Grazie al contributo dell'amico Pierfranco Malfettani, pubblico le seguenti fotografie del monumento ai caduti di Russia presente al cimitero monumentale di Genova Staglieno.
Un italiano in Russia
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
venerdì 18 luglio 2025
giovedì 17 luglio 2025
Onori a Giovanni Amarena
Grazie al contributo dell'amico Pierfranco Malfettani, pubblico le due seguenti fotografie della Medaglia d'Oro al Valor Militare Sottotenente Giovanni Amarena. La tomba di famiglia si trova al cimitero monumentale di Genova Staglieno e qui è presente l'iscrizione al giovanissimo Giovanni, deceduto in Russia ma mai rientrato in Italia.
Giovanni era Sottotenente 90° Reggimento di Fanteria della Divisione di Fanteria "Cosseria", nato il 12.10.1919 a Genova e caduto il 17.12.1942 all'età di 23 anni in località non nota.
Di seguito la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare "Comandante di caposaldo a difesa di vitale posizione, per sette giorni opponeva fiera, incrollabile resistenza ad un nemico attaccante con forze dieci volte superiori e continuamente rinnovate. Cadute tutte le posizioni circostanti, completamente accerchiato ed isolato, gravemente ferito, continuava a guidare i superstiti nella impari e cruenta lotta fino all’estremo sacrificio della vita. – Quota 192 di Deresowka sul Don (Russia), 11-17 dicembre 1942".
Giovanni era Sottotenente 90° Reggimento di Fanteria della Divisione di Fanteria "Cosseria", nato il 12.10.1919 a Genova e caduto il 17.12.1942 all'età di 23 anni in località non nota.
Di seguito la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare "Comandante di caposaldo a difesa di vitale posizione, per sette giorni opponeva fiera, incrollabile resistenza ad un nemico attaccante con forze dieci volte superiori e continuamente rinnovate. Cadute tutte le posizioni circostanti, completamente accerchiato ed isolato, gravemente ferito, continuava a guidare i superstiti nella impari e cruenta lotta fino all’estremo sacrificio della vita. – Quota 192 di Deresowka sul Don (Russia), 11-17 dicembre 1942".
sabato 12 luglio 2025
La vera storia del Colonnello Domenico Rossotto
La vera storia del Colonnello Domenico Rossotto, comandante del Gruppo Conegliano del 3° Reggimento Artiglieria da montagna della Divisione Alpina Julia.
Tratto da un articolo presente su "Corriere Torino" al link https://torino.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_06/la-vera-storia-del-comandante-domenico-rossotto-colonnello-a-salo-salvato-dai-partigiani-e-protagonista-sotto-falso-nome-in-82d100b0-cd35-424a-9945-2fb74d0c0xlk.shtml?fbclid=IwY2xjawLflNVleHRuA2FlbQIxMABicmlkETAyQlU1cGd3T1pnb3h3aTFwAR5PSoeMqjX1Jwo8FjHlhmSrgkP5eEzdCdezgdleeQNFFlyGnf0uLTxM5AGy3g_aem_GLmFSWRzFdrT1pHxeYAMrA
Ricordate il colonnello Verdotti, uno dei protagonisti del libro Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi? Ebbene, il colonnello Verdotti non è mai esistito. O, meglio, aveva un altro nome e cognome. Si chiamava Domenico Rossotto (1894-1991), comandante del Gruppo Conegliano del 3° Reggimento Artiglieria da montagna della Divisione Julia, dal 1937 al 1943, prima sul fronte greco-albanese e poi in Russia; decorato dell’Ordine militare d’Italia e di quattro medaglie d’argento.
A svelare la storia di questo ufficiale dell’allora Regio Esercito è l’avvocato Riccardo Rossotto, appassionato di storia e nipote del colonnello, fratello del nonno Camillo. Rossotto junior, è stato, proprio lo scorso anno, l’autore di una riedizione del libro Ricordi di guerra (Editore Mattioli1885: collana Archivio Storia) scritto dal colonnello Rossotto nel 1973.
Un libro che narra la potente storia di questo ufficiale degli alpini che i suoi ragazzi chiamavano «papà Rossotto» e che li riportò a casa sani e salvi. «Decisi di rieditare il libro dello zio, in quanto mi sembrava che la sua vicenda potesse fornire alle nuove generazioni un esempio di una leadership autorevole, professionalmente adeguata a gestire migliaia di uomini nella tragica complessità di una ritirata, a meno 50 gradi di temperatura e con l’esercito russo alle calcagna».
Come nasce in lui l’idea di usare lo pseudonimo Verdotti?
