Le fotografie di Carlo Mezzena, Sottotenente della 31ª Batteria del Gruppo Bergamo, Divisione Alpina Tridentina. Ogni fotografia è stata recuperata dalla precedente pubblicazione dell'intero album e trattata con l'intelligenza artificiale per renderla più nitida e dettagliata.
"L'opera dei partigiani".
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
giovedì 28 novembre 2024
lunedì 25 novembre 2024
Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Venerdì 25 gennaio - 7a tappa Km.15,0: da Romachowa a Nikitowka. Villaggi e isbe abbandonate nella steppa russa.
L'Armata Rossa nel 1942
Nel novembre 1942, quando i sovietici passarono alla controffensiva dando inizio ad una serie di grandi operazioni il cui esito segnò il capovolgimento in loro favore delle sorti della guerra, la forza dell'Armata Rossa era la seguente:
Combattenti nell'Armata Rossa: 6.124.000
Artiglierie esclusi lanciarazzi multipli e mortai da 50 mm: 77.734
Carri armati e semoventi: 6.956
Velivoli da combattimento: 3.254
Inquadrati nei "Fronti" vi erano:
Divisioni: 391
Brigate fucilieri, brigate corazzate e meccanizzate autonome; 247
Corpi corazzati e meccanizzati: 15
Nella riserva strategica vi erano:
Divisioni: 25
Brigate fucilieri, brigate corazzate e meccanizzate autonome; 7
Corpi corazzati e meccanizzati: 13
Fonte "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943", Stato Maggiore dell'Esercito.
Combattenti nell'Armata Rossa: 6.124.000
Artiglierie esclusi lanciarazzi multipli e mortai da 50 mm: 77.734
Carri armati e semoventi: 6.956
Velivoli da combattimento: 3.254
Inquadrati nei "Fronti" vi erano:
Divisioni: 391
Brigate fucilieri, brigate corazzate e meccanizzate autonome; 247
Corpi corazzati e meccanizzati: 15
Nella riserva strategica vi erano:
Divisioni: 25
Brigate fucilieri, brigate corazzate e meccanizzate autonome; 7
Corpi corazzati e meccanizzati: 13
Fonte "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943", Stato Maggiore dell'Esercito.
giovedì 21 novembre 2024
Ricordi, parte 32
«… Ogni anno quando cadeva la prima neve e dalla finestra che guarda gli orti vedevo tetti e montagne imbiancarsi, mi prendeva una malinconia che stringeva il cuore e mi isolava da tutto il resto. Come se questa neve avvolgesse e coprisse la vita che è nel corpo. Anche di notte mi svegliavo quando nevicava. Lo sentivo che nevicava, e stavo immobile dentro il letto. I primi anni prendevo gli sci e andavo. Andavo da solo dove non avrei incontrato nessuno. Nessuno, tranne quello che avevo lasciato là. […] Ma io sapevo. Avevo visto cose che non si possono dire alle madri. Così, ogni volta che nevicava era come morire un poco…».
Dal libro "Ritorno sul Don" di Mario Rigoni Stern, per me il libro in assoluto più bello sulla Campagna di Russia.
Dal libro "Ritorno sul Don" di Mario Rigoni Stern, per me il libro in assoluto più bello sulla Campagna di Russia.
martedì 19 novembre 2024
Operazione Urano, 19.11.1942
E' il 19 novembre 1942... scatta l'Operazione Urano. Circa 1 milione di soldati dell'Armata Rossa attaccano circa mezzo milione di soldati delle forze dell'Asse e chiudono nella sacca di Stalingrado l'intera Sesta Armata del Feldmaresciallo Paulus. Sarà il punto di svolta nella guerra sul Fronte Orientale e le conseguenze immediate e dirette si avranno poche settimane dopo con l'Operazione Piccolo Saturno contro la nostra Ottava Armata. In ricordo dei nostri 77 autieri anch'essi "insaccati" a Stalingrado: dei 77 solo 2 riusciranno a tornare a casa dopo la fine della guerra.
lunedì 18 novembre 2024
Le fotografie di Mario Bagnasco, 49
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"Verso Rikovo 20.08.42".
"Verso Rikovo 20.08.42".
Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Venerdì 25 gennaio - 7a tappa Km.15,0: da Romachowa a Nikitowka. Villaggi nella steppa russa.
giovedì 14 novembre 2024
Onori a Luigi Marinoni
Questa estate, durante le mie ferie in montagna, sono passato per Rovetta e presso il cimitero locale ho trovato questa tomba di famiglia; fra i nomi presenti c'era anche lui, Luigi Marinoni, geniere disperso in Russia. In queste giornate che ci portano a ricordare, forse un poco di più degli altri periodi dell'anno, il sacrificio di tanti nostri soldati, vorrei dedicare un pensiero anche a lui, Luigi...
Raimondo Colantonio, un artista
Ho conosciuto l'anno scorso Raimondo Colantonio in occasione, prima di una sua mostra espositiva e poi di una delle mie serate durante la quale anche lui era presente in veste di spettatore. Fin da subito mi ha colpito la sua estrema sensibilità sull'argomento e nel suo sguardo, quando parlava della Campagna di Russia, ho rivisto immediatamente le mie stesse emozioni.
Mi sono quindi ripromesso, al momento opportuno di parlare di lui e delle sue bellissime opere. Forse più unico che raro Raimondo ha dedicato il suo talento a ricordare i "nostri" proprio durante la Campagna di Russia.
Ma direi che chi meglio di lui può raccontare il perché di tutto ciò...
"Quando penso a quali siano stati i motivi che mi hanno mosso ed impegnato in un lavoro, diventato un progetto che tratta l’esodo della ritirata dell’ARMIR durante l’inverno 1942-43, non posso fare a meno di pensare alla mia cara nonna materna Angela, nata nel 1920 e venuta a mancare nel 2008. La mia infanzia e giovinezza l’ho vissuta in sua compagnia, molte volte mi sono fermato con lei, mi piaceva sentirla parlare della sua storia, restavo ad ascoltare i suoi racconti, a volte frammentati altre volte più lucidi, dei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, lei a quel tempo era infermiera nell’ospedale di Salerno e durante lo sbarco alleato visse quella tragedia in prima persona, ho ascoltato rapito i suoi racconti le sofferenze e le peripezie tribolate per ritornare a casa per rivedere la sua famiglia e la sua piccola figlia… mia Madre.
Lei a poco più di vent’anni era infermiera e il suo unico fratello prestava servizio nel corpo dell’Aeronautica ma durante il periodo dell’armistizio era di servizio a Maddaloni, mia nonna raccontava sempre che si rividero l’ultima volta alcune settimane prima dell’avvenuto armistizio, ma dopo quel momento perse ogni traccia del fratello, la sua sofferenza per questa perdita l’ha accompagnata per tutta la vita, invano ha aspettato che tornasse, sperando che potesse essere sopravvissuto a qualche campo di concentramento, egli fu dichiarato disperso, a mia nonna non restò nulla dell’amato fratello.
A questi racconti ed al clima in cui sono cresciuto, si accosta il fatto che a soli tredici anni mi trovai tra le mani quel libro così amaro, “Centomila gavette di ghiaccio”, giaceva dimenticato nella piccola biblioteca di famiglia, fui preso da quegli scritti, ricordo che ne fui agghiacciato. Nel tempo si sono lasciati molti dei libri che si possedeva, ma questo libro è ancora con me.
Non so se mia nonna mi abbia trasmesso qualcosa con la sua storia, so che ho sentito molto la sua mancanza e dopo qualche anno dalla sua dipartita, in un momento difficile per me, tra il 2011 ed il 2012, ho iniziato a rappresentare queste scene che avevo visto in fotografia, ho riletto di queste cronache ed ho approfondito in modo spontaneo e senza accorgermene tutta la tragedia dell’ARMIR, di sovente mi hanno accompagnato in questi momenti di ricerca e meditazione, alcuni canti alpini in particolare “L’ultima notte” cantata dal coro della Brigata Alpina Julia.
A questo non aggiungo altro, concludo ripetendo quello che scrissi, in una motivazione di un mio primo lavoro, sintetico ed acerbo, nel giugno 2013, che fu scelto come testo di presentazione dal presidente Lino Aldi, per la mostra che fu tenuta presso le sale della Pro Loco di Settimo Milanese.
