Ma quali furono le condizioni ambientali nelle quali si trovarono ad operare i nostri soldati durante la Campagna di Russia? Ce lo spiega in modo esauriente il libro dello Stato Maggiore dell'Esercito "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)".
Il teatro di operazioni orientale nel quale, tra il 1941 e ed il 1943, combatterono alcune Grandi Unità italiane possiede come caratteristiche salienti quelle della particolare vastità, dell'uniformità e dell'assenza di rilievi montani.
In esso le Grandi Unità italiane raggiunsero, come limite orientale della zona di operazioni, il corso del Don, dopo di avere attraversato la vasta distesa della pianura ucraina. La ripercorsero durante il loro ripiegamento, deviando a nord-ovest nella Russia bianca, nella zona di Gomel-Bobrujsk, donde furono rimpatriate. A sud giunsero fino quasi al Mar Nero ed al Mar d'Azov, a nord toccarono Minsk sul 51° parallelo.
Tale ambiente era il solito caratteristico del tavolato meridionale russo, altopiano di debole elevazione media che, declina verso sud con quasi insensibile pendio, con limiti mal definiti ad occidente, come continuazione della zona pianeggiante dell'Europa centrale.
Tuttavia l'assenza di rilievi montuosi non significa che quell'altopiano sia una pianura, poiché esso rivela tutta una serie di sia pur deboli ondulazioni. Queste colline, poi, a loro volta sono soggette all'erosione delle acque piovane, che formano in esse forre talora ripide e incassate, le “balche”.
Il tavolato è ricoperto da un profondo mantello di terra nera, formatosi per antica scomposizione di piante graminacee entro un sottosuolo costituito da finissima arena. È, questo, il terreno tipico della Russia, dal Mar Nero al medio Volga, fino a Saratov ed agli Urali Centrali, vero paese delle coltivazioni cerealicole.
Quel fertilissimo terreno, però, quando è inzuppato d'acqua per piogge o disgelo, diventa vischioso e difficile al transito, non soltanto per i normali autoveicoli, ma anche per i mezzi cingolati, per i quadrupedi e per i pedoni.
L'elemento più cospicuo del paesaggio naturale russo è dato dalla presenza dei corsi d'acqua, decisiva per gli insediamenti demografici, per le comunicazioni, per lo sviluppo economico e che ha esercitato grande influenza sulla vita del popolo. Non meno importante fu per determinare l'andamento delle operazioni militari considerate.
I principali fiumi incontrati dalle unità italiane durante il periodo della loro permanenza al fronte russo sono tra i maggiori d'Europa.
Da ovest ad est furono: il Dniester, il Bug, il Dnieper, il Donez e il Don. Sono tutti tipici fiumi di pianura, con brevi piene primaverili causate dallo scioglimento delle nevi, con lunghi periodi di gelo.
La debole pendenza, determinata dallo scarsissimo dislivello fra le sorgenti e la foce dei fiumi, è causa della lentezza delle correnti e della sinuosità dei lunghi percorsi. Ne deriva la facilità di congelamento della loro superficie, anche per considerevoli spessori, fino a diventare portante dell'autocarreggio e tale da far perdere a fiumi di tanta importanza ogni valore impeditivo.
Altre caratteristiche generale dei fiumi della Russia meridionale è quella di avere la sponda occidentale sovrastante, talora con strapiombi di un centinaio di metri, sulla riva opposta di levante.
Nella parte settentrionale del territorio percorso dalle unità italiane, verso Tcernigov, Konotop, Sumy e Karkov, il terreno si presenta riccamente vestito di foreste, a continuazione di quelle polacche. Esse pongono una nota particolare nel paesaggio e gli conferiscono anche la caratteristica operativa di facilitare le azioni di guerriglia e di sorpresa.
Nella parte meridionale di quello stesso territorio, si stende la steppa, spoglia di vegetazione arborea, percorsa dai venti, impetuosi sempre, polverosi e ardenti durante la stagione calda, sferzanti durante i lunghi mesi di gelo, quando sollevano turbini di neve gelata, che ferisce come punture di spillo.
Ampie zone di quel territorio, sottratte alle foreste od alla steppa, sono coltivate a cereali, a granturco, a girasole, con la caratteristica che gli alti steli di quest'ultimo coprono alla vista ampie zone di terreno.
Gli abitati, in generale ampiamente intervallati in quel vasto lembo di paese, a qualunque livello di importanza, possedevano un rilevante valore militare, tanto logistico, quanto tattico.
La presenza delle nuove città industriali, particolarmente densa settore operativo tenuto dal CSIR nell'inverno 1941-1942, offriva non solo appigli tattici per l'azione guerreggiata, ma anche riparo dalle intemperie, fabbricati idonei alle sedi degli stabilimenti logistici, nodi ferroviari per le comunicazioni a grande distanza.
