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martedì 31 dicembre 2024

Omaggio a Giuseppe Toigo

"Poi giunsero ad affrontarli quattro semoventi tedeschi e lo scontro entrò, nel vivo. I carri russi, che avanzavano nella valletta percorsa dalla rotabile diretta al "tattico", riuscirono a bloccarne uno, ma quando i fanti russi tentarono di neutralizzare l'equipaggio salendo a bordo, ci fu un colpo di scena. Apparve infatti un secondo semovente tedesco: su di esso vi era l'alpino Giuseppe Toigo della 265ª. Toigo si era fatto legare alla struttura esterna del mezzo per poter brandeggiare a mani libere una mitragliatrice e sparava furiosamente facendo strage di attaccanti. Il semovente si fermò in mezzo alla valletta e continuò a falciare con le armi di bordo le fanterie che lo circondavano. Lo stesso faceva Toigo ritto sul carro con la sua "pesante", senza essere mai colpito.

[...] Tutto era finito. Il semovente tedesco che aveva messo in fuga la colonna russa fece rientro e Toigo venne accolto tra le acclamazioni entusiastiche di tutti i presenti. La fortuna però gli venne meno quando, poche ore più tardi, al rientro da un'altra incursione contro i russi, fu colpito da schegge di mortaio che gli troncarono un braccio e lo privarono della vista.

Insignito in vita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per i fatti di cui era stato protagonista, Toigo morì nel 1955 per le conseguenze delle gravi ferite riportate in quella circostanza. Abitava ad Arten, una frazione di Fonzaso, paese dove mio padre era nato e lo aveva frequentato da ragazzo. Emigrato in Francia per lavoro prima della guerra, Toigo - da uomo semplice e generoso, animato da grande senso del dovere - era rientrato in Italia per compiere da volontario il proprio dovere di soldato. Tognato, che lo conosceva bene, sostiene che Toigo ...non avrebbe sopportato che i suoi amici di leva fossero al fronte mentre lui era un imboscato". Nel dopoguerra, gli fu intitolata la caserma di Belluno che fu sede del battaglione logistico della brigata alpina "Cadore", ora disciolta.

Sarà il capitano Mosetti, nella veste di comandante interinale del "Val Cismon" a proporre l'alpino Giuseppe Toigo, grande mutilato e cieco di guerra, per la più alta ricompensa al Valor Militare, facendo presente altresì che era già stato proposto per lo stesso riconoscimento dal comandante titolare del battaglione, capitano Valenti, prima della sua morte in combattimento avvenuta il 21 gennaio 1943.

Toigo era in forza al plotone cacciatori di carri della 265ª compagnia. Questi i passaggi più significativi della relazione per la concessione della ricompensa: "Rientrato dalla Francia per arruolarsi nell'Esercito Italiano, non mancava mai di partecipare alle azioni più arrischiate e dal suo energico comportamento traspariva tutto il suo amor patrio ed un potente ideale che lo portava a dare tutto se stesso per la grandezza dell'Italia in armi". "Più volte si era trovato a lottare da solo contro preponderanti forze nemiche e per ben tre volte rientrava ferito nelle nostre linee; ciononostante rifiutava sempre di essere ricoverato e si accontentava della semplice medicazione. Dotato di grande forza fisica, riusciva sempre a sorpassare i momenti di crisi e di stanchezza".

"Il giorno 28 Dicembre l'Alpino Toigo superò se stesso quando si offerse volontario per un'azione rischiosissima. I carri armati nemici avevano portato lo scompiglio tra le nostre linee; bisognava reagire energicamente contro le masse nemiche che avanzavano compatte. L'Alpino Toigo si faceva legare sopra un carro armato alleato a completamente allo scoperto, con un'arma automatica pesante porta la strage tra le fila nemiche".

Così Valenti aveva concluso: "L'Alpino Toigo, rientrato dalla rischiosa azione, viene raggiunto da un colpo di mortaio e resta gravemente mutilato agli occhio e ad una mano. Fronte Russo: Selenyi Jar 28.12.1942".

Da "Trincee di ghiaccio - Il battaglione "Val Cismon" della divisione "Julia" sul fronte russo" di Adriano Vieceli.

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