona, il 4 giugno 1942 veniva costituita la Delegazione d'Intendenza di Karkov, dalla quale dipendevano adeguati organi esecutivi, soprattutto appartenenti al Servizio di Commissariato. […]

Invece, fino a quando non furono partiti dall'Italia i primi trasporti ferroviari, le autorità tedesche non diedero notizia al comando italiano, e con esso all'Intendenza, sulla zona di scarico e sul probabile impiego del II Corpo d'Armata e del Corpo d'Armata Alpino. […] Il nuovo ordinamento stabilito dall'Armata per i Corpi di Armata presenti allora al fronte orientale (II e XXXV “CSIR”), con uno scambio di divisioni tra le due grandi unità, la previsione della ripresa operativa dell'estate e l'esigenza che i servizi si adeguassero all'imminente offensiva contro il bacino del Mius (Kransnyj Luch), oltre che la prosecuzione che gli arrivi ferroviarie di nuove unità dall'Italia, determinarono la costituzione della Delegazione d’Intendenza di Rykovo-Gorlovka (13 luglio 1942).

L'operazione offensiva il bacino minerario di Kransnyj Luch, condotta dal XXXV Corpo d'Armata “CSIR”, si risolse rapidamente in una generale avanzata di quella grande unità e del II confermata verso il Donez, nella zona di Voroscilovgrad. La nuova fase provocò la costituzione di un'altra Delegazione in quella città, per sovraintendere ai servizi anche durante la successiva marcia verso il Don. […]

L'avanzata verso il Don, l'impiego nell'ansa di Serafimovic della 3ª Divisione Celere, il successivo schieramento sulla sponda destra (occidentale) di quel fiume dei Corpi d'Armata II e XXXV-CSIR, nonché del XXIX Corpo d'Armata germanico determinarono alcuni problemi logistici il 1° agosto venivano costituiti due nuovi “centri logistici avanzati”: - a Millerovo, per le necessità del XXXV Corpo d’Armata “CSIR” e per disciplinare e coordinare, per mezzo di un ufficio staccato, il trasbordo ferroviario tra la stazione di Likaja ed il casello di Staraja Stanizza, nonché il movimento ferroviario dalla stazione di Malcevskaja. Questa località sulla sponda sinistra del Donez, sulla linea Millerovo-Starobelsk, per la più idonea per collegarsi con la città di Voroscilovgrad, sede dell'Intendenza e principale base logistica dell'8ª Armata. In quella stazione venivano scaricati i treni che trasportavano i feriti dagli stabilimenti sanitari avanzati alla base ospedaliera di Voroscilovgrad; - a Kantemirovka, per le necessità del II Corpo d'Armata e della Divisione “Torino”, schierata in un primo tempo a fianco di quella grande unità, ma inquadrata per l'impiego nel XXIX Corpo d'Armata tedesco.

L'ampiezza dei magazzini esistenti a Kantemirovka, l'intensità del movimento, la posizione centrale rispetto a tutto lo schieramento, l'andamento della linea ferroviaria che serviva la località, provenendo da Rossosc e proseguendo su Tcertkovo e Millerovo, mi fecero in maggior centro dell'organizzazione logistica avanzata. […] Il 15 agosto 1942, per l'arrivo del Corpo d'Armata Alpino, al quale era stato assegnato il compito di operare nella zona caucasica alle dipendenze della 17ª Armata germanica, veniva costituita una nuova Delegazione d'Intendenza nella zona di Rostov (Mar d'Azov).

Essa fu disciolta pochi giorni dopo, in conseguenza delle mutate decisioni sull'impiego della grande unità. Le necessità logistiche dei tre corpi d'armata schierati sul Don (II e XXXV italiani e XXIX germanico), in relazione alle possibilità limitate di centri di Millerovo e Kantemirovka, determinarono la costituzione (31 agosto 1942) del centro logistico di Tcertkovo-Mankovo Kalitvenskaja, particolarmente orientato a servire la Divisione “Torino” di cui si è detto sopra e la 62ª Divisione germanica, anch’essa dipendente dal XXIX Corpo d’Armata. Il mutato impiego del Corpo d'Armata Alpino e il suo schieramento in un settore a nord di quello difeso dal II Corpo d'Armata richiesero la costituzione di un altro centro logistico nella cittadina di Rossosc (1° settembre 1942).