«Lo zio, rientrato in Italia “con i suoi leoni”, l’8 settembre, nella confusione vergognosa post armistiziale, decise di aderire alla Repubblica di Salò. Mi disse, guardandomi negli occhi, che «I tedeschi ci avevano aiutato in modo decisivo sia in Grecia prima, sia in Russia poi. Se sono riuscito a riportare a casa i miei alpini, lo dovevo a loro e non potevo tradirli anch’io. Quella scelta gli costò un dopoguerra faticoso come per tutti i vinti. Quando il suo tenente in Russia, Giulio Bedeschi - ricorda il nipote - gli chiese negli anni ‘50, per motivi di opportunità, di non mettere il suo cognome vero ma di assumere uno pseudonimo, lo zio a malincuore accettò: i repubblichini in quell’Italia del dopoguerra non godevano di buona stampa. E così, “devo dire con una non grande creatività, nacque l’idea che a Rossotto si sostituisse Verdotti».
Sono tanti gli episodi della sua carriera militare legati soprattutto alla campagna di Russia e al suo amaro dopoguerra. Ioia, la figlia del colonnello, che lo accompagnò fino alla fine in tutti i raduni degli alpini fino alla sua dipartita, costituisce la memoria storica dello zio alla quale ha fatto riferimento il nipote cha deciso di raccontarcene due di quegli aneddoti che ci permettono di capire meglio la figura umana del colonnello.
«Il primo episodio risale al gennaio del 1943, quando il Corpo d’Armata Alpino è stato comandato a lasciare il fronte sul Don, presidiando la retroguardia di tutto il contingente italiano. Iniziò così quella tragica ritirata immortalata per sempre in quella fotografia che ci pone di fronte un serpentone umano di chilometri e chilometri composto da tutti gli sbandati dei vari reparti italiani coinvolti. Lo zio Domenico si ritrovò, nel giro di qualche settimana, pur avendo avuto perdite rilevanti in quei mesi di battaglia con oltre 6 mila soldati che, oltre ai suoi diretti dipendenti, circa mille, del Raggruppamento Conegliano, si erano aggregati a quella colonna in ritirata intuendo che quel comandante potesse avere le idee chiare, il coraggio e la professionalità per sperare di tornare a casa. Una notte quando, in mezzo alla steppa russa innevata, a meno 50 gradi di temperatura, nel buio più totale, con le divisioni corazzate russe che cannoneggiavano i nostri reparti cercando di chiuderli in una sacca e in cui quindi gli unici bagliori erano i cannoneggiamenti dell’artiglieria russa, il colonnello Rossotto si era fermato per dare una pausa di riposo “ai suoi leoni”. In quella terribile situazione bisognava decidere cosa fare e soprattutto dove andare. Lo zio mi disse: “Avevo 12 mila occhi che mi guardavano in attesa che io prendessi una decisione che poteva essere fatale per le loro esistenze. Mi aiutarono la bussola, l’esperienza ma anche il cosiddetto fattore K. Quella sera decisi che bisognava andare in una cerca direzione, che indicai alzando il braccio destro con l’indice della mano teso in avanti. Andò bene, evitammo l’accerchiamento e potemmo continuare quella ritirata verso Occidente”».
E il secondo episodio?
«Riguarda i giorni immediatamente successivi al 25 aprile 1945, la liberazione del Paese. Il colonnello Rossotto, diventato comandante della piazza di Alessandria, decise di tornare subito a casa nella sua Limone Piemonte dove l’attendeva la famiglia. Con una bicicletta, in abiti civili, si mise in cammino per Limone. Nei giorni della “resa dei conti” fu imprigionato da una brigata partigiana di GL comandata da Giorgio Bocca: l’imputazione era di aver aderito alla Repubblica Sociale e quindi di essere stato inserito nella “black list” dei responsabili delle nefandezze fasciste».
Poi cosa successe? Quale fu la sua sorte?
«Sottoposto ad un processo sommario di neanche 15 minuti, fu condannato a morte con esecuzione immediata della pena. Per sua fortuna, al momento della condanna, venne pronunciato a voce alta il nome e il cognome del condannato a morte. Uno dei due giovanissimi partigiani, comandati a trasferirlo sul vicino luogo della fucilazione, proprio perché aveva sentito quel cognome, gli chiese “Ma lei è il colonello Domenico Rossotto del Conegliano?”. All’annuire di mio zio il giovanissimo giellino gli sussurrò all’orecchio: “Vada colonnello, vada via di corsa perché se io ho un padre a casa, vivo, che mi aspetta, lo devo a lei che me lo ha riportato sano e salvo dalla Russia. Corra via, noi ci gireremo dall’altra parte. Lei non merita questa fine infame».