Il complesso del distretto minerario-industriale di Stalino, bacino minerario del Donez, o “Donbass”, costituiva un piccolo mondo a parte per l'elevata densità degli abitanti, per la fitta rete ferroviaria e stradale, per l'aspetto occidentale delle costruzioni, non accentrate in una sola metropoli, ma suddivise in una costellazione di alcune città di media importanza demografica, costituenti, nel loro insieme, un importante fenomeno umano ed economico.
Elemento caratteristico del paesaggio di quella regione sono i cumuli formati dallo sgombro dei detriti delle miniere carbonifere, accumulati in elevati coni, eretti in prossimità delle cave stesse.
La ricchezza delle risorse carbonifere di quella zona rappresentava, allora, oltre la metà della produzione totale dell'URSS e si integrava con la presenza dei giacimenti ferrosi di Krivoy Rog, situati alla non rilevante distanza di circa 300 km. L'industria chimica era rappresentata da un vastissimo impianto per la produzione di azoto sintetico a Gorlovka e quella meccanico-siderurgica da una fabbrica di rotaie e locomotive ferroviarie a Rykovo.
Il carattere di spiccata modernità industriale dell'intera zona del Donetz, nella quale l'unità italiane operarono tra il novembre 1941 ed il luglio 1942, era fortemente contrastante con quello agricolo tradizionale della zona del Don, nella quale si combatte dall'agosto 1942 al gennaio 1943.
In questa plaga scarse erano le città, ricoprenti importanza puramente locale. Le loro costruzioni, ampiamente intervallate, erano rimaste quelle caratteristiche in legno, con uno o due piani, e vi spiccavano soltanto i moderni fabbricati scolastici, in gran parte adibiti ad ospedali militari o sedi di comandi. La popolazione agricola viveva raccolta in villaggi di varia importanza, disseminati nella steppa, proprio per facilitare gli abitanti nei quotidiani il loro trasferimenti sul lavoro.
Caratteristiche essenziali del clima russo sono le forti differenze tra le temperature invernali e quelle estive, e la relativa uniformità di esse su vaste distese di territorio, in evidente rapporto diretto con la monotonia delle sue forme. Se la Russia meridionale gode il beneficio di un'estate più precoce e più lunga, d'inverno è soggetta a temperature non meno basse di quelle delle regioni artiche (Voroscilovgrad: -40,8; Poltava: -31,4).
L'inverno russo è quasi dappertutto più rigido che nelle altre zone europee di pari latitudine per effetto dell'influenza esercitata dalle correnti fredde provenienti dall'interno dell'Asia. Le linee isoterme invernali seguono l'andamento dei meridiani, sicché in Ucraina, situata più a oriente, la temperatura media di gennaio è inferiore a quella riscontrata a Capo Nord.
L'inizio della stagione invernale è generalmente precoce. Le prime gelate incominciano a verificarsi verso la fine di settembre. Per effetto del gelo, quando il fenomeno arriva a durare per intere giornate, l'atmosfera si fa asciutta. La frequenza di venti impetuosi e di bruschi sbalzi della temperatura sono le cause di maggior disagio di quella regione. Essa, però, è la più favorevole alle comunicazioni, per effetto del gelo, che rende compatto e dovunque praticabile il terreno e che, congelando profondamente la superficie dei fiumi, li rende attraversabile in ogni punto.
Allo sciogliersi delle nevi, nel periodo della “raspùtitza” o del fango, il terreno della Russia meridionale diventa tutto impercorribile, non escluse le strade, anche se acciottolate. La sola autostrada allora esistente (Kiev-Brjansk-Mosca) conservava la condizione di percorribilità.
Un breve intervallo di primavera, solitamente nel mese di aprile, segna il periodo più asciutto dell'anno. Il disgelo improvviso provoca nei fiumi piene, talora rovinose.
Nel mese di giugno, il rapido aumento della temperatura provoca una forte evaporazione delle acque superficiali e perfino l'abbassamento della falda freatica. La vegetazione si sviluppa rapidissimamente ed il tepore dell'aria uguaglia quello dell'Europa occidentale. In quel periodo si verificano frequenti violenti temporali e la pioggia, che il terreno non riesce ad assorbire, agisce su di esso erodendo la superficie.
Le temperature medie estive sono simili a quelle della pianura padana, compresi i massimi di questa. Però, l'estate rimane il periodo più umido dell'anno, in quanto le precipitazioni piovose oscillano tra 1/3 e 2/5 di quelle dell'intera annata.
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