domenica 13 ottobre 2024

Italiani nella neve, parte 7

Italiani nella neve: Il cinema della campagna italiana di Russia, di Sergio Spinnato - tratto da HUMANITIES, anno VI, numero 12, dicembre 2012.

Settima parte, Il cinema degli anni 70’ e 80’.

Dagli anni ’70 in poi, dopo l’affermazione de I girasoli, l’interesse cinematografico della campagna di Russia è diventato sempre più raro sino a scomparire quasi del tutto. Fa eccezione a questa tendenza soltanto uno sparuto gruppetto di film che, seppur raccontando vicende completamente differenti, fa riferimenti di una certa rilevanza agli episodi della spedizione russa. In tal senso le pellicole più rappresentative sono Mussolini, ultimo atto; Pasqualino Settebellezze e Nuovo Cinema Paradiso.

Diretto da Carlo Lizzani, con il montaggio di Franco Fraticelli e le musiche del premio Oscar Ennio Morricone, Mussolini, ultimo atto venne prodotto e distribuito nel 1974. Il film, ambientato nei giorni bui della Repubblica Sociale Italiana, racconta gli ultimi giorni di vita di Mussolini, dal 24 al 28 aprile 1945, giorno in cui viene fucilato. Il regista Lizzani può essere definito l'inventore di un nuovo genere di cinema, incentrato sulla «ricostruzione e nell’interpretazione di avvenimenti del passato prossimo». In questo filone di film, oltre a Mussolini, ultimo atto datato 1974, troviamo Achtung! Banditi (1951), Il gobbo (1960), L’oro di Roma (1961) e Il Processo di Verona (1963).

Mussolini, ultimo atto rappresenta, probabilmente, il film di maggiore fama internazionale diretto da Lizzani. Tale notorietà deriva anche dalla presenza di un cast di prim’ordine tra i quali troviamo Rod Steiger, Henry Fonda, Franco Nero, Lisa Gastoni e Lino Capolicchio. Ed è proprio Rod Steiger che interpreta la figura malinconica e crepuscolare di Mussolini. Secondo molti critici, la perfomance dell’attore statunitense non riesce ad essere all’altezza della figura storica di Mussolini. Infatti Steiger «presta al Duce tormenti non richiesti da Actor’s Studio e un ambiguo fascino di eroe della sconfitta». Il personaggio che viene fuori è contraddistinto da una grande ambiguità, ancora più marcata nelle sequenze in cui il Duce si abbandona ai suoi pensieri e ai suoi ricordi. Una di queste scene, realizzate attraverso la tecnica del flashback, riguarda proprio la reazione perplessa e disillusa di Mussolini alla notizia dell’attacco tedesco alla Russia. Invece nella scena seguente Mussolini, alla presenza dei suoi gerarchi, tiene un discorso con cui esalta, con la classica retorica fascista, l’infallibilità dell’alleato tedesco e la relativa volontà di partecipare all’operazione «nelle gelide steppe di Russia».

Un altro film che contiene un riferimento di un certo peso alla campagna di Russia è Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmuller. Il film, ambientato nella Napoli degli anni ’30, narra le peripezie di Pasqualino Frasuso, detto Settebellezze, piccolo guappo napoletano che suo malgrado si ritrova invischiato in varie peripezie tra le quali il carcere psichiatrico, la guerra all’Unione Sovietica e i lager nazisti. Il complesso ruolo di Pasqualino è affidato all’abilità istrionica di Giancarlo Giannini, qui in stato di grazia. L’attore spezzino, in grado di passare con disinvoltura dal registro comico - grottesco a quello drammatico, riesce a dare vita ad un personaggio eccezionale, al punto che per questa interpretazione verrà candidato agli Oscar come migliore attore protagonista.

Per la lavorazione di questo film, la Wertmuller si avvalse della collaborazione di alcune delle eccellenze dell’industria cinematografica italiana. Oltre alla colonna sonora da antologia realizzata da Enzo Jannacci, si possono ammirare «la luce di Delli Colli, le scenografie di Job e il montaggio a flashback di Fraticelli». Sarà proprio con una di queste sequenze, girate in flashback, che si apre il film. La scena, arricchita da sequenze dei cinegiornali d’epoca, vede Pasqualino raccontare al commilitone Francesco (Pietro Di Iorio) le modalità con le quali è riuscito a scappare dal fronte.

Infine troviamo Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Il racconto del film ruota attorno alla figura di Salvatore Di Vita, detto Totò, vivacissimo bambino che cerca sempre di intrufolarsi nella cabina di proiezione del cinema parrocchiale dove si trova il suo amico Alfredo, burbero proiezionista che col tempo diverrà un secondo padre, arrivando a trasmettergli, oltre ai vari trucchi del mestiere, il suo grande amore per il cinema. Siamo nell’epoca d’oro del cinema italiano, a cavallo tra gli anni ‘40 e ’50. Nella povera Sicilia del secondo dopoguerra, l’unico divertimento del paese è rappresentato dal cinema parrocchiale. Ed è proprio in questo cinema, tra noiosi cinegiornali de La Settimana Incom, baci tagliati dal bigottissimo parroco, le macchiette di Charlot e i film di Totò, che contadini e pescatori analfabeti trascorrono le giornate. Questo rito collettivo verrà interrotto da un incendio che, oltre a distruggere la sala cinematografica, rende completamente cieco Alfredo.

Con la realizzazione di Nuovo cinema Paradiso, oltre ad inaugurare il sodalizio artistico con Ennio Morricone, autore di una struggente colonna sonora, Tornatore diede avvio a quello che viene definito “il cinema della memoria”, cioè un cinema che rievoca in maniera nostalgica il passato, con particolare riferimento alla Sicilia. In questa direzione oltre a Nuovo cinema Paradiso troviamo Stanno tutti bene (1990), L’uomo delle stelle (1995), Malèna (2000) e Baarìa (2009).

La scelta del cast si rivela azzeccata, con una schiera di fenomenali caratteristi (Leopoldo Trieste, Tano Cimarosa, Leo Gullotta, Enzo Cannavale, Nicola Di Pinto, Nino Terzo) che fanno da contorno, ma neanche tanto, alla strana coppia principale Noiret - Cascio. Se per Noiret, mostro sacro del cinema francese, Nuovo cinema Paradiso rappresenta un ulteriore consacrazione, Salvatore Cascio, al debutto sul grande schermo, si rivelerà una piacevole sorpresa. Proprio in uno dei suoi dialoghi, il piccolo Totò chiede alla madre notizie del padre, da tempo partito con il contingente italiano in Russia:

Totò: (guardando delle vecchie foto) Mà… Se la guerra è finita, perché papà non torna mai?

Maria: Torna, torna. Vedrai che torna. Uno di questi giorni.

Totò: Io non me lo ricordo più. Ma dov’è la Russia?

Maria: Ci vogliono anni per andarci e anni per tornare!

Notizie precise circa la sorte del padre si avranno quando Totò, vedendo la foto del genitore in un cinegiornale Luce, comprenderà che è morto in Russia, senza però sapere in quale cimitero di guerra sia stato sepolto. Il fatto che Tornatore inserisca nel film riferimenti alla campagna di Russia indica, da un lato la tendenza del regista alla ricerca del particolare, costante di tutta la sua filmografia, dall’altro sottolinea ancora una volta la drammatica importanza che quest’evento riveste nella storia d’Italia.

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