E così fu e il colonnello Rossotto si salvò. L’avvocato Rossotto ci tiene però a chiudere questo ricordo con un’incredibile sorpresa emersa dalle sue ultime ricerche storiche nel vicentino.
«Quel Giulio Bedeschi che aveva chiesto allo zio di cambiare nome per evitare che il libro potesse essere contaminato negativamente dal suo passato fascista, ho scoperto che dopo l’8 settembre aveva anch’egli aderito a Salò, rivestendo prima il ruolo di Federale di Forlì e poi diventando il comandante della Brigata Nera “Capanni”, una delle più efferate del Veneto. Bedeschi non raccontò mai quel periodo della sua storia. In fondo questa scoperta, superato lo choc iniziale mi ha fatto pensare allo zio e al suo sorriso indimenticabile… che in questo caso sarebbe stato connotato di scherno e di delusione».
Il suo profilo è presente sul sito dell'Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Conegliano al link https://www.anaconegliano.it/storie/domenico-rossotto.html
Tratto da un articolo presente su "Corriere Torino" al link https://torino.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_06/la-vera-storia-del-comandante-domenico-rossotto-colonnello-a-salo-salvato-dai-partigiani-e-protagonista-sotto-falso-nome-in-82d100b0-cd35-424a-9945-2fb74d0c0xlk.shtml?fbclid=IwY2xjawLflNVleHRuA2FlbQIxMABicmlkETAyQlU1cGd3T1pnb3h3aTFwAR5PSoeMqjX1Jwo8FjHlhmSrgkP5eEzdCdezgdleeQNFFlyGnf0uLTxM5AGy3g_aem_GLmFSWRzFdrT1pHxeYAMrA
Ricordate il colonnello Verdotti, uno dei protagonisti del libro Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi? Ebbene, il colonnello Verdotti non è mai esistito. O, meglio, aveva un altro nome e cognome. Si chiamava Domenico Rossotto (1894-1991), comandante del Gruppo Conegliano del 3° Reggimento Artiglieria da montagna della Divisione Julia, dal 1937 al 1943, prima sul fronte greco-albanese e poi in Russia; decorato dell’Ordine militare d’Italia e di quattro medaglie d’argento.
A svelare la storia di questo ufficiale dell’allora Regio Esercito è l’avvocato Riccardo Rossotto, appassionato di storia e nipote del colonnello, fratello del nonno Camillo. Rossotto junior, è stato, proprio lo scorso anno, l’autore di una riedizione del libro Ricordi di guerra (Editore Mattioli1885: collana Archivio Storia) scritto dal colonnello Rossotto nel 1973.
Un libro che narra la potente storia di questo ufficiale degli alpini che i suoi ragazzi chiamavano «papà Rossotto» e che li riportò a casa sani e salvi. «Decisi di rieditare il libro dello zio, in quanto mi sembrava che la sua vicenda potesse fornire alle nuove generazioni un esempio di una leadership autorevole, professionalmente adeguata a gestire migliaia di uomini nella tragica complessità di una ritirata, a meno 50 gradi di temperatura e con l’esercito russo alle calcagna».
Come nasce in lui l’idea di usare lo pseudonimo Verdotti?
«Lo zio, rientrato in Italia “con i suoi leoni”, l’8 settembre, nella confusione vergognosa post armistiziale, decise di aderire alla Repubblica di Salò. Mi disse, guardandomi negli occhi, che «I tedeschi ci avevano aiutato in modo decisivo sia in Grecia prima, sia in Russia poi. Se sono riuscito a riportare a casa i miei alpini, lo dovevo a loro e non potevo tradirli anch’io. Quella scelta gli costò un dopoguerra faticoso come per tutti i vinti. Quando il suo tenente in Russia, Giulio Bedeschi - ricorda il nipote - gli chiese negli anni ‘50, per motivi di opportunità, di non mettere il suo cognome vero ma di assumere uno pseudonimo, lo zio a malincuore accettò: i repubblichini in quell’Italia del dopoguerra non godevano di buona stampa. E così, “devo dire con una non grande creatività, nacque l’idea che a Rossotto si sostituisse Verdotti».
Sono tanti gli episodi della sua carriera militare legati soprattutto alla campagna di Russia e al suo amaro dopoguerra. Ioia, la figlia del colonnello, che lo accompagnò fino alla fine in tutti i raduni degli alpini fino alla sua dipartita, costituisce la memoria storica dello zio alla quale ha fatto riferimento il nipote cha deciso di raccontarcene due di quegli aneddoti che ci permettono di capire meglio la figura umana del colonnello.
