"Don Brevi, cappellano del "Val Cismon", dedicò la giornata di natale a raccogliere e a comporre le salme dei nostri caduti, provvedendo a dar loro sepoltura. Il religioso, fatto prigioniero nel corso della ritirata del gennaio 1943, sopravvisse a quasi 12 anni di privazioni, maltrattamenti e torture nei lager russi. Scrisse alla famiglia: "Ma io rimango sempre sacerdote, ufficiale, cattolico, italiano. Ogni prova mi reca onore".
L'essere sacerdote e ufficiale gli valse un "trattamento speciale" da parte dei russi: fu spostato in ben 36 campi, dal Mar Nero alla Siberia. In ogni circostanza, si prodigò per aiutare i compagni di prigionia, cercò di celebrare messa a di farsi promotore di civili proteste contro le inumane condizioni di detenzione. Nonostante la pressione psicologica e fisica a cui veniva sottoposto, respinse sdegnosamente e con fermezza ogni offerta di collaborazione da parte dei commissari politici sovietici. Insomma, non fu mai disposto ad abbandonare o a tradire gli uomini con i quali aveva sofferto, preferendo invece star loro accanto nei momenti del bisogno e dando degna sepoltura a coloro che erano "andati avanti".
Nel 1951, quando era ancora prigioniero, a Don Brevi venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Rientrato in Italia solo nel 1954, divenne una figura molto nota tra gli alpini reduci di Russia".
Da "Trincee di ghiaccio - Il battaglione "Val Cismon" della divisione "Julia" sul fronte russo" di Adriano Vieceli.
Nessun commento:
Posta un commento