L'organizzazione logistica dell'8ª Armata Raggiungeva in quel tempo la massima estensione, comprendendo una fascia di territorio ampia trecentocinquanta km da nord a sud e cinquecento da ovest ad est (corrispondente per estensione ad oltre metà della superficie dell'intera Italia). […] alla fine di novembre, l'afflusso dell'unità costituenti la Divisione “Vicenza”, impiegata per la sicurezza delle retrovie, determinava l'istituzione, in Kupijansk, di un altro Ufficio Staccato di Intendenza, così come un altro ancora, nello stesso periodo, era costituito a Karkov, donde prendeva origine la linea ferroviaria di alimentazione dell'intera organizzazione logistica dell'8ª Armata. […]

All'inizio di dicembre, quando sulla sponda sinistra (orientale) del Don, di fronte alle grandi unità dell'8ª Armata si andavano raffittando gli schieramenti sovietici del “Fronte di Voronez” e del “Fronte Sud-Ovest”, destinati a svolgere una fase della prevista offensiva invernale, l'Intendenza disponeva non soltanto il prudenziale alleggerimento dei magazzini avanzati, ma anche l'adeguamento dell'organizzazione ospedaliera per le inevitabili necessità che sarebbero derivate dalla prossima battaglia. Lo sgombero avrebbe avuto luogo principalmente su un nuovo centro logistico di Karkov, costituito in relazione al mutamento della linea ferroviaria di alimentazione da quella meridionale a questa settentrionale. […] Tra i primi impianti situati a Karkov era quello di un importante centro ospedaliero”.

“Stato Maggiore dell'Esercito, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), pagg. 32-37”.

martedì 24 dicembre 2024

I servizi logistici, parte 2

PREMESSA.

I testi che seguono sono un estratto de "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito; la mia divulgazione ha il solo scopo di proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di riflessione di quella che fu la Campagna di Russia per noi italiani, anche dal punto di vista logistico; la mia divulgazione non ha lo scopo di sostituire il testo originale, ma al contrario è un invito all’acquisto, se rintracciabile, per approfondire i temi trattati e conoscere a fondo anche questo aspetto della nostra storia. Buona lettura!

I TRASFERIMENTI DALL’ITALIA.

“[…] invece come zona per lo sbarco ferroviario del Corpo di Spedizione, veniva stabilita quella di Marmaros Sziget-Felsoviso-Leordina-Borsa, ad Occidente dei Carpazi, in Ungheria, chi sarebbe stata raggiunta seguendo l'itinerario ferroviario: Brennero - Salisburgo - Vienna - Presburgo - Budapest - Miskolz - Csop - Taraczkoz. Era previsto un movimento di quattordici treni giornalieri iniziando alle zero del 4 luglio dal Brennero. […] Le unità, a seconda dei loro arrivi, venivano instradate per via ordinaria verso la Romania. Però, mutata la situazione operativa in Bessarabia, fu possibile spostare ad oriente le teste di scarico ferroviario, dirottando i convogli di truppe ed i materiali nella zona romena di Falticeni-Suceava-Botosani (Bucovina meridionale), già prevista come zona di radunata del CSIR.

Essa distava da quello ungherese, dove avevano avuto inizio gli scarichi dei primi treni, circa 300 chilometri di strada montana non a doppio transito, culminante al Passo Prislop a 1.414 metri di quota. […] La rapida avanzata verso oriente dell'unità italiane, costantemente pressate tanto dai comandi germanici affinché serrassero sotto, quanto dai propri organi di governo perché partecipassero attivamente alla guerra che sembrava avviata ad una rapida conclusione vittoriosa, rese necessaria la costituzione anche di una terza base, a Belzy, in Bessarabia, ormai distante 440 chilometri da Marmaros Sziget. Vi fu provveduto con l'invio diretto dall'Italia dei treni, ai quali veniva fatto seguire un terzo diverso itinerario”. […]

Abolita la base originaria di Marmaros Sziget, i convogli ferroviari provenienti dall'Italia giungevano ormai direttamente alle basi di Suceava e Belzy. Da entrambe, per mezzo di autotrasporti, le dotazioni che si rivelavano necessarie venivano trasportate presso basi temporanee, dove avveniva il rifornimento delle unità: Pervomajsk, Saksagan, Dniepropetrovsk, Petropavlovka, Stalino, in corrispondenza delle fasi operative orientate sul Bug, sul Dnieper e sul margine occidentale del bacino minerario del Donez”.

“Stato Maggiore dell'Esercito, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), pagg. 24-28”.