«Il primo episodio risale al gennaio del 1943, quando il Corpo d’Armata Alpino è stato comandato a lasciare il fronte sul Don, presidiando la retroguardia di tutto il contingente italiano. Iniziò così quella tragica ritirata immortalata per sempre in quella fotografia che ci pone di fronte un serpentone umano di chilometri e chilometri composto da tutti gli sbandati dei vari reparti italiani coinvolti. Lo zio Domenico si ritrovò, nel giro di qualche settimana, pur avendo avuto perdite rilevanti in quei mesi di battaglia con oltre 6 mila soldati che, oltre ai suoi diretti dipendenti, circa mille, del Raggruppamento Conegliano, si erano aggregati a quella colonna in ritirata intuendo che quel comandante potesse avere le idee chiare, il coraggio e la professionalità per sperare di tornare a casa. Una notte quando, in mezzo alla steppa russa innevata, a meno 50 gradi di temperatura, nel buio più totale, con le divisioni corazzate russe che cannoneggiavano i nostri reparti cercando di chiuderli in una sacca e in cui quindi gli unici bagliori erano i cannoneggiamenti dell’artiglieria russa, il colonnello Rossotto si era fermato per dare una pausa di riposo “ai suoi leoni”. In quella terribile situazione bisognava decidere cosa fare e soprattutto dove andare. Lo zio mi disse: “Avevo 12 mila occhi che mi guardavano in attesa che io prendessi una decisione che poteva essere fatale per le loro esistenze. Mi aiutarono la bussola, l’esperienza ma anche il cosiddetto fattore K. Quella sera decisi che bisognava andare in una cerca direzione, che indicai alzando il braccio destro con l’indice della mano teso in avanti. Andò bene, evitammo l’accerchiamento e potemmo continuare quella ritirata verso Occidente”».
E il secondo episodio?
«Riguarda i giorni immediatamente successivi al 25 aprile 1945, la liberazione del Paese. Il colonnello Rossotto, diventato comandante della piazza di Alessandria, decise di tornare subito a casa nella sua Limone Piemonte dove l’attendeva la famiglia. Con una bicicletta, in abiti civili, si mise in cammino per Limone. Nei giorni della “resa dei conti” fu imprigionato da una brigata partigiana di GL comandata da Giorgio Bocca: l’imputazione era di aver aderito alla Repubblica Sociale e quindi di essere stato inserito nella “black list” dei responsabili delle nefandezze fasciste».
Poi cosa successe? Quale fu la sua sorte?
«Sottoposto ad un processo sommario di neanche 15 minuti, fu condannato a morte con esecuzione immediata della pena. Per sua fortuna, al momento della condanna, venne pronunciato a voce alta il nome e il cognome del condannato a morte. Uno dei due giovanissimi partigiani, comandati a trasferirlo sul vicino luogo della fucilazione, proprio perché aveva sentito quel cognome, gli chiese “Ma lei è il colonello Domenico Rossotto del Conegliano?”. All’annuire di mio zio il giovanissimo giellino gli sussurrò all’orecchio: “Vada colonnello, vada via di corsa perché se io ho un padre a casa, vivo, che mi aspetta, lo devo a lei che me lo ha riportato sano e salvo dalla Russia. Corra via, noi ci gireremo dall’altra parte. Lei non merita questa fine infame».
E così fu e il colonnello Rossotto si salvò. L’avvocato Rossotto ci tiene però a chiudere questo ricordo con un’incredibile sorpresa emersa dalle sue ultime ricerche storiche nel vicentino.
«Quel Giulio Bedeschi che aveva chiesto allo zio di cambiare nome per evitare che il libro potesse essere contaminato negativamente dal suo passato fascista, ho scoperto che dopo l’8 settembre aveva anch’egli aderito a Salò, rivestendo prima il ruolo di Federale di Forlì e poi diventando il comandante della Brigata Nera “Capanni”, una delle più efferate del Veneto. Bedeschi non raccontò mai quel periodo della sua storia. In fondo questa scoperta, superato lo choc iniziale mi ha fatto pensare allo zio e al suo sorriso indimenticabile… che in questo caso sarebbe stato connotato di scherno e di delusione».