Ho voluto ricordare, o di più… La prima opera nasce nel febbraio 2012, ho rivissuto nella mia immaginazione il sacrificio di questi uomini, il valore, la forza che li ha sostenuti; avevo letto parti dello scritto di Bedeschi , una cronaca toccante, alcuni anni fa ed ancora poi riletto. Il mio lavoro è per coloro che non sono più tornati, come per coloro che sono sopravvissuti lasciando nel ghiaccio di quella steppa la patriottica visione della guerra e la loro giovinezza, dopo la quale hanno continuato a vivere nel rimorso di non aver potuto aiutare i loro compagni d’arme, perché la forza non bastava neanche più per se stessi”.
Raimondo vende le sue opere e può essere contattato al numero 334.5051669.
Mi sono quindi ripromesso, al momento opportuno di parlare di lui e delle sue bellissime opere. Forse più unico che raro Raimondo ha dedicato il suo talento a ricordare i "nostri" proprio durante la Campagna di Russia.
Ma direi che chi meglio di lui può raccontare il perché di tutto ciò...
"Quando penso a quali siano stati i motivi che mi hanno mosso ed impegnato in un lavoro, diventato un progetto che tratta l’esodo della ritirata dell’ARMIR durante l’inverno 1942-43, non posso fare a meno di pensare alla mia cara nonna materna Angela, nata nel 1920 e venuta a mancare nel 2008. La mia infanzia e giovinezza l’ho vissuta in sua compagnia, molte volte mi sono fermato con lei, mi piaceva sentirla parlare della sua storia, restavo ad ascoltare i suoi racconti, a volte frammentati altre volte più lucidi, dei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, lei a quel tempo era infermiera nell’ospedale di Salerno e durante lo sbarco alleato visse quella tragedia in prima persona, ho ascoltato rapito i suoi racconti le sofferenze e le peripezie tribolate per ritornare a casa per rivedere la sua famiglia e la sua piccola figlia… mia Madre.
Lei a poco più di vent’anni era infermiera e il suo unico fratello prestava servizio nel corpo dell’Aeronautica ma durante il periodo dell’armistizio era di servizio a Maddaloni, mia nonna raccontava sempre che si rividero l’ultima volta alcune settimane prima dell’avvenuto armistizio, ma dopo quel momento perse ogni traccia del fratello, la sua sofferenza per questa perdita l’ha accompagnata per tutta la vita, invano ha aspettato che tornasse, sperando che potesse essere sopravvissuto a qualche campo di concentramento, egli fu dichiarato disperso, a mia nonna non restò nulla dell’amato fratello.
A questi racconti ed al clima in cui sono cresciuto, si accosta il fatto che a soli tredici anni mi trovai tra le mani quel libro così amaro, “Centomila gavette di ghiaccio”, giaceva dimenticato nella piccola biblioteca di famiglia, fui preso da quegli scritti, ricordo che ne fui agghiacciato. Nel tempo si sono lasciati molti dei libri che si possedeva, ma questo libro è ancora con me.
Non so se mia nonna mi abbia trasmesso qualcosa con la sua storia, so che ho sentito molto la sua mancanza e dopo qualche anno dalla sua dipartita, in un momento difficile per me, tra il 2011 ed il 2012, ho iniziato a rappresentare queste scene che avevo visto in fotografia, ho riletto di queste cronache ed ho approfondito in modo spontaneo e senza accorgermene tutta la tragedia dell’ARMIR, di sovente mi hanno accompagnato in questi momenti di ricerca e meditazione, alcuni canti alpini in particolare “L’ultima notte” cantata dal coro della Brigata Alpina Julia.
A questo non aggiungo altro, concludo ripetendo quello che scrissi, in una motivazione di un mio primo lavoro, sintetico ed acerbo, nel giugno 2013, che fu scelto come testo di presentazione dal presidente Lino Aldi, per la mostra che fu tenuta presso le sale della Pro Loco di Settimo Milanese.
Ho voluto ricordare, o di più… La prima opera nasce nel febbraio 2012, ho rivissuto nella mia immaginazione il sacrificio di questi uomini, il valore, la forza che li ha sostenuti; avevo letto parti dello scritto di Bedeschi , una cronaca toccante, alcuni anni fa ed ancora poi riletto. Il mio lavoro è per coloro che non sono più tornati, come per coloro che sono sopravvissuti lasciando nel ghiaccio di quella steppa la patriottica visione della guerra e la loro giovinezza, dopo la quale hanno continuato a vivere nel rimorso di non aver potuto aiutare i loro compagni d’arme, perché la forza non bastava neanche più per se stessi”.
Raimondo vende le sue opere e può essere contattato al numero 334.5051669.
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