Il suo profilo è presente sul sito dell'Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Conegliano al link https://www.anaconegliano.it/storie/domenico-rossotto.html
giovedì 10 luglio 2025
Tributo alla Regia Aeronautica
La Campagna di Russia evoca inesorabilmente l’immagine dei nostri fanti e alpini durante il ripiegamento, travolti dal gelo implacabile del terribile inverno russo. Ma spesso dimentichiamo il sacrificio di tutti gli altri reparti impegnati sul Fronte Orientale; questo vuole essere un mio tributo alla Regia Aeronautica e ai suoi uomini, ricordando per esempio che, nei due inverni del 1941-42 e del 1942-43, la maggior parte dei piloti della Regia volarono sui Macchi MC.200, caccia scoperti che non erano dotati di un tettuccio interamente richiudibile.
1941: ORDINE DI BATTAGLIA DELL’AVIAZIONE DEL CSIR/COMANDO AVIAZIONE.
Colonnello Pilota Carlo Drago
Caccia.
22° Gruppo Autonomo Caccia Terrestri - Capitano Pilota Giovanni Borzoni su Macchi MC.200
359ª Squadriglia - Capitano Pilota Vittorio Minguzzi
362ª Squadriglia - Capitano Pilota Germano La Ferla
369ª Squadriglia - Capitano Pilota Giorgio Iannicelli
371ª Squadriglia - Capitano Pilota Enrico Meille
Osservazione Aerea.
61° Gruppo Autonomo Osservazione Aerea - Tenente Colonnello Pilota Bruno Chierighini su Caproni Ca 311
34ª Squadriglia - Capitano Pilota Cesare Bonino
119ª Squadriglia - Capitano Pilota Giovanni Disegna
128ª Squadriglia - Capitano Pilota Igino Mendini
Sezione Cinefotografica.
Cant. Z.1007-bis / Macchi MC.200
Sezione Trasporti.
Su Savoia-Marchetti S.M. 81
245ª Squadriglia - Capitano Pilota Ernesto Caprioglio
246ª Squadriglia - Capitano Pilota Nicola Fattibene
MAGGIO 1942 - ORDINE DI BATTAGLIA DEI REPARTI DELLA REGIA AERONAUTICA A DISPOSIZIONE DEL CSIR.
Comando Aviazione del C.S.I.R. - Generale B.A. Enrico Pezzi (CAFO / Corpo Aereo Fronte Orientale dal 6 luglio 1942)
Caccia Terrestre.
21° Gruppo Autonomo Caccia Terrestri - Maggiore Pilota Ettore Foschini su Macchi MC.200 e MC.202
365ª Squadriglia - Capitano Pilota Virgilio Teucci
361ª Squadriglia - Capitano Pilota Francis Leoncini (giunse in Russia il 30.05.1942)
382ª Squadriglia - Capitano Pilota Enrico Candio (giunse in Russia il 23.05.1942)
386ª Squadriglia - Capitano Pilota Bruno Mondini
371ª Squadriglia - Capitano Pilota Enrico Meille (rientra in Italia il 13.05.1942)
Osservazione Aerea.
71° Gruppo Autonomo Osservazione Aerea - Maggiore Pilota Achille Fanelli su Caproni Ca 311 e Fiat BR.20M
38ª Squadriglia - Capitano Pilota Augusto Giordano (giunse in Russia il 13.05.1942)
116ª Squadriglia - Capitano Pilota Aldo Regnoli (giunse in Russia il 16.05.1942)
Sezione Trasporti.
Su Savoia-Marchetti S.M. 81
245ª Squadriglia - Capitano Pilota Ernesto Caprioglio
246ª Squadriglia - Capitano Pilota Ettore Valenti
I CADUTI E I DISPERSI DELLA REGIA AERONAUTICA SUL FRONTE RUSSO.
1941.
Piloti
Capitano Alfano Corrado
Sottotenente Ferrari Franco
Capitano Iannicelli Giorgio
Tenente Lay Lucio
Sottotenente Longoni Mario
Sottotenente Marchetto Carlo
Maresciallo Romagnoli Pietro
Motoristi
Sergente Maggiore De Micheli Gaspare
Maresciallo Martinelli Gaspare
Primo Aviere Salvietti Luigi
Montatori
Sergente Maggiore Gatti Vittorio
Primo Aviere Paglionico Antonio
Graduati e Avieri di Governo
Aviere Scelto Bigaluglia Mario
Aviere Petrucci Sebastiano
Ufficiali Osservatori Regio Esercito
Tenente Bandini Mario
Tenente Florio Pietro
Tenente Rosin Fortunato
1942.
Piloti
Tenente Aiuto Leonardo
Tenente Beduz Giovanni
Tenente Benedetti Walter
Tenente Busacchi Giovanni
Sottotenente Calafiore Marcello
Maresciallo Donatelli Giuseppe
Sergente Maggiore Greco Pietro
Generale B.A. Pezzi Enrico
Maresciallo Piergiovanni Vincenzo
Sergente Razzetta Angelo
Sottotenente Ricci Carlo
Tenente Sanarica Aurelio
Capitano Teucci Virginio
Sergente Zoli Arrigo
Genio Aeronautico Ruolo Ingegneri
Capitano Fresia Ettore
Capitano Marino Pierfausto
Motoristi
Aviere Scelto Bonazza Alcibiade
Sergente Maggiore Girotti Alfredo
Aviere Scelto Sillamoni Silvio
Marconisti
Sergente Arcidiacono Antonio
Maresciallo Calabona Attilio
Aviere Scelto Borra Paolo
Aviere Scelto Colangeli Nestore
Armieri
Primo Aviere Caruso Salvatore
Fotografi
Aviere Scelto Modonese Narsete
Sergente Maggiore Ragnetti Virginio
Autisti
Aviere Scelto Albertini Luciano
Aviere Scelto Alfieri Giuseppe
Aviere Scelto Branella Domenico
Sottotenente Grande Edoardo
Aviere Scelto Mura Mario
Aviere Scelto Pasqualotto Bernardo
Aviere Scelto Simonato Giovanni
Graduati e Avieri di Governo
Aviere Landonio Leonardo
Aviere Macelloni Anselmo
Aviere Piparo Giovanni
Aviere Scelto Pontel Sergio
Aviere Ruberto Angelo
Aviere Spadari Celeste
Aviere Scelto Vancini Bruno
Aviere Vitagliano Michele
Ufficiali Osservatori Regio Esercito
Tenente Bandini Mario
Sottotenente Barotto Italo
Tenente Lodovichetti Antenore
1943
Piloti
Tenente Anderlini Nello
Tenente Castellaneta Pasquale
Maresciallo Costanzi Mario
Tenente Di Feo Nicola
Sergente Maggiore Fabbricatore Michele
Sergente Maggiore Gullà Giuseppe
Sottotenente Marchetto Carlo
Tenente Nannini Loris
Tenente Panta Pietro
Motoristi
Sergente Floris Giuseppe
Aviere Scelto Marmonti Giovanni
Aviere Scelto Pecorari Carlo
Primo Aviere Zicchera Salvatore
Marconisti
Primo Aviere Ciardi Tullio
Armieri
Aviere Scelto Severoni Gino
PERSONALE DELLA REGIA AERONAUTICA DECEDUTO PER MALATTIA E PER PATIMENTI NEI CAMPI DI PRIGIONIA RUSSI O POLACCHI.
Piloti
Tenente Di Stefano Stelio
Tenente Lepri Giuseppe
Autisti
Primo Aviere Ciracci Giuseppe
Aviere Scelto Mori Antonio
Graduati e Avieri di Governo
Aviere Antoci Giuseppe
Aviere Bertoccini Alfredo
Aviere Cattaro Carmelo
Aviere Pastorino Angelo
Aviere Tarcinod Silvio
1941: ORDINE DI BATTAGLIA DELL’AVIAZIONE DEL CSIR/COMANDO AVIAZIONE.
Colonnello Pilota Carlo Drago
Caccia.
22° Gruppo Autonomo Caccia Terrestri - Capitano Pilota Giovanni Borzoni su Macchi MC.200
359ª Squadriglia - Capitano Pilota Vittorio Minguzzi
362ª Squadriglia - Capitano Pilota Germano La Ferla
369ª Squadriglia - Capitano Pilota Giorgio Iannicelli
371ª Squadriglia - Capitano Pilota Enrico Meille
Osservazione Aerea.
61° Gruppo Autonomo Osservazione Aerea - Tenente Colonnello Pilota Bruno Chierighini su Caproni Ca 311
34ª Squadriglia - Capitano Pilota Cesare Bonino
119ª Squadriglia - Capitano Pilota Giovanni Disegna
128ª Squadriglia - Capitano Pilota Igino Mendini
Sezione Cinefotografica.
Cant. Z.1007-bis / Macchi MC.200
Sezione Trasporti.
Su Savoia-Marchetti S.M. 81
245ª Squadriglia - Capitano Pilota Ernesto Caprioglio
246ª Squadriglia - Capitano Pilota Nicola Fattibene
MAGGIO 1942 - ORDINE DI BATTAGLIA DEI REPARTI DELLA REGIA AERONAUTICA A DISPOSIZIONE DEL CSIR.
Comando Aviazione del C.S.I.R. - Generale B.A. Enrico Pezzi (CAFO / Corpo Aereo Fronte Orientale dal 6 luglio 1942)
Caccia Terrestre.
21° Gruppo Autonomo Caccia Terrestri - Maggiore Pilota Ettore Foschini su Macchi MC.200 e MC.202
365ª Squadriglia - Capitano Pilota Virgilio Teucci
361ª Squadriglia - Capitano Pilota Francis Leoncini (giunse in Russia il 30.05.1942)
382ª Squadriglia - Capitano Pilota Enrico Candio (giunse in Russia il 23.05.1942)
386ª Squadriglia - Capitano Pilota Bruno Mondini
371ª Squadriglia - Capitano Pilota Enrico Meille (rientra in Italia il 13.05.1942)
Osservazione Aerea.
71° Gruppo Autonomo Osservazione Aerea - Maggiore Pilota Achille Fanelli su Caproni Ca 311 e Fiat BR.20M
38ª Squadriglia - Capitano Pilota Augusto Giordano (giunse in Russia il 13.05.1942)
116ª Squadriglia - Capitano Pilota Aldo Regnoli (giunse in Russia il 16.05.1942)
Sezione Trasporti.
Su Savoia-Marchetti S.M. 81
245ª Squadriglia - Capitano Pilota Ernesto Caprioglio
246ª Squadriglia - Capitano Pilota Ettore Valenti
I CADUTI E I DISPERSI DELLA REGIA AERONAUTICA SUL FRONTE RUSSO.
1941.
Piloti
Capitano Alfano Corrado
Sottotenente Ferrari Franco
Capitano Iannicelli Giorgio
Tenente Lay Lucio
Sottotenente Longoni Mario
Sottotenente Marchetto Carlo
Maresciallo Romagnoli Pietro
Motoristi
Sergente Maggiore De Micheli Gaspare
Maresciallo Martinelli Gaspare
Primo Aviere Salvietti Luigi
Montatori
Sergente Maggiore Gatti Vittorio
Primo Aviere Paglionico Antonio
Graduati e Avieri di Governo
Aviere Scelto Bigaluglia Mario
Aviere Petrucci Sebastiano
Ufficiali Osservatori Regio Esercito
Tenente Bandini Mario
Tenente Florio Pietro
Tenente Rosin Fortunato
1942.
Piloti
Tenente Aiuto Leonardo
Tenente Beduz Giovanni
Tenente Benedetti Walter
Tenente Busacchi Giovanni
Sottotenente Calafiore Marcello
Maresciallo Donatelli Giuseppe
Sergente Maggiore Greco Pietro
Generale B.A. Pezzi Enrico
Maresciallo Piergiovanni Vincenzo
Sergente Razzetta Angelo
Sottotenente Ricci Carlo
Tenente Sanarica Aurelio
Capitano Teucci Virginio
Sergente Zoli Arrigo
Genio Aeronautico Ruolo Ingegneri
Capitano Fresia Ettore
Capitano Marino Pierfausto
Motoristi
Aviere Scelto Bonazza Alcibiade
Sergente Maggiore Girotti Alfredo
Aviere Scelto Sillamoni Silvio
Marconisti
Sergente Arcidiacono Antonio
Maresciallo Calabona Attilio
Aviere Scelto Borra Paolo
Aviere Scelto Colangeli Nestore
Armieri
Primo Aviere Caruso Salvatore
Fotografi
Aviere Scelto Modonese Narsete
Sergente Maggiore Ragnetti Virginio
Autisti
Aviere Scelto Albertini Luciano
Aviere Scelto Alfieri Giuseppe
Aviere Scelto Branella Domenico
Sottotenente Grande Edoardo
Aviere Scelto Mura Mario
Aviere Scelto Pasqualotto Bernardo
Aviere Scelto Simonato Giovanni
Graduati e Avieri di Governo
Aviere Landonio Leonardo
Aviere Macelloni Anselmo
Aviere Piparo Giovanni
Aviere Scelto Pontel Sergio
Aviere Ruberto Angelo
Aviere Spadari Celeste
Aviere Scelto Vancini Bruno
Aviere Vitagliano Michele
Ufficiali Osservatori Regio Esercito
Tenente Bandini Mario
Sottotenente Barotto Italo
Tenente Lodovichetti Antenore
1943
Piloti
Tenente Anderlini Nello
Tenente Castellaneta Pasquale
Maresciallo Costanzi Mario
Tenente Di Feo Nicola
Sergente Maggiore Fabbricatore Michele
Sergente Maggiore Gullà Giuseppe
Sottotenente Marchetto Carlo
Tenente Nannini Loris
Tenente Panta Pietro
Motoristi
Sergente Floris Giuseppe
Aviere Scelto Marmonti Giovanni
Aviere Scelto Pecorari Carlo
Primo Aviere Zicchera Salvatore
Marconisti
Primo Aviere Ciardi Tullio
Armieri
Aviere Scelto Severoni Gino
PERSONALE DELLA REGIA AERONAUTICA DECEDUTO PER MALATTIA E PER PATIMENTI NEI CAMPI DI PRIGIONIA RUSSI O POLACCHI.
Piloti
Tenente Di Stefano Stelio
Tenente Lepri Giuseppe
Autisti
Primo Aviere Ciracci Giuseppe
Aviere Scelto Mori Antonio
Graduati e Avieri di Governo
Aviere Antoci Giuseppe
Aviere Bertoccini Alfredo
Aviere Cattaro Carmelo
Aviere Pastorino Angelo
Aviere Tarcinod Silvio
lunedì 7 luglio 2025
Il viaggio del 2013, da Nikitowka a Nikolajewka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 26 gennaio - 8a tappa Km.17,0: da Nikitowka a Nikolajewka. Siamo a Nikolajewka e alla nostra destra e alla nostra sinistra la tristemente famosa discesa che portò i nostri soldati alla ferrovia ed alla massicciata.
venerdì 4 luglio 2025
Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka
Trekking 2013 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; un villaggio ormai abbandonato nella steppa.
Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka
Trekking 2013 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; il giorno più bello, più coinvolgente... chilometri e chilometri nella steppa, sempre nel nulla.
Il viaggio del 2013, da Romachowa a Nikitowka
Trekking 2013 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; uno villaggio nella steppa.
giovedì 3 luglio 2025
Le fotografie di Carlo Mezzena, 12
Le fotografie di Carlo Mezzena, Sottotenente della 31ª Batteria del Gruppo Bergamo, Divisione Alpina Tridentina. Ogni fotografia è stata recuperata dalla precedente pubblicazione dell'intero album e trattata con l'intelligenza artificiale per renderla più nitida e dettagliata.
"Baracche magazzini nelle retrovie".
"Baracche magazzini nelle retrovie".
martedì 1 luglio 2025
MOVM - Tortini Armando
Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Caporale TORTINI Armando, 121° Reggimento Artiglieria, Divisione Ravenna.
Artigliere capo arma di una mitragliatrice a difesa di un osservatorio in caposaldo avanzato, chiamato ad integrare con la sua arma la linea dei fanti duramente impegnata da soverchianti forze d’assalto, con calma e precisione di tiro concorreva a rallentare l’aggressività nemica. Nel culmine del combattimento, tra l’ammirazione, l’entusiasmo e la sorpresa dei fanti, usciva dalla trincea e votandosi spavaldamente alla morte sicura, piazzava l’arma allo scoperto onde rendere più micidiale il fuoco sull’incalzante ondata avversaria. Inceppatasi l’arma e ferito alle mani, dominando il morso del freddo e il dolore della carne lesa, con l’imperturbabile tenacia del suo spirito formidabile, riusciva a ripristinare il funzionamento tornando sanguinante ad aprire il fuoco fino a che, colpito al capo da una scheggia di mortaio, moriva chiamando i camerati a dargli il cambio sull’arma amata più della vita. Grande esempio di fede, di audacia, di sacrificio. Orgoglio sublime ed indimenticabile dell’Artiglieria italiana. - Ansa di Werch Mamon (Fronte russo), - Quota 218, 11 dicembre 1942.
Artigliere capo arma di una mitragliatrice a difesa di un osservatorio in caposaldo avanzato, chiamato ad integrare con la sua arma la linea dei fanti duramente impegnata da soverchianti forze d’assalto, con calma e precisione di tiro concorreva a rallentare l’aggressività nemica. Nel culmine del combattimento, tra l’ammirazione, l’entusiasmo e la sorpresa dei fanti, usciva dalla trincea e votandosi spavaldamente alla morte sicura, piazzava l’arma allo scoperto onde rendere più micidiale il fuoco sull’incalzante ondata avversaria. Inceppatasi l’arma e ferito alle mani, dominando il morso del freddo e il dolore della carne lesa, con l’imperturbabile tenacia del suo spirito formidabile, riusciva a ripristinare il funzionamento tornando sanguinante ad aprire il fuoco fino a che, colpito al capo da una scheggia di mortaio, moriva chiamando i camerati a dargli il cambio sull’arma amata più della vita. Grande esempio di fede, di audacia, di sacrificio. Orgoglio sublime ed indimenticabile dell’Artiglieria italiana. - Ansa di Werch Mamon (Fronte russo), - Quota 218, 11 dicembre 1942.
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